Lo afferma il Papa nel corso dell’Angelus domenicale, rammentando l’intenzione generale consegnata all’Apostolato della Preghiera per il mese di ottobre.
di Michele Brambilla
Come sottolinea Papa Francesco affacciandosi per l’Angelus di domenica 11 ottobre, «con il racconto della parabola del banchetto nuziale, dell’odierna pagina evangelica (cfr Mt 22,1-14), Gesù delinea il progetto che Dio ha pensato per l’umanità. Il re che “fece una festa di nozze per suo figlio” (Mt 22,2), è», infatti, «immagine del Padre che ha predisposto per tutta la famiglia umana una meravigliosa festa di amore e di comunione intorno al suo Figlio unigenito».
Nonostante sia una festa, gli invitati originari (nella pagina evangelica sono il simbolo di Israele) non si presentano. Il re ordina allora ai servi: «andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli» (Mt 22,9). «Così», osserva il Pontefice, «la sala del banchetto si riempie di “esclusi”, quelli che sono “fuori”, di coloro che non erano mai sembrati degni di partecipare a una festa, a un banchetto nuziale. Anzi: il padrone, il re, dice ai messaggeri: “Chiamate tutti, buoni e cattivi. Tutti!”. Dio chiama pure i cattivi. “No, io sono cattivo, ne ho fatte tante …”. Ti chiama: “Vieni, vieni, vieni!”».
La chiamata ad appartenere al Regno dei Cieli è quindi universale. L’unico discrimine è «(…) indossare l’abito nuziale» della Grazia, ovvero accogliere la misericordia del Signore. Nella parabola il re scorge un commensale che non indossa l’abito nuziale: «quest’uomo ha accolto l’invito, ma poi ha deciso che esso non significava nulla per lui: era una persona autosufficiente, non aveva alcun desiderio di cambiare o di lasciare che il Signore lo cambiasse. L’abito nuziale – questa mantellina – simboleggia la misericordia che Dio ci dona gratuitamente, cioè la grazia», che ci viene soprattutto dai Sacramenti.
Dio vuole fare festa con ogni uomo e ed ogni donna, ma a chi spetta portare nel mondo il Suo invito? Tutti i battezzati, secondo il Papa, sono abilitati alla missione, come rammenta egli stesso menzionando l’intenzione generale affidata all’Apostolato della Preghiera: «vorrei ricordare l’intenzione di preghiera che ho proposto per questo mese di ottobre, che dice così: “Preghiamo perché i fedeli laici, specialmente le donne, partecipino maggiormente nelle istituzioni di responsabilità della Chiesa”. Perché nessuno di noi è stato battezzato prete né vescovo: siamo stati tutti battezzati come laici e laiche. I laici sono protagonisti della Chiesa», a qualunque sesso ed età appartengano. Il Pontefice richiama l’appena celebrata (10 ottobre) beatificazione di Carlo Acutis (1991-2006), un giovane milanese, morto a soli 15 anni, che divenne un instancabile missionario del Vangelo tra i coetanei, utilizzando per primo le nuove forme di comunicazione sociale: «egli non si è adagiato in un comodo immobilismo, ma ha colto i bisogni del suo tempo, perché nei più deboli vedeva il volto di Cristo. La sua testimonianza indica ai giovani di oggi che la vera felicità si trova mettendo Dio al primo posto e servendoLo nei fratelli, specialmente gli ultimi».
I laici nella Chiesa hanno il compito di dare attuazione ai risvolti sociali della propria fede, pertanto il Papa lancia l’allarme sugli incendi boschivi che stanno avvenendo in varie parti del mondo, specie nelle Americhe, prepara i fedeli ad accogliere positivamente l’iniziativa «“Per l’unità e la pace, un milione di bambini recita il Rosario”» della Fondazione Aiuto alla Chiesa Che Soffre, che si terrà domenica prossima, e gioisce per i timidi accenni di distensione che si vedono tra Armenia e Azerbaigian.
Lunedì, 12 ottobre 2020