La Madonna del Latte e il Giudizio universale di S. Maria Annunciata a Brunello.
di Michele Brambilla
Nel piccolo borgo di Brunello, che sorge in provincia di Varese benché il suo nome ricordi un celebre vino toscano, si trova una delle più antiche chiese parrocchiali dell’arcidiocesi di Milano, una delle poche, cioè, che non è stata completamente modificata o ricostruita nei secoli successivi al XVI, pur rispettando ugualmente tutti i canoni della liturgia tridentina. S. Maria Annunciata in Brunello risale, infatti, al XIV secolo e presenta molte opere d’arte tardo-medievali, due delle quali permettono di entrare all’interno dei misteri celebrati nel tempo di Avvento.
Come è noto, infatti, l’Avvento istruisce i fedeli cattolici sulle due venute di Cristo: rievoca l’attesa dei profeti dell’Antico Testamento, predisponendo le anime alla gioia del Santo Natale, ma ravviva anche la tensione escatologica verso il compimento ultimo della vicenda umana. Coloro che varcano la soglia della chiesa di Brunello vengono posti davanti sia all’Incarnazione che alla Parusia.
Per quanto riguarda il Natale storico, all’interno della chiesa, sull’altare laterale di destra, campeggia una splendida Madonna del Latte. L’affresco, racchiuso nella cornice neoclassica di un discreto altare ottocentesco, raffigura la Madonna seduta su un trono prezioso, nell’atto di allattare il piccolo Gesù estraendo dall’abito rosso una mammella anatomicamente molto ben descritta. L’opera, di autore anonimo, fonde la necessaria solennità che si deve alla raffigurazione della Madre di Dio con una resa assolutamente naturalistica del dettaglio dell’allattamento. Anche lo sguardo della Vergine è molto realistico: ha proprio gli occhi compiaciuti di una donna sorpresa ad allattare suo figlio. Gesù è teso verso la mammella della Madre, ma con una mano benedice e con l’altra sorregge un uccellino, simbolo dell’intero creato, a rimarcare ulteriormente la doppia natura umano-divina di Cristo.
Nel 1938, durante i restauri dell’arco trionfale, espressione con la quale si indica l’arco che introduce nel presbiterio, venne scoperto uno straordinario Giudizio universale. Lo stile dell’affresco ha delle affinità con esempi ticinesi e piemontesi coevi (XV-XVI sec.) e riproduce la tipica scansione medievale del soggetto: al centro il Cristo in mandorla, con le braccia protese verso i gruppi dei beati e dei dannati, che si spartiscono i lati dell’arco. A dire il vero, i beati si prendono anche la fascia superiore dell’affresco, poiché attorno a Cristo siede un gran numero di santi canonizzati: apostoli, vescovi, monaci, cardinali, teologi, verso i quali ascende la schiera dei salvati. È la Chiesa trionfante, che si estende anche sulle volte a crociera del presbiterio, su cui sono dipinti i Padri della Chiesa, a cingere dell’esultanza dei cieli il luogo nel quale si celebra l’Eucaristia.
Sul lato destro dell’arco (che per Cristo è la sinistra) appare il mostro infernale che inghiotte i dannati: i diavoli lo riempiono come un forno a legna, ma l’affresco è meno fantasioso di altre versioni del medesimo soggetto. Il demone grigio che si nota sulla collina mentre batte in solitaria due ignudi legati ricorda la figura di Caronte, il traghettatore dantesco delle anime (Inferno III,109) che Michelangelo Buonarroti (1476-1564) inserirà nel suo Giudizio della Cappella Sistina. L’affresco è un memento mori, ma è anche un avvertimento per coloro che si accostano indegnamente alla Comunione eucaristica.
Domenica, 20 dicembre 2020