Gesù si è messo in coda con i peccatori affinché l’uomo comprenda che per Dio siamo tutti importanti. La Chiesa non può fare altrimenti, pertanto il Papa rivolge un’esortazione ai cattolici polacchi nei giorni in cui sono sotto attacco a causa della sentenza della Corte costituzionale che vieta l’aborto eugenetico.
di Michele Brambilla
Nell’itinerario delle catechesi sulla preghiera, il 28 ottobre Papa Francesco giunge a trattare la preghiera di Gesù. Come ricorda il Pontefice all’inizio dell’udienza generale, «l’esordio della sua missione pubblica avviene con il battesimo nel fiume Giordano. Gli Evangelisti concordano nell’attribuire importanza fondamentale a questo episodio. Narrano di come tutto il popolo si fosse raccolto in preghiera, e specificano come questo radunarsi avesse un chiaro carattere penitenziale (cfr Mc 1,5; Mt 3,8)». Cristo condivide questo anelito alla conversione e sceglie di iniziare la sua missione ricevendo il battesimo nel Giordano per mano di suo cugino, san Giovanni Battista, il quale gli chiede, sorpreso: «sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?» (Mt 3,14). «Ma Lui», rimarca il Papa, «ha voluto scendere fino a noi, peccatori, e Lui prega con noi, e quando noi preghiamo Lui è con noi pregando; Lui è con noi perché è in cielo pregando per noi».
La scelta di mettersi in coda tra i peccatori che aspiravano al battesimo sottolinea il desiderio del Figlio di Dio di rimanere accanto ai suoi “fratelli adottivi” anche nei momenti più difficili. Ed è proprio all’interno di questo contesto “kenotico” (da kenosis, abbassamento. Dio che si abbassa fino all’uomo) che avviene e si comprende pienamente anche la successiva teofania: «ecco la grandezza unica della preghiera di Gesù: lo Spirito Santo prende possesso della sua persona e la voce del Padre attesta che Lui è l’amato, il Figlio in cui Egli pienamente si rispecchia».
I contenuti della preghiera che Cristo rivolge al Padre mentre san Giovanni versa dell’acqua sul suo capo rimangono nel segreto della Trinità: a parlare è il gesto stesso. Per il Signore siamo tutti importanti, nessuno di noi viene abbandonato, «per questo, se in una sera di orazione ci sentiamo fiacchi e vuoti, se ci sembra che la vita sia stata del tutto inutile, dobbiamo in quell’istante supplicare che la preghiera di Gesù diventi anche la nostra. “Io non posso pregare oggi, non so cosa fare: non me la sento, sono indegno, indegna”. In quel momento, occorre affidarsi a Lui perché preghi per noi. Lui in questo momento è davanti al Padre pregando per noi, è l’intercessore; fa vedere al Padre le piaghe» della Passione sofferta «per noi».
La Chiesa testimonia nel mondo proprio quanto sia preziosa la vita di ciascuno agli occhi di un Dio che per noi ha dato la vita. Un impegno che è oggetto di feroci attacchi da parte del fronte laicista, per il quale nulla è sacro, come è stato facile riscontrare in questi giorni in Polonia, dove la sentenza della Corte costituzionale contraria all’aborto eugenetico (22 ottobre) ha scatenato l’ira delle lobby anticattoliche. Francesco rammenta che il giorno della sentenza ricorreva la memoria di san Giovanni Paolo II: «egli ha sempre esortato ad un amore privilegiato per gli ultimi e gli indifesi e per la tutela di ogni essere umano, dal concepimento fino alla morte naturale. Per intercessione di Maria Santissima e del Santo Pontefice polacco, chiedo a Dio di suscitare nei cuori di tutti il rispetto per la vita dei nostri fratelli, specialmente dei più fragili e indifesi, e di dare forza a coloro che la accolgono e se ne prendono cura, anche quando ciò richiede un amore eroico», come può esserlo quello di una madre che si prende cura di un figlio disabile.
Giovedì, 29 ottobre 2020