Gesù non ha mai rinunciato alla preghiera, e così deve essere per noi.
di Michele Brambilla
Con mercoledì 4 novembre Papa Francesco torna a tenere le udienze generali dalla Biblioteca Apostolica: «offriamo al Signore questa distanza tra noi, per il bene di tutti e pensiamo, pensiamo tanto agli ammalati, a coloro che entrano negli ospedali già come scarti, pensiamo ai medici, agli infermieri, le infermiere, ai volontari, a tanta gente che lavora con gli ammalati in questo momento». Prosegue, però, il ciclo sulla preghiera, soffermandosi ancora una volta sul modo di pregare di Gesù. Dice, infatti, il Pontefice: «Gesù fa costantemente ricorso alla forza della preghiera. I Vangeli ce lo mostrano quando si ritira in luoghi appartati a pregare». Cristo non rinuncia mai alla preghiera: «quanto più era immerso nei bisogni della gente, tanto più sentiva la necessità di riposare nella Comunione trinitaria, di tornare con il Padre e lo Spirito».
«Un sabato, ad esempio, la cittadina di Cafarnao si trasforma in un “ospedale da campo”», espressione notoriamente molto cara al Santo Padre come metafora della Chiesa stessa. «Simone e gli altri lo cercano e quando lo trovano gli dicono: “Tutti ti cercano!”. Cosa risponde Gesù? “Devo andare a predicare negli altri villaggi; per questo sono venuto” (cfr Mc 1,35-38)», ma prima di riprendere il cammino si ritaglia uno spazio per la preghiera. I discepoli devono constatare che «è la preghiera il timone che guida la rotta di Gesù» nelle fatiche della missione pubblica.
La preghiera di Cristo è esemplare per il cattolico: «anzitutto essa possiede un primato: è il primo desiderio della giornata, qualcosa che si pratica all’alba, prima che il mondo si risvegli. Essa restituisce un’anima a ciò che altrimenti resterebbe senza respiro. Un giorno vissuto senza preghiera rischia di trasformarsi in un’esperienza fastidiosa, o noiosa», mentre pregando esso è offerto al Signore e acquista un significato.
«In secondo luogo, la preghiera è un’arte da praticare con insistenza», senza scoraggiarsi, perché «Gesù stesso ci dice: bussate, bussate, bussate» e otterrete. «Un’altra caratteristica della preghiera di Gesù è la solitudine», nel senso che Cristo allontana da sé tutte le possibili distrazioni: «la preghiera di Gesù è il luogo dove si percepisce che tutto viene da Dio e a Lui ritorna. A volte noi esseri umani ci crediamo padroni di tutto», mentre la sovranità appartiene interamente al Signore. Bisogna avere, secondo il Pontefice, l’umiltà di san Carlo Borromeo (1538-84), grande arcivescovo e compatrono di Milano, di cui ricorre la memoria liturgica (solennità nel rito ambrosiano).
Conscio del valore insostituibile della preghiera, il Papa invoca la misericordia del Signore sulle vittime delle tante tragedie di questi giorni: «penso, in particolare, al grave attentato dei giorni scorsi a Nizza in un luogo di culto e a quello dell’altro ieri nelle strade di Vienna, che hanno provocato sgomento e riprovazione nella popolazione e in quanti hanno a cuore la pace e il dialogo» tra i popoli e le culture. Sono consapevoli della potenza della preghiera anche i vescovi polacchi, che hanno indetto una novena alla Madonna e a san Giovanni Paolo II dopo le profanazioni seguite alla sentenza della Corte costituzionale contro l’aborto eugenetico. Il Santo Padre esprime il suo sostegno all’iniziativa: «questa supplica innalzata al cielo […] ottenga la guarigione delle ferite causate dalla perdita dei bambini non nati, il perdono dei peccati, il dono della riconciliazione ed effonda nei vostri cuori la speranza e la pace».
Giovedì, 5 novembre 2020