Siamo più simili ai pastori e ai Magi, che accorsero ad adorare il Bambino, oppure le nostre sembianze sono le stesse dei dottori di Gerusalemme? Ad ogni modo, mai dimenticare che il Signore ci attende sempre, come accadde, secondo una pia leggenda, al quarto magio
di Michele Brambilla
Papa Francesco, pregando l’Angelus del 6 gennaio, avvia il suo discorso sottolineando che «oggi la Chiesa celebra la manifestazione di Gesù, e il Vangelo si concentra sui Magi, che al termine di un lungo viaggio giungono a Gerusalemme per adorare Gesù».
«Se facciamo attenzione, scopriamo una cosa un po’ strana: mentre quei sapienti da lontano arrivano a trovare Gesù, quelli che erano vicini non muovono un passo verso la grotta di Betlemme»: il riferimento è alle autorità giudaiche dell’epoca. Infatti, «quelli che vivono a Gerusalemme, che dovrebbero essere i più felici e i più pronti ad accorrere, rimangono fermi. I sacerdoti, i teologi interpretano correttamente le Sacre Scritture e forniscono indicazioni ai Magi su dove trovare il Messia, ma non si spostano dalle loro “cattedre”», ovvero dalla loro posizione spirituale e sociale. Essi «sono soddisfatti di quello che hanno e non si mettono alla ricerca, non pensano che valga la pena di uscire da Gerusalemme» per andare incontro ad un Dio che si presenta agli uomini con una vicinanza inedita.
«Questo fatto, sorelle e fratelli, ci fa riflettere e in un certo senso ci provoca, perché suscita una domanda: noi, io, oggi, a quale categoria apparteniamo? Siamo più simili ai pastori, che la notte stessa vanno in fretta alla grotta, e ai Magi d’oriente, che partono fiduciosi alla ricerca del Figlio di Dio fatto uomo; o siamo più simili a coloro che, pur essendo fisicamente vicinissimi a Lui, non aprono le porte del loro cuore e della loro vita, rimangono chiusi e insensibili alla presenza di Gesù», chiede provocatoriamente il Papa.
Il Signore non smette mai di aspettarci. Stando ad un’antica tradizione, «un quarto re magio arriva tardi a Gerusalemme proprio durante la crocifissione di Gesù – è una storia bella questa, non è storica, ma è una bella storia –, perché si è fermato per la strada ad aiutare tutti i bisognosi dando loro i preziosi doni che aveva portato» per il Bambino, che ora, adulto, pende dal legno della croce. Il quarto re avrebbe così messo per primo in pratica quanto il Signore stava insegnando in quel momento decisivo della sua vita: donarsi fino alla fine per i fratelli. Il Crocifisso avrebbe, infatti, commentato: «“In verità ti dico, tutto quello che hai fatto per l’ultimo dei fratelli, lo hai fatto per me”. Il Signore sa tutto quello che noi abbiamo fatto per gli altri», perché in quei bisognosi è sempre presente Gesù.
Proprio per questo «l’Epifania è la Giornata Missionaria Mondiale dei Ragazzi, che quest’anno ha per tema: “Andate e invitate tutti alla festa”. Saluto i bambini e i ragazzi missionari del mondo intero e li incoraggio nell’impegno di preghiera e di solidarietà in favore dei loro coetanei degli altri continenti».
La fraternità va anzitutto costruita tra gli stessi cristiani, pertanto «sono lieto di indirizzare il mio augurio più cordiale alle comunità ecclesiali dell’Oriente che domani celebrano il Santo Natale. Assicuro in modo particolare la mia preghiera per quelle che soffrono a causa dei conflitti in atto». La pace va chiesta, in particolare, «nella martoriata Ucraina, Palestina, Israele, tutti i Paesi che sono in guerra, in Myanmar».
Martedì 7 gennaio 2025