Una risoluzione europea pro-aborto, una storia di “ordinaria” eutanasia, una serie tv sul Giappone del XVII secolo
di Luca Bucca
– La Francia fa da apripista e trova subito emulatori. Si legga sul sito del Parlamento Europeo l’anteprima della sessione plenaria del 10-11 aprile 2024, durante la quale i deputati voteranno una risoluzione per includere il diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE. Si spera ovviamente che una proposta del genere non trovi il consenso della maggioranza parlamentare, ma soprattutto che le prossime elezioni europee possano segnare in questa sede un radicale cambio di passo, di politica e di visione del mondo.
– Zoraya Ter Beek è una donna olandese di 28 anni, gode di buona salute fisica e nel prossimo mese di maggio, come lei stessa ha spiegato in un’intervista, sarà sottoposta a eutanasia, pratica accordatagli su sua richiesta in quanto soffre di «depressione, autismo e disturbo borderline della personalità». Accostarsi e comprendere davvero la sofferenza del nostro prossimo è impresa sempre difficile, per la quale serve fare ogni sforzo di delicatezza possibile, ma che la risposta a questa sofferenza possa essere concedere la morte, come consentito dalla legge, rimane un fatto al quale bisogna fare ogni sforzo per cercare di non “abituarsi”.
– Da alcune settimane va in onda negli Stati Uniti, e in contemporanea anche in Italia, la nuova serie TV Shogun, tratta dall’omonimo romanzo di James Clavell e ambientata nel Giappone del XVII secolo. L’opera narra le lotte di potere tra i capi militari dell’epoca e risulta interessante per l’intreccio, che solo si intravede sullo sfondo della trama principale, con i fatti storici relativi alla rivolta dei quarantamila cristiani giapponesi che, nel 1637, si ribellarono contro la persecuzione religiosa della quale erano vittime, arroccandosi per cinque mesi nella penisola di Shimabara, dove furono infine sconfitti. Dopo di allora e proprio in seguito a questa rivolta il Giappone per due secoli si chiuse verso l’esterno e i cristiani sopravvissuti cominciarono a vivere nascostamente, tramandando la fede in clandestinità. Quando nella seconda metà dell’Ottocento fu permesso ai missionari europei di tornare nel Paese del Sol Levante, vi trovarono infatti dei cristiani, discendenti proprio di quei samurai cristiani che duecento anni prima avevano combattuto per difendere la loro fede.
Mercoledì, 10 aprile 2024