Fu pontefice romano per breve periodo, dal 257 al 258, succedendo a Stefano [santo, 254-257]. Non soltanto per il martirio, la fama della sua santità si diffuse rapidamente e largamente, come attestano gli antichi calendari ecclesiastici, contribuendo a confermare e rafforzare il ruolo della Chiesa romana. Durissimi furono i tempi in cui visse, dovendo fronteggiare insieme le persecuzioni imperiali, le conseguenze laceranti all’interno della Chiesa, il continuo insorgere di eresie. Grazie alla collaborazione di san Cipriano [210-258], grande vescovo di Cartagine, e alla mediazione di san Dionigi di Alessandria [190-265], riuscì a ritrovare l’accordo con le chiese africane sulla questione del battesimo amministrato dagli eretici: una questione che le aveva viste in dura polemica con il precedente papa Stefano e che aveva fatto temere un grave scisma. Proprio un’epistola di Cipriano ci informa che papa Sisto II fu decapitato, insieme con quattro suoi diaconi, perché sorpreso a celebrare la liturgia nel cimitero di Callisto. Mi piace ricordare che nel 1087 i Pisani, avendo combattuto vittoriosamente contro i Saraceni ad Almedia, in Africa, decisero di costruire una bella chiesa romanica in suo onore; una chiesa, che ancor oggi si può ammirare, nella quale si tennero in seguito le riunioni dei consigli di quella repubblica marinara. Sempre cercarono da allora i Pisani di combattere il 6 agosto, lo die di santo Sisto; e sempre furono vittoriosi, fino al 6 agosto 1284, quando la loro flotta fu distrutta da quella genovese: secondo i cronisti medievali ciò accadde perché Dio volle punirli per la loro eccessiva superbia. Ingenuità dei cronisti medievali? Guardiamoci dal liquidare con moderna superficialità il loro giudizio.
Marco Tangheroni,
Cammei di santità. Tra memoria e attesa,
Pacini, Pisa 2005, pp. 11-12
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