Da Tempi del Luglio 2018. Foto da thepetitionsite.com
Oostvaardersplassen è una riserva naturale di circa 5.000 ettari, avviata
nel 1995, a 30 chilometri da Amsterdam. È motivo di scontro tra animalisti
e ambientalisti, entrambi tendenza hard: i primi presenti in parlamento con
i deputati del Partito animalista olandese, i secondi sostenuti dal Dipartimento foreste. La riserva attua il progetto dall’ecologista Frans Vera, volto a
ricostituire un pezzo di Europa preistorica, isolato dal mondo: al suo sorgere
sono stati introdotti cervi, cavalli selvatici e dovini che ricordano l‘antico uro.
C‘è un problema: secondo il progetto, poiché lo stato di natura garantirebbe
l‘equilibrio del sistema, l’uomo non deve interferire. Risultato: in barba al
riscaldamento globale. gli ultimi inverni sono stati rigidi, l‘erba si è ridotta
e i 5.000 esemplari originari delle tre specie prima ricordate si sono drasticamente ridotti: la gran parte sono morti per fame e altri sono stati abbattuti dai ranger governativi per evitare la fine per inedia. Qui entrano in scena gli animalisti: i quali più volte e di nascosto hanno violato i confini della riserva e hanno lanciato oltre il recinto balle di fieno per permettere la sopravvivenza dei pochi cavalli e buoi rimasti. Ma gli ecologisti reagiscono e pretendono l‘intervento della polizia e l’applicazione di multe adeguate alla gravità dei fatti (chissà. ci sarà il reato di introduzione abusiva di avena).
E una bella contesa, che rende al meglio quel che importa a questo pezzo d‘Europa. In terre nelle quali una volta si litigava su chi preferire tra il Papa e l’imperatore, mentre le dispute filosofiche riguardavano il concetto di diritto naturale secondo Grozio e la teologia di Erasmo.
Oggi ci si accapiglia sul dare erba secca a quadrupedi che stentano a reggersi in piedi. Quelle energie, fisiche e materiali, che qualche retrogrado preferirebbe fossero spese nella prevenzione del terrorismo o per raggiungere un equilibrio decente sull’immigrazione sono invece impiegate in denunce, pattugliamenti, polemiche, discorsi in Parlamento. È una di quelle guerre ideologiche per le quali diventa difficile fare il tifo per uno dei litiganti. E più semplice cogliere il loro comune effetto: far morire di fame delle creature; e il loro comune legame: il ripudio della supremazia dell‘uomo
nel creato. Espressione terribile in ogni suo termine: perché “creato“ rinvia a “Creatore”, e quindi a qualcosa di non autosufficiente, con un proprio ordine interno da conoscere e da rispettare, ma di cui va colta la dimensione dinamica, non stupidamente statica come pretende l‘ambientalismo selvaggio. ”Uomo“ fa riferimento a un essere distinto dal resto
del “creato”: sembra una banalità. ma il posto centrale assunto dagli animali nella nostra vita quotidiana, spesso sostitutivo di figli non voluti o rifiutati, altrettanto spesso trattati come esseri umani, al punto che l’interesse per loro giustifica la costituzione di forze politiche che ricevono voti alle elezioni e siedono in parlamento, mostra che banale non è. “Supremazia“ è poi il vertice della bestemmia nel Cinquantenario del ‘68: eppure è la
parola che, legando autorità a servizio, spiega come la presenza dell’uomo nel creato non è un accidente: può tradursi in tragedia se l’ordine iscritto nella realtà viene calpestato. Diventa elemento di sviluppo, come spiega la storia della civiltà, se il diritto tratto dalla natura delle cose orienta il lavoro dell‘uomo.
Se animalisti e ideologisti per un momento lasciassero da parte l’ideologia che li ammorba e aprissero la Sacra Scrittura
vi leggerebbero che “Il Dio che ha plasmato e fatto la terra e l’ha resa stabile; l’ha
creata non come orrida regione, ma l’ha plasmata perché fosse abitata” (lsaia 45,
18-19). La terra diventa”orrida regione” se non è “abitata”, se è abbandonata o volutamente resa desolata. “Abitare” è diverso dal vivere in una casa in locazione: ”abitare“ significa in qualche modo “dominare”: “L‘uomo domina in quanto uomo solo perché abita” (san Petrosino, Babele, 2003, p. 37). Spiega H.U. von Balthasar (Teodrammatica, 1982) che ciò che “l‘uomo possiede a differenza degli animali e degli altri esseri dei mondo” richiama il “carattere spirituale e personale dell‘uomo, dove si può accentuare più la ragione o più la libertà (due aspetti della stessa cosa), da cui poi risulta la posizione di dominio dell‘uomo rivelata dalla Genesi sopra la restante creazione”. E se difronte alle foto dei cavalli della riserva invece di multe e sanzioni si obbligassero gli animalisti a rileggere la Genesi, magari con l’aiuto di maestri come Ratzinger e Balthasar? All’inizio sarebbe necessaria la polizia, ma forse alla fine verrebbe qualche frutto.
Alfredo Mantovano