Da distinguere da un altro martire dello stesso nome, antiocheno, torturato e messo a morte durante la persecuzione di Diocleziano[244-313], il cui dies natalis ricorre il 17 novembre. [Il nostro san Romano] era invece quasi certamente proprio nativo dell’Urbe. Negli Itinerari del VII secolo è ricordato come sepolto lungo la via Tiburtina, nel cimitero chiamato di Ciriaca. Nel Liber Pontificalis – un’importantissima raccolta di biografie e storie di papi – è detto che aveva l’ufficio di ostiario e che fu martirizzato insieme con san Lorenzo [225-258], la cui festa ricorre il giorno successivo. Leggendaria viene invece considerata la versione di una Passio la quale lo vorrebbe soldato; è comunque interessante che anche il racconto di questa lo colleghi in qualche modo al martirio di Lorenzo, proprio in seguito al quale Romano si sarebbe convertito. Lo scegliamo per il Canone odierno attratti, francamente, oltre che dal pensiero che ritorna sempre con gratitudine e ammirazione ai martiri, sul cui sangue si fondò la vittoria del Cristianesimo, anche dai significati del nome. Assai diffuso decenni fa per ragioni politiche e per le stesse ragioni poi abbandonato, meriterebbe di essere nuovamente preso in considerazione dai genitori cristiani per i suggestivi richiami agli indissolubili e provvidenziali legami tra il Cattolicesimo e Roma. E perché interceda affinché non venga mai meno nei fedeli un forte sentimento di questi legami.
Cammei di santità. Tra memoria e attesa,
Pacini, Pisa 2005, pp. 13-14