Di Michele Brambilla
L’Angelus del 29 settembre viene pronunciato sul sagrato della basilica di San Pietro in Vaticano, al termine della Messa officiata da Papa Francesco per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. «Cari fratelli e sorelle», dice il Pontefice, «desidero salutare tutti voi che avete partecipato a questo momento di preghiera, con il quale abbiamo rinnovato l’attenzione della Chiesa per le diverse categorie di persone vulnerabili in movimento». Il Papa, infatti, nell’omelia della celebrazione, non si è limitato a parlare di migranti, ma, sulla base dei testi liturgici della XXVI domenica del Tempo ordinario, si è allargato ad altri tipi di vulnerabilità: «Il Salmo Responsoriale ci ha ricordato che il Signore sostiene i forestieri, assieme alle vedove e agli orfani del popolo.
Il salmista fa esplicita menzione di quelle categorie che sono particolarmente vulnerabili, spesso dimenticate ed esposte a soprusi. I forestieri, le vedove e gli orfani sono i senza diritti, gli esclusi, gli emarginati, per i quali il Signore ha una particolare sollecitudine» e la raccomanda ad Israele. «Nel libro dell’Esodo, il Signore ammonisce il popolo di non maltrattare in alcun modo le vedove e gli orfani, perché Egli ascolta il loro grido (cfr 22,23). Lo stesso avvertimento viene ripreso due volte nel Deuteronomio (cfr 24,17; 27,19), con l’aggiunta degli stranieri tra le categorie protette. E la ragione di tale monito è spiegata chiaramente nello stesso libro: il Dio di Israele è Colui “che fa giustizia all’orfano e alla vedova, che ama lo straniero e gli dà pane e vestito” (10,18)».
L’imperativo del prendersi cura del bisognoso è transitato dall’Antica alla Nuova Alleanza senza cambiare di una virgola il dettato. «Ecco perché», sottolinea Francesco, «dobbiamo avere un’attenzione particolare verso i forestieri, come pure per le vedove, gli orfani e tutti gli scartati dei nostri giorni. Nel Messaggio per questa 105a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato si ripete come un ritornello il tema: “Non si tratta solo di migranti”. Ed è vero: non si tratta solo di forestieri, si tratta di tutti gli abitanti delle periferie esistenziali che, assieme ai migranti e ai rifugiati, sono vittime della cultura dello scarto», non ultimi i nostri contemporanei impoveriti nell’anima dal processo di distruzione dell’umano.
I credenti non possono, però, limitarsi alla carità materiale o a un sostegno spirituale generico. Le ingiustizie che contaminano il mondo richiedono che un impegno nello studio delle cause profonde di tali peccati sociali. Del resto la Scrittura ammonisce gli indifferenti: «È in questo senso che vanno comprese le dure parole del profeta Amos proclamate nella prima Lettura (6,1.4-7). Guai, guai agli spensierati e ai gaudenti di Sion, che non si preoccupano della rovina del popolo di Dio, che pure è sotto gli occhi di tutti. Essi non si accorgono dello sfacelo di Israele, perché sono troppo occupati ad assicurarsi il buon vivere, cibi prelibati e bevande raffinate». Un richiamo, questo, che mantiene intatta, secondo il Papa, tutta la propria attualità e che sprona ancora una volta a ritornare alla dottrina sociale della Chiesa.
Lunedì, 30 settembre 2019