
Da Avvenire del 17/11/2021
L’Uganda è nuovamente tornata nel mirino del jihadismo, locale e internazionale. Una serie di esplosioni ha fatto tremare ieri mattina la capitale, Kampala, dopo che tre kamikaze sono riusciti a farsi saltare in aria confondendosi tra la folla. Per il momento il bilancio è di almeno sei morti e oltre 30 feriti. «La minaccia di altre esplosioni è tuttora in corso», ha commentato ieri Fred Enanga, portavoce della polizia ugandese. «Crediamo che ci siano ancora delle cellule terroristiche interne al Paese. Tra di esse – ha continuato Enanga – sono presenti diverse squadre di attentatori suicidi addestrate dai jihadisti delle Forze democratiche alleate (Adf)».
Il primo kamikaze si è fatto esplodere presso un posto di blocco vicino al quartier generale della polizia alle 10, ora locale. L’attentatore è morto immediatamente insieme a due civili, mentre altre 17 persone sono rimaste ferite. «I filmati delle telecamere di video-sorveglianza hanno mostrato un adulto con una giacca nera e uno zaino – hanno spiegato le autorità –. L’esplosione ha causato danni nel raggio di 30 metri». Il secondo attentato è stato lanciato tre minuti dopo da altri due kamikaze e ha preso di mira l’area davanti al Parlamento. Anche in questo caso i responsabili sono stati ripresi dalle telecamere, i due attentatori suicidi si erano finti dei conducenti di mototaxi per avvicinarsi il più possibile all’edificio. «Oltre ai kamikaze sono morte due persone e ne sono rimaste ferite quasi una ventina – affermava ieri il quotidiano ugandese The Monitor –. Il numero delle vittime sembra però destinato ad aumentare». Gli agenti di polizia hanno fatto sapere che un quarto kamikaze è stato arrestato mentre tentava di scappare e del materiale esplosivo è stato invece trovato nelle case degli attentatori morti durante l’attacco. Non è la prima volta che le Adf, stabilitesi oltre dieci anni fa nel nord-est della Repubblica democratica del Congo, vengono accusate di lanciare attacchi in Uganda. È accaduto anche di recente. Tre settimane fa, infatti, un kamikaze si è fatto esplodere su un bus appena partito dalla periferia di Kampala. Pur non avendo causato morti, l’attentato ha provocato almeno una decina di feriti. «L’attentatore di 23 anni era noto alle autorità ugandesi – hanno commentato gli esperti –. Sapevano che era un membro di quella fazione delle Adf alleata con il Daesh ». Qualche giorno prima, invece, un altro attentatore suicida ha colpito un bar uccidendo una cameriera e ferendo tre clienti. Attraverso una serie di comunicati su siti d’informazione jihadisti, il Daesh, che in Africa centroorientale è riconosciuto come Stato islamico nella provincia dell’Africa centrale (Iscap), ha già minacciato di voler colpire «grandi edifici». «I servizi segreti e di sicurezza della regione stanno lavorando insieme per combattere l’ondata jihadista – ha dichiarato più volte il presidente ugandese, Yoweri Museveni –. Faremo il possibile per annientare i jihadisti e faccio appello alla popolazione affinché rimanga vigile senza farsi prendere dal panico ». L’Uganda resta uno dei maggiori alleati dell’Occidente nella «guerra al terrorismo », grazie anche a migliaia di peacekeeper che dal 2007 combattono in Somalia contro i jihadisti di al-Shabaab. Questi ultimi avevano attaccato nel 2010 alcuni bar di Kampala provocando oltre 70 morti e decine di feriti.