La famiglia nel mirino, la pace ancora lontana, la Cina prepotente sul mare
di Luca Bucca
– Il periodico MicroMega, punto di riferimento culturale di molti ambienti di sinistra, da sempre si è posto come avanguardia di molte battaglie progressiste. Se ha un pregio, è quello di non dissimulare o “indorare la pillola”, ma affermare chiaramente i propri obiettivi rivoluzionari. Quindi non serve interpretare ed è davvero difficile fraintendere. È il caso dell’ultimo numero in distribuzione che in copertina riporta un titolo inequivocabile: Contro la famiglia. Critica di un’istituzione (anti)sociale. Chi avrà la pazienza di leggerne i contenuti, all’interno di un quadro plurale di “famiglie”, vi troverà tesi contro il primato educativo della famiglia, la proprietà e l’istituto dell’eredità, l’utilizzo dei casi di violenza domestica e determinati fenomeni di criminalità per presentare questa istituzione naturale come disfunzionale, la negazione della dualità uomo-donna e ancora altro lungo questo filone. Una lettura utile per tenere sempre presente verso quale direzione continuano a muoversi certi ambienti politici e culturali. E fare ogni sforzo per agere contra.
– Dell’intervista al mediatore qatariota Majed bin Mohammed Al Ansari, pubblicata sul Corriere della Sera il 29 agosto, un elemento appare più rilevante di ogni altro: la fine delle guerre tra Israele e Hamas e tra Russia e Ucraina è ancora realisticamente lontana dal potersi concretizzare, il che mantiene sempre dietro l’angolo, in entrambi i casi, il rischio di un’ulteriore escalation. Un motivo in più, proprio quando umanamente non sembrano esserci soluzioni possibili, per pregare perché il dono della pace ci sia concesso.
– Che la Cina miri all’egemonia incontrastata sul Mar Cinese Meridionale è cosa risaputa da tempo. In questo senso gli scontri, che si sono ripetuti più volte nel mese di agosto, tra le imbarcazioni della Guardia Costiera cinese e quella filippina, ma anche la violazione dello spazio aereo giapponese da parte di un aereo militare cinese, la scorsa settimana, non stupiscono e non vanno sottovalutati. Si tratta di provocazioni che tengono sotto pressione gli Stati di quest’area e permettono alla Cina di verificare tempi e modalità di reazione all’interno di un quadro regionale più ampio, dove la questione Taiwan rimane sempre centrale. Non vanno sottovalutati perché il continuo alzare l’asticella delle provocazioni può sbilanciare un equilibrio già di per sé fin troppo delicato, con conseguenze esorbitanti e imprevedibili.
Mercoledì, 4 settembre 2024