di Michele Brambilla
Il 15 agosto è ricorsa la solennità dell’Assunzione di Maria. Questa grande festa, “cuore mariano” dell’estate, fu istituita a Gerusalemme nel secolo V, giunse a Roma dall’Oriente nel secolo VII e di lì è passata passò nel calendario ambrosiano due secoli dopo.
Il mistero della Madonna accolta in Paradiso in anima e corpo ha da sempre ispirato gli artisti cattolici, benché il dogma dell’Assunzione sia stato proclamato ufficialmente dalla Chiesa solo nel 1950. Una delle raffigurazioni più celebri della Madonna Assunta è conservata a Venezia, nella basilica francescana di Santa Maria Gloriosa dei Frari, ed è opera di Tiziano Vecellio (1488-1576), noto come “Tiziano”.
L’immagine fu commissionata all’artista nel 1516 dai frati della basilica, che desideravano rinnovare la pala dell’altare maggiore. Il pittore la progettò in maniera tale da renderla il fulcro dell’intero presbiterio e illuminare, con i propri colori, la vertiginosa navata gotica, rigorosamente spoglia di ornamenti onde adattarsi alla povertà della regola francescana. La pala, in effetti, è alta ben 7 metri e queste dimensioni non fanno altro che accentuare la verticalità della composizione.
Provando a leggerla dal basso verso l’alto, si nota immediatamente il gruppo degli Apostoli. Hanno appena assistito al funerale della Vergine e guardano stupiti la Madonna librarsi ora verso l’alto. Il corpo di Maria esce trionfante dal sepolcro, esattamente come aveva fatto il Figlio molti anni prima. Un anziano san Pietro, riconoscibile dai capelli e dalla barba bianchi, guarda il cielo a mani giunte, sedendosi proprio sul bordo della tomba di Maria: le sue vesti, scostandosi, lasciano infatti intravedere, in basso a destra, il candore della lastra tombale, sulla quale Tiziano lascia la propria firma in latino.
Della pala, Maria occupa la parte centrale: un tripudio di nuvole e di angioletti la separa ormai dalla Terra, mentre con le braccia spalancate (citazione della figura paleocristiana dell’orante, che orna molti mosaici dei primi secoli cristiani) comincia già a intercedere per la Chiesa nascente. Sulle prime i frati committenti non apprezzarono questa Madonna così diversa dalla bidimensionalità bizantineggiante a cui era abituato il panorama artistico veneziano ancora all’inizio del Cinquecento; tuttavia è proprio questo il cuore dell’argomentazione di Tiziano (nonché l’enunciato della dottrina cattolica): a salire al Cielo fu un corpo reale, preservato dalla decomposizione così come in origine (i francescani erano già all’epoca “immacolatisti”, cioè favorevoli alla tesi dell’Immacolata Concezione della Vergine) era stata a esso evitata anche la macchia del peccato originale, di cui la morte è la conseguenza principale.
Ad accogliere Maria in cielo Tiziano non mette Gesù (come era stato fino ad allora nelle raffigurazioni dell’Incoronazione della Vergine, che per i pittori medioevali era anche un modo per rendere simbolicamente l’Assunzione distinguendola dall’iconografia dell’Ascensione del Signore), bensì Dio Padre. La pala dei Frari divenne così anche la prima opera d’arte veneziana a rompere il “tabù” anticotestamentario della rappresentazione del volto del Padre. Con questa scelta inusuale, Tiziano volle alludere all’ingresso di Maria nell’eternità del Paradiso, che è da sempre e per sempre.
Sabato, 17 agosto 2019