Di Andrea Morigi da Libero del 24/04/2019. Foto redazionale
C’è da preoccuparsi se, nel giro di appena due giorni, intorno a Pasqua, un senegalese colpisce due poliziotti con una sbarra di ferro urlando “Allah Akhbar” e un georgiano riceve diverse pugnalate da un marocchino solo perché porta un crocifisso al collo. Che gli aggressori siano emarginati, poveri e senzatetto, non è sufficiente a escludere che si tratti di crimini d’odio – che come tali dovrebbero essere censiti dagli Stati membri dell’Osce. Fa parte della prassi normale, seguita dai Paesi civili per arginare razzismo e xenofobia.
Relativamente all’Italia, i dati più recenti, raccolti da organizzazioni non statali, risalgono al 2017 e indicano, su un totale di 155 incidenti, 46 episodi di violenza o minacce di carattere antisemita, 11 atti contro i cristiani (compresi i testimoni di Geova), 10 contro le minoranze Rom e sinti e 7 di cosiddetta islamofobia.
Dunque, sul territorio nazionale, le vittime appaiono prevalentemente ebrei e cristiani, mentre i musulmani sembrano essere meno frequentemente nel mirino e più fra gli autori dei gesti di intolleranza, anche se le statistiche non forniscono dettagli sull’appartenenza religiosa o etnica di chi li commette. Anzi, l’ Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa enumera almeno 44 episodi di profanazioni contro chiese della Penisola negli ultimi dodici mesi.
CRISTIANOFOBIA
La tendenza risulta in atto da tempo e non pare quindi viziata dall’arrivo di un leghista al Viminale. Tanto più che la Repubblica Italiana si è limitata a comunicare alle istituzioni internazionali una nuda cifra di 1.048 casi nel 2017, di 736 nel 2016, di 555 nel 2015, di 596 nel 2014 e 472 nel 2013. Tutto lì.
Quindi sono gli avvenimenti di cronaca, confortati dalle stime ufficiali dell’Odihr, l’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’ Osce, a far emergere il fenomeno della cristianofobia. Si chiama fact-checking, nel linguaggio dei giornalisti perbene. Anche se, generalmente, gli organi d’informazione che tengono conto di elementi parziali fotografano una realtà nella quale si percepisce più che altro avversione contro gli stranieri.
Ecco perché il ministro dell’ Interno Matteo Salvini ha scritto «a tutti i prefetti e questori per aumentare controlli e attenzione in luoghi di aggregazione di cittadini islamici, per prevenire ogni tipo di violenza contro cittadini innocenti». Spetta a lui «il dovere di garantire la sicurezza e di non sottovalutare questi fenomeni, che guardacaso vedono come protagonisti degli extracomunitari arrivati in Italia grazie ai porti aperti», puntualizza il titolare del Viminale, in polemica con il Pd «impegnato a negare il movente religioso nell’aggressione» avvenuta sabato e resa nota ieri.
L’iniziativa di Salvini non era piaciuta a Lia Quartapelle, capogruppo dem in commissione Esteri alla Camera, che l’aveva giudicata prematura in quanto «ancora non è stata chiarita la dinamica dell’accoltellamento tra due clochard alla stazione Termini di Roma» e «irresponsabile» poiché «anziché garantire la sicurezza di tutti, fomenta l’odio e l’aggressività».
IL PERICOLO
Una serie di verifiche sui sermoni pronunciati nelle moschee il venerdì, per accertare che non si inciti ad arruolarsi nella jihad contro gli infedeli, non costituisce una violazione della libertà religiosa. Si tratta di mantenere l’ordine pubblico, impedendo che si formino comunità separate e ostili all’interno della società circostante. Se nelle macellerie halal, nei ristoranti etnici e negli esercizi commerciali che sorgono nei quartieri ad alto tasso di immigrazione si svolgono soltanto attività lecite, nessuno li tocca. Ma, avverte Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, «se i musulmani pensano di portare la guerra santa in casa nostra, è arrivato il momento di prendere provvedimenti anche drastici: non resta che bloccare ogni tipo di immigrazione islamica finché non si saranno chiariti meglio le idee». È un segnale, chiarisce la leader di Fdi, per «difendere le nostre radici classiche e cristiane dal processo di islamizzazione dell’Europa, se ne facciano una ragione i buonisti e i sultani di mezzo mondo».
Solo i pentastellati, che ormai per partito preso non apprezzano le disposizioni degli alleati della Lega, osservano, con il senatore Ettore Licheri, che «con le circolari si risolve poco, ed è giunto il momento di un vero e proprio giro di vite». Suggeriscono di concentrarsi sul «vero problema», cioè «i quasi 600mila irregolari che abbiamo in Italia. E sui rimpatri non è stato fatto ancora nulla». L’ unica certezza è che, se il M5S vuole aprire le frontiere, i clandestini aumenteranno.