L’intensa Vergine con Bambino e san Giovanni Battista di Francisco de Zurbaran
di Michele Brambilla
Il tema del dialogo tra Gesù e san Giovanni Battista bambini ricevette un forte impulso dalle opere di Leonardo da Vinci (1453-1519) e Raffaello Sanzio (1483-1520), ma trovò un terreno particolarmente fertile nella pittura spagnola della Riforma cattolica. Ci soffermiamo sulla versione che, nel 1662, ne diede Francisco de Zurbaran (1598-1664).
L’opera è oggi conservata a Bilbao, nel Museo de Bellas Artes. Colpisce immediatamente lo sfondo monocromo, debitore dei chiaroscuri di Michelangelo Merisi detto “Caravaggio” (1571-1610). Serve anche ad evidenziare la luce dorata che avvolge il capo della Vergine, al centro della composizione. L’aureola, sfumata, è forse l’unico accenno esplicito di regalità in un’opera che, come molte nella Spagna dell’epoca, predilige le atmosfere semplici, quasi intime, tratte dall’esperienza quotidiana dei ceti più umili. Non si possono, infatti, negare i tratti popolareschi della Madonna. Molto rustici anche il tavolino sulla destra, su cui si posa, sempre secondo i canoni controriformisti iberici, una natura morta, e il libretto d’Ore che la Vergine tiene nella sua mano sinistra. Maria stessa è seduta su una semplice sedia di legno.
Questi caratteri rendono, probabilmente, ancora più affascinante l’opera di Zurbaran, che decide di rappresentare in questo modo un momento solenne, senza però lesinare nulla dell’iconografia tradizionale. Gesù, ritratto mentre si protende verso il cugino, posa infatti le mani sul capo di san Giovanni, che sembra già ragazzino ed è rivestito delle sue pelli “canoniche”, conferendogli la missione profetica. Cosa il Battista debba annunciare è inequivocabilmente indicato dalla piccola croce astile che san Giovannino sorregge e dall’agnello accovacciato sulla sinistra. Anche l’imperfezione delle pere e delle mele sul vassoio accanto alla Vergine rimanda alla caducità della vita e, quindi, alla Passione redentrice, oltre che alla celebre Canestra di Caravaggio (anch’essa un memento mori). Senza contare il fatto che Gesù è rivestito del solito panno bianco sindonico.
Come tutti gli autori della Riforma cattolica, anche Zurbaran ha come obbiettivo confermare e predicare la dottrina cattolica. Il gesto del Signore è palesemente sacramentale e rimanda alle ordinazioni sacerdotali. Poiché Gesù posa una sola mano sulla fronte del cugino, non è inverosimile vedervi anche un riferimento alla Cresima. L’umiltà dell’ambiente in cui avviene la scena ricorda che il sacramento dell’Ordine è in grado di fornire al povero la più alta nobiltà, quella di agire in nome del Re dell’universo e di ripeterne persino le parole; nel caso della Confermazione, ci rammenta che la vera nobiltà cristiana viene dal Battesimo, da cui scaturisce anche l’imperativo missionario. San Giovanni contraccambia la sua “ordinazione” con un baciamano, così come gli ordinandi giurano fedeltà al vescovo ordinante mettendo le loro mani nelle mani del celebrante, secondo un’antica ritualità feudale.
Gli occhi di Gesù e di san Giovannino si incrociano. L’espressione di Cristo è improntata all’importanza e alla solennità del gesto che compie, mentre gli occhi del Battista “fremono” già di ardore apostolico. Su tutti lo sguardo di Maria, che con un occhio sembra “sorvegliare” con tenerezza i bambini e con l’altro si volge all’interlocutore “esterno”, chiamandolo alla contemplazione dell’intero mistero di Cristo.
Sabato, 24 giugno 2023