Di Michele Brambilla
Le parole di Papa Francesco all’Angelus del 16 febbraio spiegano quelle pronunciate da Gesù nella pagina del Vangelo di san Matteo che la liturgia del giorno offre (cfr. Mt 5,17-37) per sottolinearne la valenza etica. Sono tratte dal “discorso della montagna”: «Gesù vuole aiutare i suoi ascoltatori ad avere un approccio giusto alle prescrizioni dei Comandamenti dati a Mosè, esortando ad essere disponibili a Dio che ci educa alla vera libertà e responsabilità mediante la Legge», riassunta nel Decalogo.
La legge divina è spesso vissuta come un giogo, invece «si tratta di viverla come uno strumento di libertà. Non dimentichiamo questo: vivere la Legge come uno strumento di libertà, che mi aiuta ad essere più libero, che mi aiuta a non essere schiavo delle passioni e del peccato». La libertà di fare il male è una libertà falsa perché è proprio il peccato che condiziona l’uomo nelle sue azioni.
Tuttavia nel “discorso della montagna” Cristo non pronuncia una semplice esortazione a seguire i precetti del Sinai. «Il discorso di Gesù», spiega il Pontefice, «è strutturato in quattro antitesi, espresse con la formula “Avete inteso che fu detto … ma io vi dico”», che basterebbe da sola a dimostrare la divinità di Cristo perché solo il Signore può “correggere” la Legge. In più «queste antitesi fanno riferimento ad altrettante situazioni della vita quotidiana: l’omicidio, l’adulterio, il divorzio e i giuramenti. Gesù non abolisce le prescrizioni che riguardano queste problematiche, ma ne spiega il significato pieno e indica lo spirito con cui occorre osservarle». «Egli incoraggia», infatti, «a passare da un’osservanza formale della Legge a un’osservanza sostanziale, accogliendo la Legge nel cuore, che è il centro delle intenzioni, delle decisioni, delle parole e dei gesti di ciascuno di noi». Scopo originario della Legge mosaica era proprio questo, ma nel secolo I d.C. la cortina dei precetti rituali che si erano, nel frattempo, consolidati nella pratica delle comunità ebraiche lo rendeva scarsamente intelligibile.
Gesù non ha quindi alcuna intenzione di abolire la Legge, cosa di cui lo accusavano i farisei: «Accogliendo la Legge di Dio nel cuore si capisce che, quando non si ama il prossimo, si uccide in qualche misura sé stessi e gli altri, perché l’odio, la rivalità e la divisione uccidono la carità fraterna che è alla base dei rapporti interpersonali». E Gesù è consapevole del fatto che non sia «[…] facile vivere i Comandamenti in questo modo così totalizzante», nel senso che si rivolgono alla totalità della persona. «Per questo ci offre il soccorso del suo amore: Egli è venuto nel mondo non solo per dare compimento alla Legge, ma anche per donarci la sua Grazia, così che possiamo fare la volontà di Dio, amando Lui e i fratelli».
«Tutto, tutto possiamo fare con la Grazia di Dio! Anzi, la santità non è altra cosa che custodire questa gratuità che ci ha dato Dio, questa Grazia»: un suggerimento prezioso, quello del Papa, alle soglie della Quaresima. «Si tratta di fidarsi e affidarsi a Lui, alla sua Grazia, a quella gratuità che ci ha dato e accogliere la mano che Egli ci tende costantemente, affinché i nostri sforzi e il nostro necessario impegno possano essere sostenuti dal suo aiuto, ricolmo di bontà e di misericordia».
Lunedì, 17 febbraio 2020