Da “la nuova Bussola Quotidiana” del 7 dicembre 2016. Foto da USA Today
La nomina di Ben Carson al ministero dell’Edilizia e dello Sviluppo Urbano è un altro messaggio diretto del presidente eletto, un segno, come scrive The New York Times, del fatto che Donald J. Trump governerà scopertamente da destra.
Classe 1951, afroamericano di Detroit (cuore pulsante della “Rust Belt” in quel Michigan che l’8 novembre è stato decisivo), sposato con tre figli, medico laureato a Yale, per quasi 30 anni Carson ha diretto, fino alla pensione nel 2013, il reparto di Neurochirurgia pediatrica del prestigiosissimo Johns Hopkins Hospital di Baltimora, nel Maryland. Quando ne assunse la direzione aveva 33 anni, il più giovane primario di neurochirurgia pediatrica di tutto il Paese; solo tre anni dopo, nel 1987, è entrato nella storia della medicina per avere separato chirurgicamente i gemelli siamesi Benjamin e Patrick Binder uniti nella parte posteriore del cranio: ogni altra operazione del genere era infatti sempre fallita. Insignito di più di 60 lauree mediche ad honorem, nel 2008 il presidente George W. Bush Jr. gli ha conferito la Presidential Medal of Freedom, il più altro riconoscimento civile degli Stati Uniti.
Cristiano avventista (e vegetariano come molti suoi correligionari) e antievoluzionista convinto, rigetta l’aborto in qualsiasi caso così come i “matrimoni” omosessuali. L’Obamacare la definisce una schiavitù che rende i cittadini succubi dello Stato, è duro contro l’immigrazione clandestina, spinge per la flat tax sostenendo che la tassazione progressiva è una forma di socialismo e disprezza l’ideologia ambientalista. Famoso per qualche libro (qualcuno tradotto anche in italiano) e per avere paragonato il governo statunitense del “dipotismo liberal” al Terzo Reich, lo è anche per avere sostenuto, nel 1998, nella blasonata università scozzese di St. Andrews, che la piramide di Giza fu costruita dal patriarca ebreo Giuseppe figlio di Giacobbe per servire da granaio in vista della carestia descritta nella Genesi, proprio come pensava il Medioevo dopo che san Gregorio vescovo di Tours (530 ca.-594) diffuse l’idea (delle fantasie egittologiche sugli alieni invece ride, dicendo che quando c’è Dio non c’è bisogno di extraterrestri).
Ex Democratico e poi indipendente, quest’anno si è candidato nelle primarie del Partito Repubblicano. Avendo ricevuto pochi consensi nei primi Stati in cui si è votato, si è ritirato presto e ha subito appoggiato con decisione Trump. Il 19 luglio, alla Convenzione del partito a Cleveland, in Ohio, ha ricordato l’inquietante maestro di Hillary Clinton e di Barack Obama, ovvero l’agit-prop comunista Saul Alinsky (1909-1972) che si dedicò a organizzare le “minoranze” dedicando i propri libri a Lucifero (ne tratto in un articolo su Il Timone n. 155).
Ci si potrebbe domandare cosa ci faccia uno così all’Edilizia urbana, ma la risposta non è difficile. Come responsabile di quel ministero, toccherà a Carson mettere mano alla questione del degrado delle città, delle periferie alienate, dei quartieri off-limit e della “società parallela” che si sviluppa ai margini della vita civile. È infatti in questo sottobosco del malaffare e dell’illecito che cresce la criminalità. È là che le gang regnano, che la clandestinità sguazza, che la retorica del politicamente corretto miete il maggior numero di vittime. I mille morti ammazzati neri, bianchi, civili, poliziotti, innocenti e colpevoli di cui parlano continuamente le cronache americane sono infatti frutto di questo marciume che il “buonismo” non fa altro che alimentare. Mettere il Paese in sicurezza vuole dire partire anzitutto da qui, ma soprattutto abbandonare gli schemi finora seguiti. L’Amministrazione Obama ha costantemente strumentalizzato la situazione senza mai pensare a risolverla perché ha sempre trovato comodo usarla per parlare di razzismo, masse diseredate e minoranze calpestate onde proporre sempre e solo la ricetta del “più Stato”: dai food-stamp (i “buoni-pasto” governativi) al tentativo di restringere il Secondo Emendamento, dall’illusione della “sanità per tutti” alla “casa è un diritto”.
Ebbene Carson, che è nero come Obama e che a differenza di Obama proprio non crede nello statalismo, potrà intervenire senza che nessuno possa accusarlo di razzismo. Parlerà chiaro ai neri e ai bianchi, userà la “tolleranza zero” senza essere linciato, arginerà l’illegalità e la clandestinità senza essere tacciato di xenofobia e tra l’altro riequilibrare la “politica della casa” che è all’origine della grande crisi economica che da quasi un decennio divora l’Occidente. Come spiega bene lo storico ed economista Thomas E. Woos Jr. in Meltdown: A Free-Market Look at Why the Stock Market Collapsed, the Economy Tanked and Government Bailouts Will Make Things Worst (premessa di Ron Paul, Regnery, Washington 2009), tutto iniziò quando saltò la bolla dei mutui “allegri” concessi per meri motivi ideologici (tutti hanno diritto alla casa, soprattutto i “diseredati”, anche se non sanno come pagarla) da Henry Cisneros, il ministro dell’Edilizia e dello sviluppo urbani (appunto un predecessore di Carson) del presidente Bill Clinton (nominato nel 1993 e travolto quattro anni dopo da uno scandalo sessuale). È insomma la fine annunciata del “modello Alinsky”, che le altre scelte recenti di Trump non fanno che confermare.
Affidare infatti il ministro della Giustizia a Jeff Sessions significa mettere uno dei senatori più conservatori di Washington al timone della filosofia “legge e ordine”, ovvero il contrario di quanto sin qui fatto dalla obamiana Loretta Lynch (tra l’altro insabbiatrice degli ultimi scandali della Clinton). James Mattis al ministero della Difesa vuol dire pugno di ferro contro il terrorismo e i nemici degli Stati Uniti; e scegliere Michael T. Flynn come consigliere per la Sicurezza nazionale e Mike Pompeo a capo della CIA pure. Si chiama spoil-system; ha il grande vantaggio di costringere i governanti ad assumersi le proprie responsabilità in pubblico, sottoponendoli al giudizio continuo dell’elettorato. Lo chiamano “populismo”, ma è solo la nuova parola passepartout usata dai falsi democratici che, a corto d’idee, si abbarbicano su sedie scricchiolanti.
Marco Respinti