Da il Messaggero del 21/12/2017. Foto da ecodellojonio
La ribellione degli ospedali cattolici sta diventando una grana grossa così per Governo, Parlamento eQuirinale. Una rogna non prevista, non almeno in queste dimensioni. A una settimana dalla approvazione della legge sul biotestamento, l’insurrezione montante delle realtà sanitarie legate alla Chiesa che si rifiutano di applicare le norme se in contrasto con il Vangelo, (in buona sostanza negli ospedali
cattolici non si sospenderanno mai nutrizione e idratazione), ha assunto i contorni di un problema ineludibile.
Se finora il Vaticano aveva scelto un profilo defilato, il cardinale Pietro Parolin, ieri ha dato manforte al fronte disobbediente: «Uno dei punti carenti di questa legge è di non prevedere per i medici e le istituzioni la possibilità di fare obiezione di coscienza». E’ da una settimana che il concetto («Noi ubbidiremo al Vangelo e non alla legge») si rincorre, compattando diverse realtà. Le prime reazioni sono cominciate con il Cottolengo di Torino, al quale sono seguiti gli ospedali fondati da Padre Pio, i centri legati a Papa
Giovanni XXIII. «Non importa se andremo incontro a conseguenze». Le strutture sono
pronte ad andare davanti al giudice per fare rispettare il diritto alla obiezione. Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei ripete allo sfinimento che l’obiezione resta un «diritto che va riconosciuto non solo per le persone ma anche per le
strutture». Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin sta provando a disinnescare alla svelta questa specie di bomba a orologeria.
Durante il question time alla Camera, rispondendo a chi le chiedeva come si sta muovendo il governo per arginare una situazione caotica, rassicurava che dopo la promulgazione della legge, e la conseguente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, si riunirà con il fronte ribelle: «E’ mia intenzione incontrare i rappresentanti delle strutture cattoliche per condividere con loro opportune modalità applicative della legge volte a contemperare la necessità di applicare fedelmente le nuove disposizioni legislative con l’altrettanto fondata esigenza di assicurare agli operatori sanitari il rispetto delle loro intime posizioni di coscienza».
Il dialogo dietro le quinte per disinnescare il peso del pressing avviato da un gruppo di associazioni sul Quirinale con un appello diretto al Presidente Sergio Mattarella di non firmare la legge e rinviarla alle Camere, è avviato. Pesa il parere di diversi giuristi che ravvedono i contorni certi della incostituzionalità della legge. «Le norme configgono con piu’ disposizioni della Costituzione e l’applicazione delle d.a.t. reca pregiudizio agli Istituti sanitari religiosi» avevano scritto nei giorni scorsi al Quirinale il Centro Studi Rosario Livatino, la Cei, l’Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari, l’Associazione Italiana Medici Cattolici, il Forum Associazioni Sanitarie Cattoliche, la Societa’ Italiana
Bioetica e Comitati Etici e il Comitato Difendiamo i nostri Figli. Il promotore dell’appello al Capo dello Stato è del Centro Studi Livatino, una associazione che raggruppa magistrati, docenti, avvocati e notai. Anche ieri ripeteva l’appello: «Presidente rinvii con un messaggio al Parlamento il disegno di legge per consentire che il vulnus, apertamente ammesso dal ministro Lorenzin, sia sanato. E per evitare un interminabile e costoso contenzioso, fonte di confusione e di danni per i pazienti».
Franca Giansoldati