Da La bianca Torre di Ecthelion del 28/01/2018. Foto da articolo
Ennesimo centro del presidente Donald J. Trump sui “princìpi non negoziabili”. Sam Brownback è il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti per la libertà religiosa nel mondo, una figura istituita dall’International Religious Freedom Act che il Congresso federale varò nel 1998 per fare della promozione della libertà religiosa mondiale un mezzo e un fine della politica estera statunitense. Allora alla Casa Bianca sedeva Bill Clinton e ovviamente i diversi presidenti succedutisi negli anni hanno interpretato in modi diversi quel ruolo; per questo la scelta di Brownback riporta il convoglio nei binari giusti, anzi al senso più genuino della missione affidata a tale ambasceria.
Fino al nuovo incarico, Brownback è stato governatore dello Stato del Kansas, eletto nel 2011. Classe 1956, nativo di Garnett, Kansas, Repubblicano, è da anni un beniamino dei conservatori. Di formazione giuridica, in Kansas, tempo prima di essere governatore, fu ministro dell’Agricoltura, uno dei motivi per cui, quando Trump stava mettendo assieme la squadra di governo, tra novembre e dicembre 2016, si parlò di lui come possibile candidato al ministero federale dell’Agricoltura. Dopo aver diretto l’Agricoltura nel suo Stato natale, è stato deputato federale a Washington, eletto sull’onda del grande successo elettorale ottenuto dal Partito Repubblicano nel 1994.
Il plauso e il sostegno dei conservatori Brownback lo ha guadagnato come nemico dello Stato grassatore da un lato, dall’altro come paladino della lotta all’aborto, alla sperimentazione sulle cellule staminali embrionali umane e ai “matrimoni” omosessuali”. Come quando nel gennaio 2012 si rifiutò di mandare in soffitta la legge contro la sodomia vigente in Kansas, il mese dopo appoggiò una legge sulla libertà religiosa che impediva di mettere il bavaglio agli oppositori della dittatura del gender, nel 2014 fece di tutto per ignorare la legge federale che imponeva le unioni omosessuali e il 10 febbraio 2015 abrogò il decreto con cui gay e trans erano stati eretti a categoria protetta dell’impiego pubblico per volontà di un precedente governatore, quella Kathleen Sebelius che dal 2009 al 2014 è stata ministro della salute di Barack Obama, praticamente l’esecutrice dell’“Obamcare” che dal 2010 violenta le coscienze dei credenti imponendo loro di passare anche aborto e contraccezione nell’assistenza sanitaria garantita ai propri dipendenti. Per questo la lobby LGBT odia Brownback e per questo ha cercato di ostacolare la sua nomina ad ambasciatore per la libertà religiosa nel mondo.Cresciuto da metodista ma intiepiditosi negli anni, alla fede vissuta è tornato dopo essere sopravvissuto a un cancro nel 1995. Stavolta cercava però un’esperienza spirituale più radicale, più autentica. L’ha cercata nel mondo evangelical, ma nel 2002 l’ha trovata nel cattolicesimo insegnatogli in tutta la sua misteriosa bellezza da don C. John McCloskey III, sacerdote dell’Opus Dei con un passato da boss di Wall Street (ha lavorato alla Citibank e alla Merrill Lynch), un altro che non sbaglia un colpo. È infatti famoso per essere l’uomo che porta alla Chiesa Cattolica i conservatori protestanti o atei, meglio se illustri: tra le sue “reclute” famose ci sono il famoso medico ex abortista Bernard Nathanson (1926-2011), il grande giudice Robert H. Bork (1927-2012) e l’ex presidente della Camera federale Newt Gingrich.
Trump propose infatti ufficialmente il suo nome il 26 luglio. La ratifica di quella decisione da parte del Senato è poi stata rimandata nel tentativo di farla finire nel dimenticatoio e così, come di legge, il 31 dicembre 2017 è scaduta. Allora Trump l’ha ripresentata l’8 gennaio e finalmente il 24 gennaio è arrivato il voto finale: 49 a 49, Repubblicani contro Democratici, sui quali il peso della lobby LGBT è enorme. In realtà, i Repubblicani al Senato sono 51, ma due erano assenti: John McCain, che in Arizona sta combattendo il cancro al cervello che lo divora, e Bob Corker, che presenziava al World Economic Forum di Davos, in Svizzera. A far pendere finalmente la bilancia dalla parte giusta ci ha quindi pensato il vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, cui compete pure la presidenza del Senato.
Brownback ha rassegnato le dimissioni da governatore del Kansas il 25 gennaio e queste saranno effettive dal 31. È il primo uomo politico e il primo cattolico a diventare ambasciatore degli Stati Uniti per la libertà religiosa nel mondo: c’è un disperato bisogno sia dell’una cosa sia dell’altra. Perché la difesa dei princìpi non negoziabili, tra cui al primo posto la libertà religiosa, non è un dopolavoro, ma una quotidiana battaglia politica nel senso più nobile e assieme polemico del termine; e perché il piatto forte dell’ubiqua persecuzione religiosa è la cristianofobia, e la cristianofobia è anzitutto odio verso il cattolicesimo, l’unica forza sul serio non addomesticabile, come esperienzialmente comprendono anche quei non cattolici che sempre più spesso trovano nei cattolici i migliori paladini della libertà, i migliori interpreti delle leggi, gli uomini più autorevoli e credibili. I Sam Brownback, appunto.
Marco Respinti