Da AsiaNews del 03/02/2020
Shanghai (AsiaNews) – Seduti sul divano o sul “kang”, il letto scaldato dalla stufa; inginocchiati su un povero tappeto o sul pavimento; davanti a un tavolo addobbato come un altarino, i cattolici cinesi hanno celebrato anche ieri la domenica pregando nelle case. Da quando è scoppiata l’emergenza coronavirus, qualche giorno prima del Capodanno lunare, i vescovi di molte diocesi in Cina hanno dato indicazione di cancellare messe, raduni ed altre celebrazioni per evitare la diffusione della malattia. Per celebrare il giorno del Signore i pastori hanno suggerito di raccogliersi in piccoli numeri meditando la Parola di Dio e pregando. Così, sul tavolo che serve da altarino i fedeli hanno deposto una bibbia aperta, leggendone alcuni passi, hanno recitato il rosario, le litanie, le intercessioni.
Tutti, cattolici ufficiali e sotterranei pregano intensamente il Signore perché salvi la Cina in questa prova. Il vescovo di Pechino Giuseppe Li Shan ha chiesto ai suoi fedeli di leggere la bibbia, recitare il rosario, dare tempo alla preghiera, compiere sacrifici e fioretti. Mons. Pietro Shao Zhumin, vescovo non ufficiale di Wenzhou (Zhejiang) ha domandato ai suoi cattolici le stesse cose: recitare il rosario, fare preghiere alla Divina Misericordia; dire una preghiera a san Rocco, protettore degli appestati; scegliere un giorno alla settimana per digiunare, chiedendo a Dio la grazia della guarigione per la Cina.
Un altro aspetto rende simili i fedeli ufficiali e sotterranei: non potendo partecipare alla messa in chiesa, tutti loro hanno di fatto trasformato la loro casa in un “luogo di attività religiosa non registrato”, ciò che sarebbe contrario ai nuovi regolamenti religiosi. Come pure, contrario alle indicazioni del Fronte unito è la partecipazione di giovani al di sotto dei 18 anni alle funzioni sacre. “Di solito – dice un sacerdote – la domenica davanti alla porta delle chiese vi sono membri della polizia o dell’Associazione patriottica che cacciano via bambini e giovani minorenni. Ma con l’altarino in una stanza, i bambini sono a casa loro e il governo chiede a tutti di non uscire per diminuire la propagazione del virus”.
C’è chi pensa che forse l’emergenza coronavirus renderà più longanimi le autorità governative sulle regole religiose. Ma non è sempre così. In un villaggio del Nordest, i rappresentanti dell’Ufficio affari religiosi vanno casa per casa a verificare che i cattolici non espongano ai lati delle loro porte distici augurali per il Nuovo anno che contengano riferimenti a “Dio” o a “Gesù”. “Dovete – essi dicono – scrivere piuttosto qualcosa per celebrare il Partito o la nazione!”.
Chiusi nella loro ideologia, molti membri del Partito non si rendono conto che davanti all’emergenza è importante valorizzare il contributo di tutti.
Nei giorni scorsi, mons. Taddeo Ma Daqin, vescovo di Shanghai, agli arresti domiciliari dal 2012, ha scritto sul suo blog: “Leggo ogni giorno dell’aumento di nuovi casi, così anche il sudore e le lacrime del personale sanitario che combatte in prima linea. Leggo ogni giorno dell’esecuzione di misure di protezione da parte dei governi locali, così pure delle persone che sanno sempre meglio proteggersi e aiutarsi reciprocamente. Leggo ogni giorno dei tanti aiuti provenienti dagli amici all’estero, come pure dei fatti commoventi di aiuto alla città di Wuhan che arrivano da tutte le parti della Cina. Cina, nonostante le difficoltà, basta che restiamo uniti ed affrontiamo assieme questa situazione, e saremo sempre più prossimi alla luce. Continuiamo a pregare intensamente, Dio benedica la Cina! Forza Cina!”.
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