Gesù va accolto con gioia, come si fa con un amico o un parente che ci viene a trovare dopo tanto tempo. Questo il messaggio della III domenica di Avvento, detta Gaudete
di Michele Brambilla
Nel discorso per l’Angelus del 13 dicembre Papa Francesco propone un paragone molto pregnante: «l’invito alla gioia è caratteristico del tempo di Avvento: l’attesa della nascita di Gesù, l’attesa che viviamo è gioiosa, un po’ come quando aspettiamo la visita di una persona che amiamo molto, ad esempio un amico che non vediamo da tanto tempo, un parente… Siamo in attesa gioiosa. E questa dimensione della gioia emerge specialmente oggi, la terza domenica, che si apre con l’esortazione di San Paolo “Rallegratevi sempre nel Signore” (Antifona d’ingresso; cfr Fil 4,4.5)». La III domenica di Avvento, detta Gaudete proprio dall’invito iniziale a rallegrarsi, è contrassegnata dai paramenti rosa perché la Chiesa percepisce distintamente l’approssimarsi del Natale, in cui incontrerà il suo Sposo.
«Più il Signore è vicino a noi», dice il Papa, «più siamo nella gioia; più Lui è lontano, più siamo nella tristezza. Questa è una regola per i cristiani», dal cui volto dovrebbe trasparire tutta la bellezza della Redenzione. «Una volta un filosofo diceva una cosa più o meno così: “Io non capisco come si può credere oggi, perché coloro che dicono di credere hanno una faccia da veglia funebre”», ma Gesù non è venuto nel mondo per imporre ai discepoli una legge più rigida e spietata di quella mosaica. Come ricorda il Santo Padre, «Cristo è risorto! Cristo ti ama! E tu non hai gioia? Pensiamo un po’ a questo».
Il motivo della letizia che pervade il cattolico autentico è quindi lo stesso Gesù Cristo. San Giovanni Battista, figura centrale del Vangelo del giorno (cfr Gv 1,6-8.19-28), non incentrava il suo insegnamento sulle privazioni a cui si era volontariamente sottoposto: «tutti i Vangeli concordano nel mostrare come lui abbia realizzato la sua missione indicando Gesù come il Cristo, l’Inviato di Dio promesso dai profeti». Era quindi molto ascoltato, ma proprio perché era capace, afferma il Pontefice, di decentrarsi, rimandare costantemente ad un Altro. «Ecco» allora «la prima condizione della gioia cristiana: decentrarsi da sé e mettere al centro Gesù. Questa non è alienazione, perché Gesù è effettivamente il centro, è la luce che dà senso pieno alla vita di ogni uomo e donna che viene a questo mondo. È lo stesso dinamismo dell’amore, che mi porta a uscire da me stesso non per perdermi, ma per ritrovarmi mentre mi dono, mentre cerco il bene dell’altro».
La seconda condizione è non avere fretta, dato che lo stesso «Giovanni il Battista ha percorso un lungo cammino» di conversione «per arrivare a testimoniare Gesù. Il cammino della gioia non è una passeggiata. Ci vuole lavoro per essere sempre nella gioia», anche nei momenti di difficoltà.
Ci può forse aiutare la contemplazione del Bambinello nella povertà della grotta di Betlemme: si rinnova, così, la bella tradizione romana di portare le statuine di Gesù Bambino in piazza S. Pietro per farle benedire dal Papa. Serve anche, assicura lo stesso Pontefice, fissare lo sguardo sull’atteggiamento di Maria, che è invocata nelle Litanie lauretane come «causa della nostra letizia» avendo permesso, con il suo “si”, l’Evento che fatto esultare l’universo intero.
Lunedì, 14 dicembre 2020