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“Cavina: c’è un piccolo guerriero che vuole vivere. Lavoriamo per il suo bene, continuando a pregare”

27 Aprile 2018 - Autore: Alleanza Cattolica

Da Avvenire del 25/04/2018. Foto da articolo 

«Ho lavorato in stretta collaborazione con l’Ospedale Bambino Gesù. Le iniziative che riguardano il piccolo Alfie sono state prese di comune accordo, sempre nel rispetto del dialogo reciproco, per cercare insieme le soluzioni migliori per Alfie». È cauto monsignor Francesco Cavina, vescovo di Carpi, incaricato dal Papa mercoledì scorso durante l’udienza privata accordata, grazie ai suoi buoni uffici, a Tom Evans di «mantenere i rapporti con la Segreteria di Stato perché il Bambino Gesù faccia tutto il possibile per potere accogliere Alfie» che – dice Cavina all’agenzia Sir – «è un piccolo guerriero che vuole vivere». «Ora – aggiunge poi in una nota – si sta operando su tutti i fronti. La cosa assolutamente incomprensibile è la non volontà di offrire una possibilità diversa ad Alfie. Una decisione che va contro ogni logica umana, di razionalità e di buonsenso». In questa settimana la diplomazia vaticana si è mossa con grande discrezione e altrettanta concretezza. A darle un volto pubblico Mariella Enoc, presidente del Bambino Gesù, che nella drammatica giornata di lunedì si è recata a Liverpool, spiega Cavina, «per esprimere da un punto di vista “quasi fisico’ la volontà della Santa Sede e del Pontefice che i genitori di Alfie possano avere la libertà di portare il loro bambino dove ritengono sia necessario per le sue cure». Il Bambino Gesù da tempo «si è dimostrato pronto a fare fronte a qualsiasi richiesta e per l’immediato trasferimento del piccolo». Monsignor Cavina sottolinea una «ostinazione anti-curativa che si pone all’opposto delle cure palliative: il bambino doveva morire dopo poco tempo dal distacco del ventilatore e invece continua a respirare e a vivere. I medici come spieganoquesto fatto? E soprattutto: cosa stanno facendo per garantirgli di continuare a vivere?». Indispensabile continuare a pregare: «A fronte di ciò che è umanamente impossibile noi come credenti abbiamo un’ulteriore arma: la forza della preghiera.

L’appello per creare una rete di preghiera ha avuto risonanza oltre ogni aspettativa. Alfie, anche dopo che i medici hanno staccato il respiratore, ha continuato a vivere: ora, sempre supponendo che la diagnosi fatta a Liverpool fosse corretta, siamo di fronte a un miracolo frutto dell’intercessione della preghiera cui tantissimi si sono rivolti, in modo privato o insieme nelle parrocchie e nelle diverse realtà ecclesiali».

 

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