Di Mariolina Ceriotti Migliarese da Avvenire del 04/04/2021
Ci sono, nel periodo intorno alla Pasqua, alcune consuetudini che tuttora persistono; tra queste penso per esempio a quelle che una volta si chiamavano le pulizie di primavera: complice il sole, che fa impietosamente risaltare la polvere depositata dall’inverno in ogni angolo, abbiamo voglia di una casa più pulita, più ordinata, più “nuova”. Penso che questo desiderio di ordine, di nuovo e di bello, che avvertiamo soprattutto con la primavera, non abbia solo evidenti motivazioni pratiche, ma che rimandi segretamente a una dimensione psicologica più profonda: senza che ne abbiamo piena consapevolezza, il nostro inconscio percepisce infatti che la lotta al disordine e al caos si collega con il desiderio tutto umano di contrastare per quanto possibile l’avanzare della morte. Un desiderio che è sempre presente, ma che si riattiva in modo particolare quando la natura della quale anche noi facciamo parte si risveglia, dando nuova forza alla nostra voglia di vita e alla speranza. Il mondo nel quale viviamo ha costruito una mitologia positiva intorno al disordine, collegandolo con l’idea di vitalità, di trasgressione e di libertà; la parola “ordine” ha preso invece una connotazione negativa e imprigionante, perché appare piuttosto collegata alle cose prevedibili, noiose e ripetitive: un già noto che non attira e non diverte, cui si può eventualmente rassegnarsi, ma che non è certo da auspicare.
Eppure, una parte di noi conosce un modo diverso di intendere le cose: malgrado ogni sforzo per liberarci dal legame con la nostra natura, continuiamo infatti ad avvertire che siamo parte di un universo che è stato creato secondo un ordine stupefacente; un universo in cui niente è casuale, e dove ogni più piccola parte è collegata alle altre con un disegno che desta meraviglia. È un universo dotato di ordine, di senso e di bene: il male si annida là dove questa armonia si interrompe dando origine alla frammentazione, alla disgregazione e alla divisione. La morte, che è il male più grande, non è in fondo altro che il prevalere del caos sull’ordine perfetto che governa il funzionamento del nostro organismo: il proliferare caotico delle cellule nei tumori, l’interruzione del ripetersi costante di sistoli e diastoli, l’eccesso o il difetto nella produzione delle sostanze vitali, l’alterarsi dei meccanismi che garantiscono lo smaltimento delle sostanze nocive. Ciò che è buono e vitale ha sempre un ritmo; ciò che è buono e vitale ha connessioni ordinate con la realtà di cui fa parte: non si muove da solo, ma secondo una sinergia.
Quando, almeno per un momento, smettiamo di correre e di fare rumore, avvertiamo una profonda nostalgia per l’armonia che riusciamo ancora a intravvedere: intuiamo che la nostra vita sarebbe più serena se potesse trovare il ritmo giusto, che tutto sarebbe più bello se ogni cosa fosse al suo posto; che anche noi abbiamo bisogno di quelle sinergie speciali con gli altri che chiamiamo famiglia e comunità, e che rispondono ad un proprio ordine. Sentiamo anche che ci piacerebbe ritrovare un contatto più profondo con la natura, e che sarebbe bello riscoprire i nostri sensi uno per uno, e imparare di nuovo a vedere, sentire, gustare, toccare, apprezzare i profumi delle cose: sensi che potrebbero tornare ad essere davvero una porta aperta sulla bellezza del creato.
All’arrivo della primavera tutto questo risuona con più forza, e anche i nostri desideri di bellezza si risvegliano; trovo molto bello pensare che la Pasqua, con il suo messaggio dirompente di vittoria definitiva sulla morte, si collochi per noi proprio in questo periodo dell’anno. Trovo bello pensare che anche mettersi a pulire a fondo la casa, dare nuovo ordine alle cose, mettere fiori freschi nei vasi o nuove piante sul terrazzo siano un modo di accompagnare la Resurrezione del Signore: un modo di attenderlo, di pensarlo, di celebrarlo, di ringraziarlo. Un piccolo modo concreto per far vincere la vita.