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““Chi mette in dubbio la santità di Giovanni Paolo II, e ci sono anche diversi cattolici, non sa quel che dice”. Parla il cardinale Ruini”

23 Novembre 2020 - Autore: Alleanza Cattolica

Di Matteo Matzuzzi da Il Foglio del 20/11/2020

Il New York Times scrive che Giovanni Paolo II è stato fatto santo troppo presto, il National Catholic Reporter invita a sopprimerne il culto in America. Anziché su Theodore McCarrick, il Rapporto a lui dedicato e contenente in 447 pagine tutte le malefatte dell’ex arcivescovo di Washington, lo sguardo degli os­servatori è andato subito a Karol Wojtyla, cercando il suo nome nell’imponente documento pubblicato una settimana fa dal Vati­cano. Sapeva o non sapeva, Giovanni Paolo II, chi era in realtà McCarrick? E se lo sapeva, perché l’ha promosso alla sede di Wa­shington con tanto di berretta cardinalizia? Camillo Ruini, cardina­le, è stato per due decenni stretto collaboratore del Pontefice polac­co, vicario di Roma e presidente della Cei. A lui chiediamo di commentare quanto si sta scrivendo e dicendo circa Karol Wo­jtyla.

Cominciamo da quanto scrive il New York Times: in effetti, il processo di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II è iniziato subito dopo la sua morte, nel 2005, senza attendere i cinque anni prescritti. Perché si è proceduto cosi? “Ricordiamo tutti la sera della morte di Giovanni Paolo II, l’enorme folla radunatasi, la commozione, il grido ‘santo subito’. Poi la gigante­sca partecipazione di popolo culminata nel funerale a cui hanno partecipato anche tanti capi di stato: è stato un apogeo della Chiesa cattolica, nel quale è difficile non vedere la mano di Dio. Il cardinale Tomko ha preso l’iniziativa di raccogliere le firme dei cardinali che intendevano chiedere al futuro Papa di di­spensare dall’attesa di cinque anni: hanno firmato in più di ottanta. Tomko ha consegnato a me, come cardinale vicario, la petizione. Nella prima udienza concessami da Benedetto XVI gliel’ho presentata e il nuovo Papa ha subito acconsentito. Per il resto il processo di beatificazione, e poi quello di canonizzazio­ne, si sono svolti con assoluta regolarità, nel rispetto di tutte le norme. La rapidità con cui si è giunti alla canonizzazione dipen­de in larga misura dal fatto che, sia per la beatificazione sia per la canonizzazione, non si è dovuto attendere nemmeno un giorno per avere a disposizione i miracoli richiesti dalle norme, e quali mira­coli! Cosi il 1° maggio 2011 Giovanni Paolo II è stato proclamato Beato da Benedetto XVI e il 27 aprile 2014 è stato proclamato Santo da Papa Francesco, insieme a Giovanni XXIII. Il culto di san Giovanni Paolo II è quanto mai vivo e diffuso, come dimostra­no anche i tanti pellegrini che vanno a pregare alla sua tomba”.

Cosa si sente di dire quando viene messa in dubbio la “santità ” di Giovanni Paolo II? “Essendo stato per quasi vent’anni a stretto con­tatto di Giovanni Paolo II ho maturato progressivamente la convinzio­ne di avere a che fare con un grande santo, oltre che con un grande uomo. Mi ha colpito fin dall’inizio l’intensità della sua preghiera: vi si immergeva subito e totalmente, appena le circostanze lo permetteva­no, e niente di ciò che accadeva all’intorno lo distraeva. Mi stupiva la sua straordinaria capacità di perdonare: mi capitava spesso di dover­gli segnalare opposizioni, anche molto aspre, alla linea del suo pontificato e alla sua stessa persona. La reazione del Papa era rivolta anzitutto a comprendere e in qualche misura a giustificare queste opposizioni, mai a ipotizzare ritorsioni. Giovanni Paolo II era total­mente distaccato dai beni terreni, alle sue cose personali provvedeva la carità di qualche buona persona. Era invece quanto mai sollecito di aiutare i poveri, a cominciare dai ‘popoli della fame’, ad esempio quelli del Sahel. Chi mette in dubbio la sua santità è accecato dai preconcetti e non sa quello che dice. Dispiace soprattutto quando sono dei cattolici a prendere tali posizioni”.

Però, anche leggendo il Rapporto su McCarrick, si possono capire le sottolineatu­re che rilevano una certa superficialità da parte di Wojtyla. Molti sostengono che questa superficialità era il modus operan­di in relazione al governo della curia e alle nomine episcopali. Dal Rapporto sembrerebbe di vedere un Papa che dele­gava troppo ai suoi collaboratori.

“Giovanni Paolo II – dice il cardinale Camillo Ruini al Foglio – sceglieva con cura i suoi più stretti collaboratori e dava loro grande fiducia, era tutt’altro che un accentratore. Per lui accentrare era il modo più sicuro per sbagliare e per tra­scurare ciò che è essenziale. Al tempo stesso aveva un senso altissimo della pro­pria responsabilità e della propria mis­sione, pienamente compresa la dimensio­ne del governo. Quando si trattava di deci­sioni importanti, come sono certamente le nomine dei vescovi, specialmente di quelli delle grandi sedi, era solito pren­dere tempo prima di decidere e dedicava questo tempo alla preghiera e alla rifles­sione. Non entro nella questione della no­mina di McCarrick, perché non la conosco e non vi ho preso parte, dato che esulava dai miei compiti che riguardavano la dio­cesi di Roma e la Chiesa italiana. Posso dire però che accusare Giovanni Paolo II di superficialità è falso e profondamente ingiusto: niente, nel suo modo di essere e di operare, era superficiale”.

Tra i collaboratori, al centro delle pole­miche c’è il cardinale Stanislaw Dziwisz, che fu segretario particolare di Giovanni Paolo II. Non sono pochi coloro che so­stengono che sarebbe lui il responsabile di tante scelte compiute da Giovanni Pao­lo II, a cominciare proprio dalla decisio­ne di mandare McCarrick a Washington. Che influenza aveva mons. Dziwisz sul Pontefice polacco? “Il cardinale Dziwisz, allora don Stanislao per tutti noi stretti collaboratori del Papa, è un prete vero, dedito fino in fondo al suo ministero. Ver­so Giovanni Paolo II è stato totalmente fedele. Il Papa si fidava molto di lui rite­nendolo, ben a ragione, un prezioso e sempre leale aiuto. Ricordo però un epi­sodio, accaduto nel gennaio 2005, nel qua­le il Papa contraddisse con molta energia don Stanislao. Lo cito per mettere in chia­ro che l’influsso di don Stanislao, anche nell’ultimo periodo del pontificato, non era tale da sovvertire i ruoli: chi decideva era il Papa. E lo stesso don Stanislao non avrebbe mai voluto che le cose stessero diversamente”.

Ma è credibile la tesi secondo cui Gio­vanni Paolo II sarebbe stato intimidito dall’esuberanza e dalla potenza di McCarrick? “Pensare che McCarrick, o an­che persone molto più importanti di lui, potessero intimidire Giovanni Paolo II è semplicemente ridicolo. E’ rimasta cele­bre la sua frase di inizio del pontificato, ‘Non abbiate paura’, e personalmente Giovanni Paolo II non aveva paura di nes­suno sulla terra. In tante circostanze ho potuto constatare che il coraggio, sia fisi­co sia morale, era in lui qualcosa di natu­rale. Il non aver paura e il non farsi inti­midire andavano di pari passo con una grande attenzione e un grande rispetto per ciascuna persona, comprese le più umili, e a maggior ragione per i vescovi: per questo Giovanni Paolo II era molto prudente nel prendere per buone le accu­se contro le persone”.

Lei (non da solo) ha sempre detto che Giovanni Paolo II era un uomo capace di raccogliersi per ore in preghiera. Doman­do: è pensabile che non ponderasse bene le proprie scelte? “Questa domanda mi dà la possibilità di ritornare su un aspetto a cui già accennavo e di approfondirlo un poco. Nelle sue scelte questo Papa si po­neva davanti a Dio e le decisioni le pren­deva non solo in coscienza ma al cospetto di Dio. Tutto ciò non significa che l’una o l’altra decisione non potesse essere di fat­to sbagliata. Esclude però che fosse una decisione poco responsabile e presa alla leggera. Ho avuto la fortuna di essere per tanti anni vicino a Giovanni Paolo II e ho avvertito sempre più che egli viveva e agi­va tenendosi unito al Signore”.

Cosa risponde a quanti sostengono che sarebbe preferibile attendere alcuni de­cenni prima di considerare la canonizza­zione di un Pontefice? Dopotutto, per se­coli non è stato iscritto nel catalogo dei Santi alcun Papa… “È vero che da Pio X in poi gran parte dei pontefici è stata ca­nonizzata, mentre prima per molti secoli ciò accadeva di rado: uno dei motivi è che parecchi papi sono stati tutt’altro che esemplari. È altrettanto vero però che dall’inizio fino all’VIII secolo quasi tutti i papi sono santi, come attesta l’Annuario pontificio. Tra i Pontefici recentemente canonizzati l’unico giunto a questo tra­guardo in soli nove anni è stato Giovanni Paolo II, per i motivi che ho detto. Per tutti gli altri si sono impiegati alcuni de­cenni, come oggi da qualche parte viene auspicato. Il mio personale parere è che i papi quanto alla santità vadano conside­rati, nella misura del possibile, come ogni altro membro della Chiesa, senza corsie preferenziali e senza penalizza­zioni”.

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