Il cinema oltre i soldi e l’intrattenimento, la fine del Movimento 5 Stelle, l’informazione non necessaria
di Luca Bucca
– La settimana scorsa il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha nominato i nuovi esperti della commissione cinema per la valutazione dei progetti e per l’attribuzione dei contributi selettivi, una forma di sostegno, insieme al credito d’imposta, alle attività cinematografiche, recentemente oggetto di riforma da parte del precedente ministro Gennaro Sangiuliano, di concerto con l’omologo dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, nell’ottica di una maggiore trasparenza e per evitare fenomeni clientelari in un settore, oltretutto, non certo pluralista, ma per decenni dominato dall’egemonia culturale della sinistra. Non è solo una questione economica, però, né si tratta di mero intrattenimento. Tutt’altro: lo insegnava bene già oltre sessant’anni fa Plinio Corrêa de Oliveira, per il quale «se qualcuno, per esempio, riuscisse a far cessare le proiezioni cinematografiche o le trasmissioni televisive immorali o agnostiche, avrebbe fatto per la Contro-Rivoluzione molto di più che se avesse provocato la caduta di un governo di sinistra, nella routine di un regime parlamentare».
– Indipendente dall’esito dello scontro tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo (e Davide Casaleggio) e dalla costituente in corso in questi mesi, la parabola del Movimento 5 Stelle è ormai giunta al termine. A 15 anni dalla fondazione ufficiale (era il 4 ottobre del 2009) il “contenitore politico” di Grillo è ormai un partito come tutti gli altri, posizionato senza ambiguità a sinistra in Italia e in Europa, ormai privo di ogni originalità, positiva o negativa che si voglia giudicare. Di questa esperienza rimane, però, almeno un insegnamento da tenere a mente: l’antipolitica non porta mai niente di buono. Il sentimento antipolitico in Italia non è certo scomparso e solo una buona politica può evitare nuove recrudescenze.
– È comprensibile che un giornalista abbia tra le mani uno scoop e lo voglia divulgare, ma alcuni recenti contenuti, relativi a efferati delitti, resi di pubblico dominio suscitano più di qualche dubbio deontologico, etico e morale. Senza sollevare questioni troppo elevate, resta da chiedersi se davvero sia utile, o non faccia invece del male, solo per fare qualche esempio tra quelli più noti e recenti, ascoltare la confessione in diretta di un uomo che il giorno prima ha strangolato la madre, l’interrogatorio e la lettera ai genitori del ragazzo che ha ucciso l’ex-fidanzata, i dettagli perniciosi sulla vita della madre infanticida.
Mercoledì, 2 ottobre 2024