Di Gabriele Cappi da Tempi del 08/10/2023
L’Armenia è sola, abbandonata. Una nazione che ha visto il suo territorio estendersi dalla Cilicia al mar Caspio e ora rischia di perdere anche i pochi chilometri scampati a un secolo di imperialismo turco e pressione azera.L’ultimo fosco capitolo di questa vicenda ha visto l’Azerbaigian isolare ed affamare la regione del Nagorno-Karabakh per poi attaccare e distruggere, con l’avvallo di Mosca, la libera repubblica dell’Artsakh.Per provare a capire meglio l’intricato guazzabuglio geopolitico abbiamo raggiunto l’ambasciatore armeno in Italia, Tsovinar Hambardzumyan.Ambasciatore, l’Armenia in queste ore sembra lasciata al suo destino dall’Unione Europea, dalla Russia e dagli Stati Uniti. È davvero così?Le tre potenze da lei menzionate sono state coinvolte nella mediazione del conflitto del Nagorno Karabakh: Stati Uniti, Russia e Francia per conto anche dell’Unione Europea in qualità di co-presidenti del Gruppo Osce di Minsk. Naturalmente questi paesi hanno lavorato per più di 25 anni cercando di risolvere il conflitto, ma penso che quando una delle parti non vuole risolvere il conflitto non è facile neanche per i mediatori. Poi la situazione è cambiata con lo scoppio del conflitto ucraino, quando queste 3 potenze si sono rifiutate di lavorare insieme, il che ha reso le cose molto più complicate.Infatti, i tre paesi hanno lanciato decine di appelli dopo la guerra del Nagorno Karabakh del 2020, anche dopo il blocco da parte dell’Azerbaigian del corridoio di Lachin condannando il popolo alla fame, ma come avete visto l’Azerbaijan non ha tenuto conto di questi appelli. L’atteggiamento dell’Europa e degli Stati Uniti è stato troppo civile con l’Azerbaigian, mentre quest’ultimo, incoraggiato dalla Turchia, li ha semplicemente ignorati. Solo ora il Parlamento europeo sta votando una risoluzione che fa riferimento a delle sanzioni contro l’Azerbaigian, quando l’intera popolazione è stata già sfollata forzatamente dalla propria terra.Adesso, dire che questi poteri ci hanno abbandonato, sarebbe una definizione troppo dura, ma se mi chiede se hanno fatto abbastanza per fermare gli aggressori e per prevenire la pulizia etnica, la mia risposta è “no”.E la Russia?Dalla Russia, invece, avendo dei rapporti di alleanza strategica, ovviamente ci aspettavamo molto di più, più che da chiunque altro. Del resto è la Russia che attraverso le sue forze di pace aveva l’obbligo di garantire la sicurezza della popolazione del Nagorno Karabakh, ma è successo quello che è successo.La presidente Ursula von der Leyen un anno fa volava in Azerbaigian per firmare nuovi accordi sul gas e definiva Baku un “partner affidabile”… cosa si sente di dirle ora?Sono convinta che la presidente von der Leyen non aveva idea che le sue parole sull’Azerbaigian come un partner economico importante sarebbero costate centinaia di vite armene. La von der Leyen non avrebbe immaginato che il suo incoraggiamento al presidente dell’Azerbaigian come importante partner economico sarebbe stato percepito come un via libera per assediare un’intera popolazione, per poi attaccarla e sottometterla alla pulizia etnica.L’Onu alla luce degli ultimi avvenimenti ha inviato frettolosamente degli osservatori in Artsakh. Non pensa che sia un po’ tardi ora? Non solo tardi. Ma l’Onu ha anche accettato l’invito di uno Stato autocratico ad andare a visitare il Nagorno Karabakh, nei luoghi e nei tempi definiti dalle autorità azere. Mentre per 30 anni l’Armenia chiedeva di inviare lì una missione, soprattutto dopo la seconda guerra del Nagorno Karabakh, ma la nostra voce non è stata ascoltata.Ricordiamo che dopo il blocco del Corridoio di Lachin, per mesi, la parte armena è stata impegnata con l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari e con altre unità del Segreteria delle Nazioni Unite, chiedendo l’invio di una missione delle agenzie dell’Onu nel Nagorno Karabakh per valutare la situazione umanitaria e dei diritti umani emersa a seguito del blocco, nonché per affrontare i bisogni umanitari della popolazione. La questione è stata sollevata più volte con le Nazioni Unite, ma la visita della delegazione ha avuto luogo solo quando, dopo la pulizia etnica, con il Nagorno Karabakh completamente privo della sua popolazione indigena.Sempre l’Onu afferma di non aver trovato segni di violenza o possibile genocidio, ma parlando con i profughi a noi risulta il contrario. Chi ha ragione?Non nascondo che per noi è stata una grande delusione vedere la visita della delegazione guidata dal Coordinatore permanente delle Nazioni Unite in Azerbaigian in Nagorno Karabakh e il comunicato stampa diffuso con i suoi “risultati”.Per mesi, molte organizzazioni internazionali per i diritti umani, giuristi indipendenti e studiosi di genocidio hanno espresso preoccupazione per il pericolo esistenziale per popolazione del Nagorno-Karabakh, sottolineando il rischio di crimini atroci, che, di fatto, sono stati completamente ignorati dalle Nazioni Unite.Il comunicato stampa successivo alla visita non riflette in alcun modo la situazione sul campo: non vi è alcun riferimento alle numerose vittime e ai feriti a causa dell’attacco dell’Azerbaigian, dalla distruzione mirata delle infrastrutture civili, al blocco del corridoio di Lachin per più di 9 mesi e alla conseguente crisi umanitaria, al rapimento dei cittadini dal posto di blocco illegale vicino al ponte Hakari e altri fatti ormai noti. Sfortunatamente, la visita della delegazione del coordinatore permanente delle Nazioni Unite in Azerbaigian è stata utilizzata dall’Azerbaigian per promuovere la propria propaganda e per ripulire la propria immagine, alla luce dei tanti crimini commessi.L’Armenia si aspetta una risposta inequivocabile da parte delle Nazioni Unite rispetto alla pulizia etnica nel Nagorno Karabakh, alle gravi violazioni dei diritti umani fondamentali del suo popolo in conformità con i principi fondamentali del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite.L’Italia è uno dei pochi paesi al mondo a riconoscere lo sterminio degli armeni; tuttavia, continua a comprare gas e vendere armi al regime di Ilham Aliyev, vi sentite traditi dal governo italiano?I rapporti tra l’Armenia e l’Italia sono basati sulla secolare storia comune, stretti legami culturali, amicizia, fiducia tra i nostri antichi popoli e valori comuni. È proprio in Italia che l’Armenia e Roma, come due antiche civiltà, si possono vedere sulla stessa mappa. E non credo che il petrolio e il gas possono diminuire i nostri rapporti con l’Italia oppure far tacere l’Italia contro crimini e ingiustizia.Il Ministero degli Esteri italiano ha rilasciato una dichiarazione invitando l’Azerbaigian a fermare le operazioni militari, ma naturalmente ci aspettavamo di più. Ci aspettiamo di più da un Paese di cui l’art 11 della Costituzione sancisce che «l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Ci aspettiamo di più da un Paese la cui legislazione proibisce la vendita di armi verso i Paesi in stato di conflitto armato e verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell’Ue o del Consiglio d’Europa. Ci aspettiamo di più da un Paese che si posiziona come una delle democrazie più avanzate al mondo, che ha a cuore la giustizia e i diritti umani indipendentemente dagli interessi economici.Ma intanto io vorrei cogliere questa occasione e esprimere la mia più profonda gratitudine a questo meraviglioso popolo, il popolo italiano, per la sua sensibilità verso la giustizia. Durante l’ultimo attacco dell’Azerbaigian i telefoni dell’ambasciata squillavano in continuazione per le telefonate dei comuni cittadini per esprimere il sostegno al popolo armeno.Ringrazio tutti i senatori e onorevoli, consiglieri comunali e regionali, intellettuali, professori universitari, studenti, scrittori, giornalisti, rappresentati della società civile, tutti coloro che ci hanno aiutato a superare la sfida più difficile che è capitata all’Armenia durante questi anni da Stato indipendente. È particolarmente importante per noi armeni avere amici che sono guidati dai forti valori.Se oggi una persona volesse aiutare l’Armenia cosa si sente di consigliare? Io consiglierei prima di tutto di non tacere davanti all’ingiustizia e a quello che sta accadendo oggi nel Nagorno Karabakh, di essere guidati sempre dalla propria coscienza e dal proprio cuore e non dagli interessi materiali. Gli interessi sono passeggeri. Alla fine, ciò che ti perseguita per tutta la vita è la coscienza.Erdogan e Aliyev hanno più volte detto che sono “due nazioni un solo popolo”, ho l’impressione che l’avanzata turco-azera non sia finita qui… o sbaglio? Il pericolo c’è sempre, ma forse sono ottimista sul fatto che, nonostante tutto quello che è successo, l’Azerbaigian, ispirato dall’appoggio della Turchia, non compirà un’azione così folle. Spero anche che l’Azerbaigian capisca bene che non può ignorare totalmente l’opinione della comunità internazionale a lungo andare, questo modo di fare politica non fa parte della cultura occidentale. L’Azerbaigian ha ancora l’ambizione di collaborare con l’Europa, almeno per vendere il suo gas, e quindi dovrà tenere conto dell’opinione del mondo occidentale.Per quanto riguarda la propaganda da parte dell’Azerbaigian e della Turchia sul cosiddetto “corridoio”, questa è un’aspirazione di questi due paesi che mirano all’unificazione e al panturchismo attraverso il sud dell’Armenia. Cosa che dovrebbe preoccupare anche l’Europa.Comunque, l’unico accordo che abbiamo con gli azeri – cioè l’unico documento firmato – riguarda lo sblocco di tutte le vie di comunicazione nella regione. E l’Armenia ha sempre espresso la sua disponibilità a rispettarlo. Inoltre, quell’unico documento che l’Armenia ha firmato prevedeva il libero movimento attraverso il corridoio di Lachin, un obbligo che l’Azerbaigian non ha mai rispettato, portando alla deportazione forzata dell’intera popolazione.C’è ancora speranza per l’Armenia? Certamente. Gli armeni hanno una storia e civiltà plurimillenarie, culla del cristianesimo. L’Armenia è un paese democratico. L’Armenia è forte perché sta dalla parte giusta, quella del diritto, ma soprattutto quella della giustizia.