Il 13 maggio 2021 il giornalista Andrea Morigi, di Alleanza Cattolica, è stato audito informalmente, in qualità di esperto, dall’Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi parlamentari, della Commissione Affari Esteri ed Emigrazione del Senato della Repubblica, nell’ambito dell’esame del Doc. CCLXI, n. 1, concernente Relazioni sulle iniziative finanziate con le risorse del fondo destinato a interventi di sostegno alle popolazioni appartenenti a minoranze cristiane oggetto di persecuzioni nelle aree di crisi (anno 2019). Titolo redazionale.
Andrea Morigi, Cristianità n. 409 (2021)
Sono innanzitutto grato al presidente e ai membri della Commissione per avermi dato l’opportunità di esporre alcuni aspetti relativi alla persecuzione che colpisce i cristiani a livello globale. Il tema è da oltre due decenni al centro delle mie ricerche, pur nell’ambito di una difesa della libertà religiosa intesa come diritto di ogni singola persona e delle comunità, al di là della fede professata, anzi in senso lato anche come difesa della scelta di rifiutare ogni riferimento e appartenenza confessionale.
Il quadro giuridico internazionale
La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, promulgata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 1948, sancisce che «ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti». L’Atto finale della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa, redatto a Helsinki, il 1° agosto 1975, stabilisce che «gli Stati partecipanti riconoscono e rispettano la libertà dell’individuo di professare e praticare, solo o in comune con altri, una religione o un credo agendo secondo i dettami della propria coscienza».
Le Carte, purtroppo, non sempre sono rispettate. Talora vengono ignorate, se non stracciate. Oppure il loro contenuto viene depotenziato, riadattato e piegato ad altre istanze: così è nel caso della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo nell’Islam, approvata al Congresso dei ministri degli Esteri dell’Organizzazione della Conferenza Islamica tenutosi a il Cairo, nell’agosto 1990, e della Dichiarazione Islamica Universale dei Diritti dell’Uomo «solennemente proclamataa Parigi nel Palazzo dell’Unesco nel 1981» (1), che «[…] esprimono posizioni ancora molto distanti, e in taluni punti di vera rottura, rispetto alla cultura egualitaria ed emancipatrice espressa dai diritti universali dell’uomo» (2), specialmente nei confronti dei non-musulmani. Questi ultimi in alcuni Paesi a maggioranza islamica sono considerati cittadini di serie B e privati, come singoli e come comunità, di diritti non solo di culto ma anche di religione, riconosciuti invece alla maggioranza, come la possibilità di evangelizzare e di predicare liberamente. Di tale condizione d’inferiorità soffrono paradossalmente gli stessi musulmani, ai quali è impedita la conversione ad altre religioni, divieto talvolta sancito dai codici penali che prevedono pene detentive per gli apostati e in qualche caso la loro condanna a morte.
Un discorso a parte meritano le leggi cosiddette «anti-blasfemia» — in primis la norma contenuta nel codice penale del Pakistan —, sorte agli onori delle cronache con il «caso Asia Bibi», volte a impedire le offese contro il Corano e il profeta dell’islam, ma utilizzate come strumento per tacitare i non-musulmani ed escluderli dalla partecipazione alla vita pubblica, impedendo loro l’annuncio di fede e la missione. Anche in altre culture l’applicazione pratica dei postulati che tutelano il diritto alla libertà di coscienza viene distorta dalla concezione sociale prevalente, che tende a marginalizzare le minoranze, come in India, dove sono state promulgate negli scorsi decenni alcune leggi cosiddette «anticonversione» volte a colpire movimenti religiosi considerati estranei alle tradizioni induiste.
Oppure le garanzie per i singoli cittadini vengono fatte passare attraverso il filtro dell’ideologia ufficiale promossa dalle istituzioni pubbliche, particolarmente nella Repubblica Popolare Cinese (3), a Cuba (4) e nella Corea del Nord (5), dove vige sotto mentite spoglie l’ateismo di Stato che subordina alle direttive del partito comunista ogni attività di culto e di evangelizzazione mentre i credenti che trasgrediscono vengono multati, incarcerati in campi di rieducazione in condizioni disumane, condannati ai lavori forzati, torturati e talvolta uccisi, in special modo se presi di mira, come i musulmani uighuri (6) e i buddisti tibetani (7). In taluni casi, si registra una persecuzione di tipo amministrativo, che nasconde un intento politico come in Venezuela, le cui scuole cattoliche denunciano una minaccia alla loro autonomia da parte del ministero del Potere Popolare per l’Educazione (8).
Crimini d’odio
Nell’anno 2020, secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, sono stati uccisi nel mondo venti missionari cattolici: otto sacerdoti, un religioso, tre religiose, due seminaristi e sei laici. Secondo la ripartizione continentale, il numero più elevato torna a registrarsi in America, dove sono stati uccisi cinque sacerdoti e tre laici. Segue l’Africa, dove sono stati assassinati un sacerdote, tre religiose, un seminarista e due laici. In Asia sono stati uccisi un sacerdote, un seminarista e un laico. In Europa, un sacerdote e un religioso. Negli ultimi venti anni, dal 2000 al 2020, sono stati uccisi nel mondo 535 operatori pastorali, di cui cinque vescovi (9). Nel decennio 1980-1989 hanno perso la vita in modo violento 115 missionari. Tale cifra però è senza dubbio in difetto poiché si riferisce solo ai casi accertati e di cui si è avuta notizia. Il quadro riassuntivo degli anni 1990-2000 presenta un totale di 604 missionari uccisi, considerando che il genocidio del Ruanda, nel 1994, ha provocato almeno 248 vittime fra il personale ecclesiastico. Negli anni 2001-2019 il totale degli operatori pastorali uccisi è di 485 (10).
Un panorama esaustivo delle limitazioni che i cristiani e i credenti di altre religioni subiscono in numerosi Paesi del mondo è nel Rapporto sulla Libertà Religiosa curato dalla fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che Soffre, che denuncia la condizione di 416 milioni di cristiani minacciati dalla persecuzione e spesso costretti dai conflitti a lasciare le proprie terre d’origine. Scompaiono, così, intere comunità cristiane dall’Iraq e dal Medio Oriente, nonché dall’Africa, in particolare in Nigeria e in Somalia, in seguito agli attacchi sanguinari compiuti da terroristi islamisti che fanno riferimento alla galassia dell’ISIS o di Al Qaeda.
Il Rapporto 2020 dell’USCIRF, la Commissione degli Stati Uniti sulla Libertà Religiosa Internazionale, pubblicato nell’aprile 2020, fa stato di diverse situazioni di mancato rispetto dei diritti dei cristiani, senza trascurare gli appartenenti ad altre fedi (11).
L’Ungheria nel 2016 ha istituito un Sottosegretariato per la Difesa dei Cristiani del Mondo, mentre altri governi — fra i quali l’Italia, la Germania, i Paesi Bassi, l’Austria e gli Stati Uniti d’America — hanno contribuito concretamente a riparare allo sterminio dei cristiani compiuto dallo Stato Islamico in Iraq. Il 17 agosto 2020 i rappresentanti dei governi dell’Ungheria e della Polonia hanno firmato a Budapest un memorandum d’intesa sulla cooperazione umanitaria per il sostegno dei cristiani e delle altre comunità religiose perseguitate nel mondo.
La Repubblica Italiana intrattiene relazioni diplomatiche e commerciali con numerosi Stati, nei quali non solo vengono negati i diritti più elementari ai cittadini di religione cristiana o in generale ai credenti, ma è in atto una vera e propria deportazione in campi di concentramento di migliaia di persone, allo scopo di cancellarne l’identità culturale e confessionale. Talvolta, come nel caso del recente conflitto armato fra Azerbaigian e Armenia, si sono registrate torture ai danni dei prigionieri di guerra armeni, senza peraltro che a livello ufficiale nessuno abbia invocato sanzioni economiche nei confronti del regime di Baku (12).
Solo ultimamente sono affiorate nelle assemblee legislative nazionali alcune proposte per impegnare il governo a inserire il rispetto della libertà religiosa e delle minoranze cristiane fra i criteri che il ministero degli Esteri deve tenere in considerazione per erogare aiuti e fondi della cooperazione internazionale. In Occidente, che comunemente si ritiene la culla della libertà se non il suo baluardo, The International Service for Human Rights denunciava già nel 2007 «[…] un innegabile incremento di atti di cristianofobia negli ultimi anni, alimentato in alcune regioni dal secolarismo dogmatico e dalla ideologia anti-religiosa dominante», osservando che particolarmente «in Europa la separazione di Stato e Chiesa e il rifiuto della religione, conduce non soltanto a una cultura antireligiosa, ma anche a intolleranza contro ogni pratica religiosa» (13). Precedentemente, nel 2003, una risoluzione adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite «riconosce con profonda preoccupazione l’incremento di antisemitismo, cristianofobia e islamofobia in varie parti del mondo» (14), ponendo le basi per successive simili prese di posizione negli anni a venire, l’ultima delle quali in ordine di tempo è del 16 dicembre 2020.
Negazione di diritti
Nel concreto, l’ostilità si può tradurre in una sottrazione legislativa del diritto alla libertà di culto, ultimamente giustificata anche con la necessità di rispettare le disposizioni sanitarie per la prevenzione del contagio da Covid-19, oppure tramite l’obbligo di svolgere attività religiose soltanto in luoghi registrati presso il governo, imposto dal governo di Pechino a vescovi, sacerdoti e religiosi che non si assoggettano a quanto prescritto dall’art. 3 delle Misure amministrative per il personale religioso, entrate in vigore il 1° maggio 2021: «Amare la madrepatria, sostenere la leadership del Partito comunista cinese, sostenere il sistema socialista, rispettare la Costituzione, le leggi, i regolamenti e le regole, praticare i valori fondamentali del socialismo, aderire al principio di indipendenza e autogestione della religione e aderire alla politica religiosa della Cina, mantenendo l’unità nazionale, l’unità etnica, l’armonia religiosa e la stabilità sociale» (15).
Violazioni emergono anche in Occidente, a partire dalla Spagna. L’arcivescovo cattolico di Valencia, card. Antonio Cañizares, lamenta i limiti di capienza «umilianti» imposti alle chiese durante le celebrazioni liturgiche da parte di alcune comunità autonome (16). In occasione della Settimana Santa del 2020, nella cattedrale di Granada la polizia nazionale ha interrotto la celebrazione dei riti del Venerdì Santo, mentre il vescovo officiante, mons. Francisco Xavier Martìnez, e i fedeli presenti erano stati minacciati di essere condotti in carcere (17). La chiusura di alcuni templi a Melilla, nell’enclave spagnola in Marocco, ha condotto al ricorso amministrativo di un gruppo di avvocati che chiedono la revoca di tale decisione (18). In Francia, la proibizione di celebrare la Messa per motivi sanitari ha provocato una protesta dei vescovi e un appello di intellettuali (19).
Per le medesime ragioni in Italia, dove le disposizioni del governo nazionale consentivano durante il primo lockdown di recarsi in tabaccheria ma non in visita a una chiesa, il 30 aprile 2020 il Centro Studi Rosario Livatino aveva presentato un esposto al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), superato poi dal protocollo d’intesa firmato il 7 maggio successivo a Palazzo Chigi dal presidente del Consiglio, avv. Giuseppe Conte, e dal presidente della Conferenza Episcopale Italiana, card. Gualtiero Bassetti, che stabiliva il ripristino delle Messe con i fedeli da lunedì 18 maggio.
I vescovi cattolici tedeschi si erano dichiarati «sorpresi» per la richiesta di celebrare le Messe di Pasqua solo virtualmente nell’ambito delle dure misure di lockdown decise al vertice del giorno precedente, il 22 marzo 2021 — fra la cancelliera federale Angela Merkel e i governatori dei Länder —, conclusosi solo a notte fonda. «A Natale abbiamo dimostrato che siamo in grado di celebrare messa con attenzione. Non intendiamo rinunciarvi a Pasqua», aveva scritto su Twitter il presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, mons. Georg Bätzing, sottolineando che «la Pasqua è la festa più importante della Chiesa cattolica, le messe non sono un’appendice». Nel 2020 le cerimonie nei luoghi di culto erano state sospese durante la prima fase della pandemia da coronavirus, mentre per le feste natalizie erano state varate regole molto severe, con una riduzione del numero dei fedeli ammessi in chiesa e rigide indicazioni circa le distanze e il ricorso alle mascherine anti-contagio. Molte parrocchie avevano deciso di celebrare le Messe all’aperto, nonostante il clima invernale. Stando al documento varato al vertice fra Angela Merkel e i Länder, non si proibivano le cerimonie religiose durante il lockdown pasquale, ma a causa dell’aumento dei contagi registrati ci si limitava a chiedere alle comunità religiose di celebrare i riti solo virtualmente. Anche il presidente del Consiglio della Chiesa Evangelica tedesca, dottor Heinrich Bedford-Strohm, si era espresso in termini critici: «Ci faremo spiegare con precisione perché le misure igieniche e protettive che tutte le comunità religiose attuano durante le loro cerimonie ora non dovrebbero più essere sufficienti. Dopodiché decideremo come trattare questa “richiesta” del governo» (20).
Rischiano il carcere, in base a una legge dell’ottobre del 2020, i sacerdoti che celebrano pubblicamente in Irlanda (21). A don Patrick J. Hughes, parroco di Nostra Signora di Lourdes a Mullahoran nella contea di Cavan, è stata inflitta una multa di 500 euro per aver officiato in pubblico davanti a poche persone (22). Accogliendo il ricorso di una comunità pentecostale, la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America, il 5 febbraio 2021, ha dichiarato illegittima la decisione con la quale il governatore della California, Gavin Newsom, proibiva anche la celebrazione delle funzioni religiose a porte chiuse (23). L’imposizione da parte delle autorità di restrizioni che consentono di celebrare le liturgie davanti ad appena venticinque persone hanno portato i parroci a disporre la chiusura di quattro chiese cattoliche di Québec City, in Canada (24).
Raccomandazioni
A causa dei fondamentalismi, incluso quello laicista, in Occidente la libertà religiosa subisce limitazioni anche presso le comunità numericamente più rappresentative che, subendole senza rivendicare il rispetto dei diritti umani, tendono a relegare la sfera religiosa a fatto privato, ponendo in secondo piano anche la solidarietà verso le vittime di persecuzione cruenta in altri continenti.
Molti sforzi e molto tempo sono stati necessari per inserire la categoria della cristianofobia fra i temi affrontati dalle istituzioni internazionali: ricordo le Guidelines on the Legal Personality of Religious or Belief Communities (25), pubblicate dall’Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti dell’uomo (ODIHR) dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) nel 2014, e l’incarico ricoperto, dal 2020, dalla professoressa Regina Polak, Personal Representative of the OSCE Chairperson-in-Office on Combating Racism, Xenophobia and Discrimination, una sezione dell’OCSE che si interessa anche d’intolleranza e discriminazione contro i cristiani ed esponenti di altre religioni.
Sempre presso l’OSCE vengono raccolti i dati sui crimini d’odio commessi contro luoghi di culto o nei confronti di appartenenti a comunità religiose. Ogni Stato contribuisce con le proprie statistiche a stilare un resoconto sulle manifestazioni d’intolleranza che avvengono sul proprio territorio, pur con importanti disparità fra i sistemi informativi, che rendono lacunosa la raccolta di dati e producono il cosiddetto underreporting, un panorama di segnalazioni incompleto e compensato solo dai contributi di associazioni private e di tipo confessionale, che riferiscono gli episodi di cui sono a conoscenza. Soltanto nove Stati membri — Danimarca, Francia, Finlandia, Germania, Islanda, Irlanda, Ucraina, Regno Unito e Stati Uniti d’America — forniscono sistematicamente rapporti annuali sulla cristianofobia, benché si registrino incidenti anche in diversi altri Stati membri.
Sappiamo per esempio che, fra il 2012 e il 2018, 829 chiese sono state danneggiate nella sola Svezia (26). In Francia ogni giorno, in media, due edifici di culto cristiani sono presi come bersaglio e, relativamente al 2019, la tendenza indica una crescita, registrandosi un totale di 2.038 casi di violenza anticristiana, contro 741 episodi di antisemitismo e 204 di islamofobia e 1.336 incidenti dovuti a razzismo o xenofobia (27), mentre in Germania si contavano 100 casi l’anno di vandalismi contro templi cristiani nel 2017 (28).
Per quanto riguarda l’Italia, che comunica all’ODIHR esclusivamente il numero e il tipo di reati di cui sono vittime persone o entità religiose insieme ad altri crimini d’odio, di razzismo e xenofobia e di violenza di genere, nei rapporti inviati dal ministero dell’Interno attraverso le rappresentanze diplomatiche non si indica né gli obiettivi degli atti di ostilità, né a quale comunità essi appartengano né chi abbia commesso i crimini: in parte perché gli autori riescono a rimanere ignoti, in parte perché la legge sulla riservatezza dei dati personali ostacola la diffusione di notizie sensibili e in parte per rispetto nei confronti degli eventuali imputati, che il nostro sistema giudiziario considera innocenti fino a condanna definitiva.
Quindi, il nostro governo — a differenza di quello francese che elenca annualmente tutti i casi di profanazioni di chiese, cimiteri, distruzioni di statue o immagini sacre, le aggressioni personali e le circostanze in cui sono avvenute — se non disaggrega i dati non potrà dire se nel 2021 saranno stati presi maggiormente di mira i cristiani, gli ebrei, i musulmani o i buddisti. Anche questo è un limite che impedisce una conoscenza approfondita dei fenomeni, a partire dalle loro cause, e di conseguenza non consente di farvi fronte per assenza di informazioni.
Sarebbe auspicabile un impegno maggiore del governo italiano nel riportare all’interno delle istituzioni internazionali la realtà dei fatti, le dimensioni e la portata delle offese arrecate ai cristiani a motivo della fede da loro professata, poiché ciò costituirebbe un indubbio passo avanti sulla strada della collaborazione multilaterale per la costruzione di strategie comuni per la convivenza civile in un mondo globalizzato. La sottovalutazione, invece, potrebbe essere intesa non tanto come indifferenza o complicità, ma come incapacità di identificare il rischio specifico che minaccia le fondamenta della civiltà e della democrazia.
Note:
Dichiarazione dei diritti dell’Uomo nell’Islam, trad. it., Al Hikma, Imperia 2003. Cfr. anche Andrea Pacini (a cura di), L’islam e il dibattito sui diritti dell’uomo, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1998, pp.10-11; e Dibattito sull’applicazione della Shari’a, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1995.
2) A. Pacini (a cura di), op. cit., p. 14.
3) Cfr. New Rules Regarding Foreign Religious Activities in China, nel sito web <https://bitterwinter.org/new-rules-regarding-foreign-religious-activities-in-china>, del 25-11-2020. (Gl’indirizzi Internet dell’intero articolo sono stati consultati il 29-6-2021).
4)Cfr. Regis Iglesias, XIX Aniversario de la demanda ciudadana Proyecto Varela. La primavera de Cuba, 10 de mayo 2002-10 de mayo 2021, nel sito web <http://www.oswaldopaya.org/es/2021/05/10/la-primavera-de-cuba-10-de-mayo-2002-10-de-mayo-2021>.
5) Cfr. Korea future Initiative, Persecuting Faith: Documenting religious freedom violations in North Korea, ottobre 2020, nel sito web <https://static1.squarespace.com/static/5dc1aed040fe330ac04da331/t/5fa21696f982403f01aa5f36/1604458198105/Persecuting_Faith_Eng.pdf>.
6)Cfr. Ruth Ingram, Uyghur Forced Labor, Coercion on an Industrial Scale Exposed, nel sito web <https://bitterwinter.org/uyghur-forced-labor-coercion-on-an-industrial-scale-exposed>.
7) Cfr. Marco Respinti, Diluting Tibetan Buddhism to Cancel en Entire People, nel sito web <https://bitterwinter.org/diluting-tibetan-buddhism-to-cancel-an-entire-people>, del 25-3-2021.
8)Cfr. Agensir, Venezuela: il Governo trasferisce al Sistema nazionale il pagamento del personale delle scuole cattoliche. Cev, «decisione compromette l’autonomia e non rispetta il recente accordo», del 15-3-2021.
9) Cfr. Agenzia Fides, I Missionari uccisi nell’anno 2020, nel sito web <http://www.fides.org/it/news/69311-VATICANO_I_Missionari_uccisi_nell_anno_2020>.
10) Cfr. Idem, Nella festa di San Romero il ricordo di tutti i missionari uccisi per il nome di Cristo, del 24-3-2020, nel sito web <http://www.fides.org/it/news/67614-EUROPA_ITALIA_Nella_festa_di_San_Romero_il_ricordo_di_tutti_i_missionari_uccisi_per_il_nome_di_Cristo>.
11) Cfr. United States Commission on International Religious Freedom, Annual Report 2020, nel sito web <https://www.uscirf.gov/sites/default/files/USCIRF 2020 Annual Report_Final_42920.pdf>.
12) Cfr. Azerbaijan: Armenian POWs Abused in Custody. Investigate Abuse; Protect All Detainees, nel sito web <https://www.hrw.org/news/2021/03/19/azerbaijan-armenian-pows-abused-custody>; Luca Geronico, Torturati in carcere a Baku. La finta tregua in Azerbaigian, in Avvenire. Quotidiano di ispirazione cattolica, 10-4-2021; e Vladimir Rozanskij, Šuša e i prigionieri di guerra del Nagorno Karabakh: continua il braccio di ferro, nel sito web <http://www.asianews.it/notizie-it/%C5%A0u%C5%A1a-e-i-prigionieri-di-guerra-del-Nagorno-Karabakh:-continua-il-braccio-di-ferro-53092.html>.
13)International Service for Human Rights, Council Monitor, HumanRights Series, ISHR’S Summaries of Documents for the 6th Session of theCouncil, Updated Report by the Special Rapporteur on Contemporary Forms of Racism, Racial Discrimination, Xenophobia and Related Intolerance, nel sito web <https://www.ishr.ch/sites/default/files/article/files/sr_racism_defamation_religion.pdf>.
14) United Nations General Assembly, Global efforts for the total elimination of racism, racial discrimination, xenophobia and related intolerance and the comprehensive implementation of and follow-up to the Durban Declaration and Programme of Action, A/RES/58/160, 77th plenary meeting, 22 December 2003, nel sito web <https://www.oas.org/dil/2004%20Resolution%20adopted%20by%20the%20General%20Assembly%20(A-RES-58-160)%20-%20March%202,%202004.pdf>.
15)Bernardo Cervellera P.I.M.E., Una multa per la messa del vescovo sotterraneo. Tradito l’Accordo sino-vaticano, del 27-4-2021, nel sito web <http://www.asianews.it/notizie-it/Una-multa-per-la-messa-del-vescovo-sotterraneo.-Tradito-l%E2%80%99Accordo-sino-vaticano-52976.html>.
16) Cfr. Cardenal Cañizares denuncia límites de aforo «humillantes» impuestos a iglesias de España, in ACI Prensa, del 13-2-2021, nel sito web <https://www.aciprensa.com/noticias/cardenal-canizares-denuncia-limites-de-aforo-humillantes-impuestos-a-iglesias-de-espana-26238>.
17)Cfr. Eulogio López, Coronavirus. ¿Que esto no iba contra la Eucaristía? La policía interrumpe el Oficio de Viernes Santo en la catedral de Granada y ordena el desalojo, nel sito web <https://www.hispanidad.com/confidencial/coronavirus-que-no-iba-eucaristia-policia-interrumpe-oficio-viernes-santo-catedral-granada-ordena-desalojo_12017676_102.html>.
18)Cfr. Virginia Gutiérrez, Valencia, Castilla-León, Melilla… Crece la obsesión por cerrar templos católicos en España con la excusa del virus, nel sito web <https://www.hispanidad.com/enormes-minucias/valencia-castilla-leon-melilla-crece-obsesion-por-cerrar-templos-catolicos-en-espana-con-excusa-virus_12023844_102.html>.
19) Cfr. il Comunicato finale della Conferenza Episcopale Francese, del 24-4-2020, nel sito web <https://eglise.catholique.fr/espace-presse/communiques-de-presse/498079-assemblee-pleniere-24-avril-2020-communique-final>; e l’appello di vescovi e intellettuali su Le Figaro, del 2-11-2020, nel sito web <https://www.lefigaro.fr/vox/societe/la-liberte-de-culte-ne-peut-se-negocier-surtout-en-des-temps-ou-elle-est-menacee-20201102>.
20)Roberto Brunelli, Messe virtuali a Pasqua, i vescovi tedeschi contro Merkel, in Agenzia Giornalistica Italia, del 23-3-2021, nel sito web <https://www.agi.it/estero/news/2021-03-23/messa-pasqua-covid-germania-chiesa-11892243.
21) Cfr. Clergy who hold acts of public worship can go to prison under new Covid measures, del 28-10-2020, nel sito web <https://ionainstitute.ie/clergy-who-hold-acts-of-public-worship-can-go-to-prison-under-new-covid-measures>.
22) Cfr. Michael Kelly, Gardaí fine Fr PJ Hughes for celebrating public Mass, in The Irish Catholic, del 20-3-2021, nel sito web <https://www.irishcatholic.com/gardai-fine-fr-pj-hughes-for-celebrating-public-mass>.
23) Cfr. Supreme Court of the United States, South Bay United Pentecostal Church, et al., v. Gavin Newsom, Governor of California, et al., nel sito web <https://www.supremecourt.gov/opinions/20pdf/20a136_bq7c.pdf>.
24) Cfr. Isabelle Porter, À Québec, des églises se voient forcées d’annuler la messe, nel sito web <https://www.ledevoir.com/societe/586494/a-quebec-des-eglises-se-voient-forcees-d-annuler-la-messe-en-raison-de-la-covid-19>.
25) Cfr. OSCE Office for Democratic Institutions and Human Rights (ODIHR), Guidelines on the Legal Personality of Religious or Belief Communities, nel sito web <https://www.osce.org/odihr/139046>.
26) Cfr. Fördubbling av antalet hatbrott mot kristna, nel sito web <https://www.tv4.se/klipp/va/13318279/fordubbling-av-antalet-hatbrott-mot-kristna>.
27) Cfr. OSCE Office for Democratic Institutions and Human Rights (ODIHR), Hate Crime Reporting. France, nel sito web <https://hatecrime.osce.org/france>.
28) Cfr. WamS: Jeden Tag zwei Kirchenschändungen in Frankreich, in PINews, nel sito web <http://www.pi-news.net/2019/03/wams-jeden-tag-zwei-kirchenschaendungen-in-frankreich/?print=print>.