Di Michele Brambilla
Alla recita dell’Angelus del 20 ottobre Papa Francesco cita un’espressione paolina tratta dalla liturgia del giorno (XXIX domenica del Tempo ordinario) che considera molto appropriata al momento particolare che sta vivendo la Chiesa: «Annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento» (2Tm 4,2). È infatti la Giornata missionaria mondiale. Per i cattolici di rito ambrosiano ricorre anche la solennità della Dedicazione del Duomo di Milano, che in una orazione ricorda loro di essere le pietre di un edificio spirituale («Con pietre vive ed elette tu edifichi, o Dio, alla tua gloria un tempio eterno»). Si è inoltre nel bel mezzo del Mese missionario straordinario, indetto per accompagnare il Sinodo sull’Amazzonia che si sta svolgendo a Roma.
Il Mese missionario ha radici più profonde del concomitante Sinodo sull’Amazzonia. Il Santo Padre ricorda che «il Papa Benedetto XV, cento anni orsono, per dare nuovo slancio alla responsabilità missionaria di tutta la Chiesa promulgò la Lettera apostolica Maximum illud. Egli avvertì la necessità di riqualificare evangelicamente la missione nel mondo, perché fosse purificata da qualsiasi incrostazione coloniale e libera dai condizionamenti delle politiche espansionistiche delle Nazioni europee». Queste ne avevano infatti condizionato e, in qualche caso, offuscato o persino contrastato l’operato. Benedetto XV (1914-1922) rese pubblico il documento all’indomani della Prima guerra mondiale (1914-1918), che aveva dimostrato una volta di più l’allontanamento dell’Occidente dall’ideale sociale cristiano.
La Maximum illud conserva, secondo Francesco, una certa attualità a causa del neocolonialismo culturale di cui si fa tutt’ora latore il “pensiero unico” occidentale, con crescente virulenza nei confronti delle particolarità locali: «In questo nostro tempo, segnato da una globalizzazione che dovrebbe essere solidale e rispettosa della particolarità dei popoli, e invece soffre ancora della omologazione e dei vecchi conflitti di potere che alimentano guerre e rovinano il pianeta, i credenti sono chiamati a portare ovunque, con nuovo slancio, la buona notizia che in Gesù la misericordia vince il peccato, la speranza vince la paura, la fraternità vince l’ostilità». «Cristo è», infatti, prosegue il Pontefice, «la nostra pace e in Lui ogni divisione è superata, in Lui solo c’è la salvezza di ogni uomo e di ogni popolo». L’unica vera unità la crea Colui che ha sempre rispetto dell’indole e dei talenti di ogni uomo.
«Per vivere in pienezza la missione», osserva il Santo Padre, «c’è una condizione indispensabile: la preghiera, una preghiera fervorosa e incessante, secondo l’insegnamento di Gesù proclamato anche nel Vangelo di oggi, in cui Egli racconta una parabola “sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai” (Lc 18,1)». Il successo della missione non dipende dall’inseguimento dei mutevoli parametri umani, ma dalla Roccia sulla quale è solidamente stabilita. Chiede il Papa: «prego per coloro che vanno lontano per portare la Parola di Dio con la testimonianza? Pensiamoci. Maria, Madre di tutte le genti, accompagni e protegga ogni giorno i missionari del Vangelo».
Lunedì, 21 ottobre 2019