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Cosa intende il cattolico per “meditare”

29 Aprile 2021 - Autore: Michele Brambilla

La pratica della meditazione, ricorda il Papa, non è propria solamente della religione cattolica, ma per il cristiano ha come riferimento imprescindibile Cristo stesso, incontrato attraverso la parola della Scrittura e la tradizione della Chiesa


di Michele Brambilla

Nel corso dell’udienza generale del 28 aprile Papa Francesco affronta il tema della meditazione. «Per un cristiano», dice il Papa, «“meditare” è cercare una sintesi: significa mettersi davanti alla grande pagina della Rivelazione per provare a farla diventare nostra, assumendola completamente. E il cristiano, dopo aver accolto la Parola di Dio, non la tiene chiusa dentro di sé, perché quella Parola deve incontrarsi con “un altro libro”, che il Catechismo chiama “quello della vita”» (n.2706). Deve, insomma, incarnarsi e tradursi in un’azione missionaria.

Il Pontefice osserva che «la pratica della meditazione ha ricevuto in questi anni una grande attenzione. Di essa non parlano solamente i cristiani: esiste una pratica meditativa in pressoché tutte le religioni del mondo», in particolare in Oriente. Persino molti atei si soffermano a riflettere sulle proprie azioni. Pensando all’influsso che hanno determinate pratiche orientali sulla spiritualità o la “pseudo-spiritualità” occidentale contemporanea, Francesco formula una precisazione molto importante: «è un fenomeno da guardare con favore: infatti noi non siamo fatti per correre in continuazione, possediamo una vita interiore che non può sempre essere calpestata. Meditare è dunque un bisogno di tutti».

«Però», e questa seconda precisazione è altrettanto determinante della dichiarazione di stima nei confronti di coloro che meditano, «ci accorgiamo che questa parola, una volta accolta in un contesto cristiano, assume una specificità che non dev’essere cancellata». Il cattolico non medita “tanto per meditare”, o per imitare pratiche altrui, ma «la grande porta attraverso la quale passa la preghiera di un battezzato – lo ricordiamo ancora una volta – è Gesù Cristo. Per il cristiano la meditazione entra dalla porta di Gesù Cristo. Anche la pratica della meditazione segue questo sentiero» imprescindibile. Criticando certe imitazioni molto superficiali della meditazione orientale, il Papa ribadisce che «il cristiano, quando prega, non aspira alla piena trasparenza di sé, non si mette in ricerca del nucleo più profondo del suo io. Questo è lecito, ma il cristiano cerca un’altra cosa. La preghiera del cristiano è anzitutto incontro con l’Altro, con l’Altro ma con la A maiuscola: l’incontro trascendente con Dio. Se un’esperienza di preghiera ci dona la pace interiore, o la padronanza di noi stessi, o la lucidità sul cammino da intraprendere, questi risultati sono, per così dire, effetti collaterali della grazia della preghiera cristiana che è l’incontro con Gesù, cioè meditare è andare all’incontro con Gesù, guidati da una frase o da una parola della Sacra Scrittura».

Il criterio fondamentale per il discernimento della corretta meditazione cristiana è quindi Cristo stesso. «E qui viene segnalato un compagno di cammino, uno che ci guida: lo Spirito Santo», garante della partecipazione attuale al Mistero di Cristo interpretando la Bibbia secondo la tradizione della Chiesa: «non è possibile la meditazione cristiana senza lo Spirito Santo. È Lui che ci guida all’incontro con Gesù».

Esistono vari metodi per meditare “da cattolici”, ma l’importante è non perdere di vista il fondamento cristologico ed ecclesiologico, nonché l’unitarietà della persona, che presso altre tradizioni religiose viene, invece, scissa. «Non prega solo la mente, prega tutto l’uomo, la totalità della persona, come non prega solo il sentimento», perché il cattolico è anche corpo…e corpo ecclesiale, strettamente unito sacramentalmente a Cristo-capo.

Molti “meditatori” post-moderni si considerano totalmente innocenti, immacolati, mentre il cattolico sa che di Immacolata ce ne è una sola. Ecco, allora, che nella meditazione cristiana si innalza soprattutto la richiesta di perdono: «anche noi siamo risorti» nel Battesimo «come è stato risuscitato Lazzaro, perché la preghiera di meditazione guidata dallo Spirito Santo ci porta a rivivere questi misteri della vita di Cristo e a incontrarci con Cristo e a dire, con il cieco: “Signore, abbi pietà di me! Abbi pietà di me”». Un’intuizione che ha bisogno della materia del Sacramento della Confessione per dispiegare appieno i suoi effetti.

Giovedì, 29 aprile 2021

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