di Marco Invernizzi
Il
male trionfa nel cuore di un uomo quando gli fa perdere definitivamente la
speranza. È il peccato di Giuda, l’avere disperato della misericordia di Dio e
quindi della salvezza. Questo vale anche per i popoli, sia il popolo dei
credenti sia un popolo che si riconosce in una identità e in una storia.
Oggi si è tentati facilmente dalla disperazione,
sia religiosa sia politica. La Chiesa in Europa conosce una forte depressione
che si manifesta in due modi: anzitutto nella perdita della speranza causata da
una mentalità “mondana” e modernista, che induce a ritenere impossibile
attrarre i contemporanei a Cristo ‒ mentalità che pensa di combattere il male
facendo finta che non esista ‒, oppure
in una sorta di disperazione rancorosa, che crede di riuscire a combattere il
male semplicemente denunciandolo con stizza e con livore. È facile individuare
questi due atteggiamenti, per esempio, quando il “politicamente corretto” suggerisce
di non affrontare certi temi antropologici considerati divisivi oppure quando
li si affronta con arroganza, senza carità, come se tutti dovessero già conoscere
dove stanno la verità e il bene.
La
disperazione politica è altrettanto diffusa e si manifesta per esempio nel
disinteresse per il bene comune e nell’astensionismo elettorale. In questi
giorni l’Italia conosce un altro momento buio della propria storia, segnato dal
trasformismo dei vertici istituzionali e dall’attaccamento a ogni costo al
potere. Povera Italia, sottomessa al potere dell’Unione Europea e alle
pressioni “sinistre” di media, magistratura, sindacati, uomini dello
spettacolo e della finanza, forze politiche progressiste.
Tuttavia non ci si può permettere di disperare.
Per decenni il fondatore di Alleanza Cattolica, Giovanni Cantoni, ha invitato a
non perdere la speranza, non solo quella teologale. I più anziani in Alleanza
Cattolica ricordano il clima degli anni 1960 e 1970, quando le élite
progressiste avevano scommesso sulla vittoria “inevitabile” del comunismo e si
prostravano di fronte al vincitore venturo. Non andò così, grazie a Dio, e
grazie agli eroi e ai santi che hanno saputo resistere. Sono stati eroi
realisti poiché umili e hanno accettato la sfida della realtà, lavorando dentro
le situazioni anche più difficili per cambiarle con costanza e con pazienza.
San Giovanni Paolo II (1920-2005) ne è l’esempio più fulgido, ma tanti illustri
sconosciuti hanno in quegli anni animato, appunto eroicamente, la resistenza
contro il totalitarismo rosso.
Anche oggi, come allora, è quindi necessario sapere valorizzare ogni sana reazione presente nel corpo sociale, e grazie a Dio ce ne sono ancora. Dagli ultimi Family Day (2015 e 2016) non sono trascorsi decenni.
Occorre
poi imparare anche a spiegare alle nuove generazioni i princìpi fondamentali
del vivere insieme, nuove generazioni che fanno sempre più fatica a
sperimentare la bellezza della vita e la centralità della famiglia fondata sull’amore
per sempre tra un uomo e una donna. Si deve amare e dire tutta la verità, ma
sapere pure attendere che la Grazia penetri e converta, senza impazienza.
Solo così la speranza verrà salvata. Dio non
abbandona chi gli rimane fedele, né i popoli che gli sono stati consacrati,
come l’Italia 60
anni fa, a Catania. Non
abbandona nessuna persona e sa aspettare anche chi gli volta le spalle.
Da parte nostra, dobbiamo costruire ambienti dove queste conversioni siano più facili, dove sia possibile “vedere”, quasi respirare quella speranza che ogni uomo desidera nel proprio cuore.
Il mondo moderno non aiuta. Sembra infatti «una diabolica congiura contro la verità», come disse san Giovanni XXIII il 22 dicembre 1960. Eppure non si tratta di costruirsi una riserva dove sopravvivere, ma un ambiente dove vivere, da cui partire per evangelizzare e anche per costruire una civiltà. Per fare questo si deve coltivare la speranza, come scriveva il cardinal John Henry Newman, prossimamente santo: «Il Cristianesimo è stato troppe volte in pericolo, perché adesso ci spaventi un’altra prova. Tutto ciò è vero. Al contrario, sono imprevedibili le vie con le quali la Provvidenza riscatta e salva i suoi eletti» (José Morales Marìn, John Henry Newman. La vita (1801-1890), Jaka Book, Milano 1998, p. 410).
Lunedì, 2 settembre 2019