Iniziare l’anno con un pellegrinaggio di Alleanza Cattolica a Fatima, cento anni dopo le apparizioni di Maria ss.ma, avvenute appunto dal 13 maggio al 13 ottobre 1917.
Cento anni fa il mondo era immerso nella più grande sciagura della storia moderna, la Grande guerra che vide coinvolto tutto il mondo, accanto alla precedente Grande Rivoluzione, che nel 1789 segnò l’inizio del mondo moderno. Due episodi di un unico processo di distruzione della cristianità che faticosamente i cattolici avevano costruito nel corso della prima evangelizzazione, dopo l’Editto di Milano che nel 313 aveva permesso la predicazione del Vangelo in tutto l’impero.
A Fatima Maria annuncia l’avvento in Russia di una nuova ideologia, che poche settimane dopo l’ultima apparizione conquista il potere e comincia a cercare di diffondersi in tutto il mondo. Ma ne annuncia anche la sconfitta, oltre alla conversione della Russia, che peraltro si deve ancora sostanzialmente verificare.
Così il messaggio di Fatima non riguarda solo il passato, del quale peraltro ci fornisce una importante chiave di lettura, ma anche il futuro soprattutto laddove, nella terza parte del segreto rivelato ai tre Pastorelli, ricorda che la storia può cambiare direzione quando gli uomini cominciano a collaborare con Dio. Infatti, il Santo Padre, che doveva essere ucciso, nella realtà viene risparmiato grazie al fatto che molti uomini avevano preso sul serio la devozione al Cuore immacolato di Maria e avevano così cominciato a metterla in pratica. L’uomo vestito di bianco del messaggio, il Papa, che avrebbe dovuto morire sotto i colpi dei nemici, viene invece miracolosamente risparmiato, come dirà lo stesso San Giovanni Paolo II.
Cominciare così il 2017 a Fatima, con tanti amici di Alleanza Cattolica, significa mettere al centro la speranza, per la nostra vita eterna anzitutto, ma anche per la costruzione di un mondo migliore, come diceva Pio XII. Significa continuare a sperare che questo mondo, nato da rivoluzioni anticristiane, possa ritrovare la strada perduta per mezzo di una nuova evangelizzazione, che lo porti finalmente nelle braccia di Cristo, come già accadde nell’Alto medioevo.
L’invito a tutti, perciò, è di non lasciarsi rubare la speranza, non soltanto per se stessi ma anche per le nazioni dove viviamo e operiamo. Come ha scritto Benedetto XVI nell’enciclica Spe salvi, il cristianesimo non è mai una cosa per individui soli, ma per donne e uomini che sanno di far parte di diverse comunità e che quindi hanno nei confronti di queste dei doveri precisi di evangelizzazione e di testimonianza. Altrimenti il nostro mondo non guarirà mai.