L’avvio del Purgatorio dantesco e l’incontro con Catone Uticense
di Leonardo Gallotta
Che cosa è la “natural burella”? letteralmente è una caverna naturale. Tuttavia per sapere dove è situata occorre fare qualche passo indietro. Dante e Virgilio erano giunti al lago gelato di Cocito in fondo all’imbuto infernale. Quattro erano le zone in cui si trovavano i diversi peccatori: I zona traditori dei parenti, II zona traditori della patria, III zona traditori degli ospiti, IV zona traditori dei benefattori. Tutti conficcati in diverse posture nel ghiaccio di Cocito. Nell’ultima zona, detta Giudecca, troviamo Dante e Virgilio che incontrano Lucifero confitto proprio nel centro della Terra. E’ un mostro a tre teste – a significare l’inverso della Trinità – che maciulla nella bocca centrale Giuda, il supremo traditore di Cristo fondatore della Chiesa e in quelle laterali Bruto e Cassio, traditori di Cesare, fondatore dell’Impero. Giunti al fondo dell’ Inferno i due poeti non possono fare altro che risalire. E allora Dante si avvinghia al collo di Virgilio che si aggrappa al vello delle costole di Lucifero e giunto all’anca si volge con fatica e comincia a salire, finchè depone Dante sull’orlo di una grotta sotterranea. Dante vede ora soltanto le gambe e i piedi di Lucifero e chiede spiegazione a Virgilio: entrambi, dice il poeta latino, hanno varcato il centro della Terra. Lucifero, precipitato dal cielo, cadde sulla terra che si ritirò ed emerse nell’emisfero opposto andando così a formare la montagna del Purgatorio. La terra stessa, per evitarlo, formò un vuoto, cioè la “natural burella”. Da questa grotta, grazie al rumore di un ruscelletto (quasi sicuramente derivante dal Letè, fiume del Paradiso terrestre le cui acque producono la dimenticanza dei peccati commessi) trovano l’imboccatura per poter continuare a salire attraverso un sentiero stretto e tortuoso, riuscendo finalmente a “riveder le stelle”.
Comincia la seconda cantica della Divina Commedia. Dante e Virgilio si trovano sul litorale circostante la montagna del Purgatorio. Dante si ricorda di essere nell’emisfero australe e vede quattro stelle che non furono mai viste da alcuno tranne che dalla “prima gente”. Che cosa si deve intendere con questa espressione? Possono essere i primi uomini, cioè Adamo ed Eva ante peccatum oppure, secondo alcuni dantisti, gli antichi romani. È ormai certo che non si tratta assolutamente della Croce del Sud che non era conosciuta dai medievali e quindi anche da Dante. Nella prima ipotesi si tratterebbe delle quattro condizioni edeniche di cui già aveva parlato Sant’Agostino: immortalità, integrità, impassibilità, scienza. Tuttavia è molto più probabile che si tratti delle quattro virtù cardinali: Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza. La seconda ipotesi, che individua nella “prima gente” gli antichi romani, è supportata dal fatto che il personaggio che Dante e Virgilio incontreranno di lì a poco avrà il volto illuminato da quelle stelle tanto che al poeta fiorentino sembrò di avere davanti a sé il sole. Occorre qui ricordare che le quattro virtù cardinali possono esser praticate anche dai non credenti in quanto virtù eminentemente umane. Il personaggio che si ornò moralmente di esse in massimo grado fu Catone Uticense raffigurato con una lunga barba bianca e lì posto come primo custode del Purgatorio. Ed è proprio lui che, ritenendo Dante e Virgilio due dannati, chiede loro come abbiano potuto giungere fino a lui. Virgilio allora invita Dante ad inginocchiarsi e risponde a Catone, dicendo che era stata una donna discesa dal Cielo (Beatrice) a pregarlo di dare aiuto a Dante smarrito nella selva oscura. Rivela che Dante è vivo e che gli sono stati mostrati tutti i dannati dell’Inferno. Ancora ricorda che Dante libertà va cercando, come Catone ben sa che per lei si diede la morte in Utica – nel 46 a.C. – per non dover sottostare a Cesare, vincitore nella guerra civile. Virgilio rivela infine di dimorare nel Limbo come Marzia, moglie di Catone e per l’amore verso di lei chiede di farli passare per i suoi sette regni, cioè le sette cornici purgatoriali. Catone risponde che non per Marzia può essere smosso, ma per la donna del Cielo richiamata da Virgilio.
A questo punto occorre chiedersi perché mai Dante abbia scelto come custode del Purgatorio un pagano, per di più suicida e anticesariano, anche perchè Dante credeva nella provvidenzialità della vittoria di Cesare nella guerra civile. Ora la figura dell’Uticense come integerrimo amante della patria la si trovava già in Virgilio e pure in Cicerone e tuttavia la fonte primaria di Dante è Lucano nella sua Pharsalia, dove troviamo un Catone ostile in genere alla guerra considerata “sommo delitto”, a cui tuttavia prende parte per difendere la libertà e la giustizia, anche se senza speranza. Catone -si sa- era stoico e nella sua grandezza morale era d’altronde già stato stimato da Dante nel Convivio e poi anche nel De monarchia.
Quanto all’anticesarismo, si può affermare col Fubini (Mario, 1900 – 1977) che “vengono a porsi sullo stesso piano di provvidenzialità sia l’opera di Cesare (…) sia l’atto di Catone che la libertà nel suo peculiare unico valore egli afferma con la sua morte”.
E il suicidio di Catone? Sant’Agostino e San Tommaso avevano respinto la morale stoica proprio a proposito del suicidio e il primo aveva esplicitamente condannato quello di Catone nel De civitate Dei. Tuttavia entrambi ammettono eccezioni: in taluni casi infatti Dio consente il suicidio perché tale atto, compiuto per altissime motivazioni, sia di esempio alle comunità umane. E per Dante questo è il caso dell’Uticense che si suicidò non per motivi personali ed egoistici, ma per dare al mondo un esempio di fortezza e accendere così negli uomini l’amore per la libertà. Torniamo ora agli inizi del Purgatorio. Siamo alla fine del I canto e Catone invita Virgilio a cingere Dante con un giunco “schietto”, cioè privo di nodi e a lavargli il viso per toglierli ogni traccia del sudiciume infernale. Si tenga presente che il giunco è simbolo di umiltà, perché non è rigido, ma si piega al vento e alle onde. Dopo le ultime indicazioni date a Virgilio, Catone sparisce alla vista dei due poeti. Era ormai l’alba e da lontano Dante riesce ad ammirare il “tremolar della marina”. Essi si recano dunque sul litorale, Virgilio dopo aver deterso con la rugiada ancor presente tra l’erba il viso di Dante, sceglie un giunco e cinge i fianchi di Dante. E, meraviglia, il giunco appena colto subito rinasce, a significare che l’umiltà non consiste in un solo atto, ma deve diventare un costante habitus morale.
Sabato, 22 aprile 2023