Di Giulio Meotti da Il Foglio del 28/06/2023
Roma. “Sembra ormai scontato che in Francia sarà consentita una qualche forma di morte indotta e con trentacinque anni di esperienza in materia di eutanasia nei Paesi Bassi e l’esame di quattromila casi, esprimo la mia tristezza”. Così scrive uno degli storici esaminatori della legge olandese sull’eutanasia, Theo Boer, sul Figaro, mentre a Parigi si lavora a una legge sulla “dolce morte”. “Una volta autorizzata, l’eutanasia diventa una normale pratica medica. In Canada, i medici sono obbligati a informare il paziente se soddisfa le condizioni per l’eutanasia”. In secondo luogo, ogni paletto è piantato sull’acqua. “Chi è idoneo? Solo i terminali? E i pazienti affetti da malattie psichiatriche? E perché la morte indotta non dovrebbe essere aperta a chiunque, malato o meno? Sulla base dell’esperienza olandese e di tutti gli altri paesi che prevedono una forma di morte assistita, è chiaro che non esiste criterio che prima o poi non venga percepito come ingiusto”. Boer riassume ciò che è accaduto in Olanda. “Inizialmente ero convinto che avessimo trovato il giusto equilibrio tra compassione, rispetto della vita umana e rispetto delle libertà individuali. Per questo il governo mi ha chiesto di far parte della commissione di revisione. Ma nel corso degli anni abbiamo assistito a un drammatico aumento di casi, passati dai duemila del 2002 ai diecimila di oggi. In alcune zone dei Paesi Bassi, il 15 per cento dei decessi è dovuto all’eutanasia”. Conclude Boer: “Evitate che la morte assistita diventi parte integrante del vostro sistema sanitario. Il volto della medicina verrebbe radicalmente modificato”. Una inchiesta del giornale olandese Volkskrant rivela che ogni anno l’eutanasia viene eseguita 115 volte nei Paesi Bassi su persone che “soffrono psicologicamente”.
Lo stesso avviene in Belgio. “L’eutanasia aleggia come un’ombra sul mondo dei vivi” scrive ancora il Figaro. Racconta Jacqueline Herremans dell’Associazione per il diritto a morire con dignità: “Un medico si è trovato nel bel mezzo di un ricevimento con una cinquantina di invitati e il malato che era venuto per l’eutanasia”. Il 18 per cento di tutte le eutanasie belghe riguarda malati non terminali. “E’ indegno della nostra società”, denuncia An Haekens, psichiatra di Lovanio. “Apre un vaso di Pandora ed espone tutti gli anziani alla tentazione del suicidio”. Un collettivo di operatori sanitari chiamato “Hippocrates” ha pubblicato un articolo su una società che conduce campagne di prevenzione del suicidio, ma somministra la morte su richiesta. Jean-Marie Gomas, autore di Fin de vie: peut-on choisir sa mort? (Artège) riporta che, secondo uno studio canadese, l’eutanasia fa bene ai conti pubblici. “Secondo la Canadian Medical Association, l’eutanasia potrebbe far risparmiare 139 milioni ogni anno”. Ma se la morte diventasse un calcolo economico, in che mondo precipiteremmo?