La casa di Savoia fu per secoli a capo di uno stato posto a cavallo delle Alpi e Ginevra, fino a quando [Giovanni] Calvino [1509-1564] non ne fece il centro della sua riforma protestante, una delle principali città dello stato sabaudo. Si capisce così perché la beata Ludovica nacque nella città svizzera il 28 dicembre 1462, figlia del duca Amedeo IX [1435-1472] e di Iolanda di Francia [1434-1478]. A diciassette anni andò in sposa ad Ugo di Chalon. Nella vita di corte fu sempre un esempio di pietà e di austerità, ricco di benefici influssi. Nel 1490 rimase vedova e, dopo due anni, si ritirò in un monastero di Clarisse nel Vaud. Qui dovette certamente raggiungere vertici di vita cristiana ed anche essere colmata di abbondanti grazie spirituali se alla sua morte cominciò nel monastero un culto che ricevette in seguito la ratifica pontificia. Se la sua anima poté raggiungere la corte celeste, il suo corpo conobbe però i pericoli della bufera protestante; per sottrarlo ai riformati, che nelle tombe dei santi avevano uno dei loro bersagli preferiti, fu necessario trasportarlo in altro centro, nella cappella dove già riposavano le spoglie del marito. Oggi le reliquie sono conservate a Torino. Casa Savoia: una secolare fedeltà alla Chiesa, illuminata da molte sante figure, in particolare femminili. Poi il passaggio ad una politica di confische e di leggi ostili alla Chiesa che preparò, secondo la profezia di don Bosco[1815-1888], la fine della dinastia. La beata, la cui festa è celebrata oggi nelle diocesi dell’ex regno di Sardegna, oltre a rappresentare un bell’esempio di santità muliebre, vissuta costantemente in tutti gli «stati» della vita di una donna, è così per noi anche un’occasione per una riflessione di carattere storico.
Marco Tangheroni,
Cammei di santità. Tra memoria e attesa,
Pacini, Pisa 2005, pp. 15