Tra gli innumerevoli martiri che accompagnano e fecondano la storia della Chiesa i martiri inglesi costituiscono un gruppo cospicuo, tanto nel XVI che nel XVII secolo; fanno, per così dire, da corona al più famoso di loro, san Tommaso Moro [1478-1535]. Essi hanno scritto pagine di storia oggi troppo spesso ignorate, non solo non compaiono nei manuali delle scuole secondarie, ma vengono, magari per un malinteso spirito ecumenico, tralasciate anche nei seminari e negli istituti di teologia. La Ward, nata, da distinta famiglia, a Congleton, abitava a Londra come dama di compagnia di lady Whitall. Avendo saputo che un sacerdote cattolico, William Watson, era stato imprigionato, si recò spessissimo a confortarlo materialmente e spiritualmente nel tetro carcere in cui era stato rinchiuso. Addirittura si spinse a favorirne la fuga portandogli nascostamente una corda con la quale calarsi dalla finestra. Arrestata come complice, rifiutò, nonostante il duro trattamento, di rivelare il nascondiglio del fuggitivo. Rifiutò anche le altre condizioni della libertà: chiedere il perdono della regina e promettere di frequentare il servizio protestante; dichiarò, infatti, intrepida di non aver offeso la regina e di non potere assolutamente assistere ad un culto eretico. Fu allora condannata per alto tradimento e salì, con gioia, il patibolo il 30 agosto 1588. Possa, dall’alto della corte celeste, compatire le nostre debolezze, tanto più gravi in quanto fatte per pericoli infinitamente più modesti. E possa il suo esempio darci la volontà di comprendere e cercare di acquisire la virtù della fortezza: una virtù cardinale essenziale ma, temo, trascurata, quasi come cosa d’altri tempi, in molti, troppi, corsi catechistici.
Cammei di santità. Tra memoria e attesa,
Pacini, Pisa 2005, pp. 25-26