Di Michele Brambilla
La I domenica di Quaresima suggerisce alla riflessione dei fedeli l’episodio delle tentazioni di Cristo durante i 40 giorni di digiuno nel deserto, seguiti al battesimo nel Giordano. Dice, infatti, Papa Francesco alla recita dell’Angelus del 10 marzo: «il Vangelo di questa prima domenica di Quaresima (cfr Lc 4, 1-13) narra l’esperienza delle tentazioni di Gesù nel deserto. Dopo aver digiunato per quaranta giorni, Gesù è tentato tre volte dal diavolo. Costui prima lo invita a trasformare una pietra in pane (Lc 4, 3); poi gli mostra dall’alto i regni della terra e gli prospetta di diventare un messia potente e glorioso (Lc 4, 5-6); infine lo conduce sul punto più alto del tempio di Gerusalemme e lo invita a buttarsi giù, per manifestare in maniera spettacolare la sua potenza divina (Lc 4, 9-11)».
La logica del diavolo, osserva il Pontefice, è la medesima logica dei nemici mondani di Dio: «Le tre tentazioni indicano tre strade che il mondo sempre propone promettendo grandi successi, tre strade per ingannarci: l’avidità di possesso – avere, avere, avere –, la gloria umana e la strumentalizzazione di Dio. Sono tre strade che ci porteranno alla rovina» perché fanno credere di essere autosufficienti e alimentano l’egocentrismo.
L’evangelista san Luca inverte l’ordine delle ultime due tentazioni rispetto alla più celebre versione esposta da san Matteo (cfr. Mt 4, 1-11), che pone l’invito a gettarsi dal pinnacolo del Tempio per secondo, e vi connette la messa in discussione del rapporto con il Padre che nel brano di Matteo viene, invece, chiamato in causa quando Lucifero promette a Gesù tutti i regni della Terra «[…] se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai» (Mt 4, 9). A ogni modo, «al diavolo che, citando le Scritture, lo invita a cercare da Dio un miracolo eclatante, Gesù oppone di nuovo la ferma decisione di rimanere umile, rimanere fiducioso di fronte al Padre: “È stato detto: ‘Non metterai alla prova il Signore tuo Dio’” (Lc 4,1 2). E così respinge la tentazione forse più sottile: quella di voler “tirare Dio dalla nostra parte”, chiedendogli grazie che in realtà servono e serviranno a soddisfare il nostro orgoglio».
Le vie del diavolo sono soddisfacenti solo in apparenza. «Si può perdere ogni dignità personale», prosegue il Santo Padre, «ci si lascia corrompere dagli idoli del denaro, del successo e del potere, pur di raggiungere la propria autoaffermazione. E si gusta l’ebbrezza di una gioia vuota che ben presto svanisce», mentre l’unico vero bene, Dio, non ci lascerà mai. La I domenica di Quaresima è allora un invito al discernimento, a riconoscere la vera gioia, che viene solo dal Sommo Bene.
Glie esegeti hanno spesso presentato il brano delle tentazioni di Gesù nel deserto come un confronto rabbinico in cui gli interlocutori sono sostanzialmente alla pari, come in un dialogo umano. Il Papa allora puntualizza che «Gesù nel rispondere al tentatore non entra in dialogo, ma risponde alle tre sfide soltanto con la Parola di Dio. Questo ci insegna che con il diavolo non si dialoga, non si deve dialogare, soltanto gli si risponde con la Parola di Dio. Approfittiamo dunque della Quaresima come di un tempo privilegiato per purificarci, per sperimentare la consolante presenza di Dio nella nostra vita» e non barattarla con nessun’altra cosa al mondo.
Lunedì, 11 marzo 2019