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Digiuno e «digiuno televisivo» 

26 Marzo 1987 - Autore: Alleanza Cattolica

Gilberto Baroni, Cristianità n. 143 (1987)

 

Uno spunto di meditazione per la Quaresima dalla lettera pastorale «Io non mi vergogno del Vangelo» (Rom. 1,16), nn. 108-114, estratto dal Bollettino Diocesano di Reggio Emilia – Guastalla, n. 1/1987. Il titolo è redazionale.

 

All’insegna della concretezza e della serietà 

Digiuno e «digiuno televisivo»

 

I mezzi classici insegnati dalla Chiesa per il cammino quaresimale verso la Pasqua con frutti degni della conversione, sono il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna.
Il digiuno — indubbiamente, il primo digiuno, cui tende l’itinerario di conversione, è il digiuno dal peccato. Quanto al digiuno fisico, è esso ancora attuale?

Che significato ha esattamente per noi, e in che cosa consiste il digiuno quaresimale, che siamo chiamati a vivere più intensamente, benché la Chiesa nel nostro tempo abbia ridotto le esigenze rigorose del passato?

Noi comprendiamo subito il significato caritativo e sociale del digiuno: dobbiamo digiunare anzitutto per i fratelli che hanno fame, perché, sottraendo qualcosa a noi, si provveda alle tante e gravi necessità di Nazioni e popoli in povertà. Il motivo caritativo, ad esempio, suscita le grandi collette quaresimali della carità […] per le Missioni Diocesane, per la fame, per i poveri.

L’aspetto sociale del digiuno ha poi un suo senso di dignità e di misura: in un mondo segnato dalla miseria, non è giusto esagerare nell’uso del cibo e delle comodità.

Tuttavia, noi dobbiamo recuperare l’utilità del digiuno per noi, l’utilità propriamente ascetica per l’esercizio della nostra santificazione. 

La domanda allora si fa più viva: come è possibile, in una società come la nostra, parlare ancora di pratiche penitenziali come il digiuno? 

Per rispondere, bisogna riflettere che il digiuno fisico ha una vasta applicazione, e, con un po’ di buona volontà, possiamo fargli posto nella nostra esperienza quotidiana. 

Il digiuno del cibo e della lingua può riguardare evidentemente i pasti, rinunciando ogni tanto ad un pasto e riducendolo al minimo. Se però ci pensiamo bene, esso riguarda pure le molte cose voluttuarie, a cui ci siamo fin troppo abituati da qualche decennio: ad esempio, le tante soste al bar senza un motivo reale, il fumo, i gelati; i frequenti caffè durante la giornata. Se in questo campo facciamo qualche rinuncia, non ci farà male, e ci ricorderemo che stiamo vivendo un cammino con Gesù verso la croce e verso la Pasqua.

Il digiuno degli occhi o delle immagini: è un’altra forma di digiuno assai importante per il nostro benessere spirituale. 

Durante la Quaresima, dovremmo saper reagire ad una certa epidemia di quella malattia che si chiama «videodipendenza». È la mania di voler vedere tutto; è la televisione aperta per ore e ore in tutte le case, senza alcun rispetto del silenzio, della tranquillità, senza tener conto dei ragazzi e dei bambini.

Credo che siamo tutti convinti che l’uso indiscriminato della televisione, specialmente nei riguardi dei ragazzi e dei bambini, è assolutamente fuori misura; e una forma di indigestione, di diseducazione alla quale dobbiamo reagire, imparando a scegliere e a discernere. Se cominceremo a farlo, sfuggendo alla tentazione che sia troppo strano o troppo puerile, ci accorgeremo che ha una incidenza sulla nostra vita, sulla preghiera, sui nervi, sulla disciplina dei sensi, della fantasia e dell’immaginazione, assai più grande di quanto crediamo. 

Si tratta di piccole cose da cui però dipendono le grandi, da cui dipende la capacità delle famiglie di saper educare i figli, e non semplicemente concedere tutto, senza discriminazione.

Il digiuno può quindi essere applicato a molti elementi della nostra vita quotidiana, e può essere vissuto con semplicità da ciascuno di noi, e ancor più come penitenza o soddisfazione nella pratica del sacramento della penitenza.

Se poi aggiungeremo dei momenti di raccoglimento, di solitudine, di preghiera più intensa con meditazione più abbondante della Parola di Dio, vedremo che tutte queste cose si collegano, e creano gradualmente quella disciplina dello spirito, che è l’ambiente, il contesto necessario per una vita davvero spirituale, per quel cammino verso la Pasqua, che siamo invitati a fare insieme con tutta la Chiesa e insieme con Gesù.

Allora la carità, l’amore del prossimo saranno vissuti a partire da un certo rigore dello spirito, che darà maggiore perseveranza alla nostra conversione dal peccato, e maggiore verità ai nostri gesti di amore; li renderà più duraturi, più sinceri, più forti, più capaci di superare le difficoltà e di oltrepassare i momenti di noia o di stanchezza, perché nasceranno da una disciplina interiore, coltivata con assiduità e con coraggio.

La Madonna ci aiuti a celebrare il cammino quaresimale con grande concretezza e serietà.

+ Gilberto Baroni
Vescovo di Reggio Emilia – Guastalla 

 

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