Di Michele Brambilla
Alla recita dell’Angelus del 21 luglio, Papa Francesco spiega che «nel brano di questa domenica, l’evangelista Luca narra la visita di Gesù a casa di Marta e di Maria, le sorelle di Lazzaro (cfr Lc 10,38-42)», e precisa che «esse lo accolgono, e Maria si siede ai suoi piedi ad ascoltarlo; lascia quello che stava facendo per stare vicina a Gesù».
Quando Gesù entra nella vita dell’uomo, si avvera perfettamente il proverbio latino «ubi maior, minor cessat». Cioè, spiega il Pontefice, «tutto va messo da parte perché, quando Lui viene a visitarci nella nostra vita, la sua presenza e la sua parola vengono prima di ogni cosa. Il Signore ci sorprende sempre: quando ci mettiamo ad ascoltarlo veramente, le nubi svaniscono, i dubbi cedono il posto alla verità, le paure alla serenità, e le diverse situazioni della vita trovano la giusta collocazione».
L’espressione “da incorniciare” è proprio «giusta collocazione»: Maria si siede ai piedi di Gesù per ascoltarlo. In questo modo «[…] mostra l’atteggiamento orante del credente, che sa stare alla presenza del Maestro per ascoltarlo e mettersi in sintonia con Lui. […] Gesù sembra ripetere a ciascuno di noi: “Non lasciarti travolgere dalle cose da fare, ma ascolta prima di tutto la voce del Signore, per svolgere bene i compiti che la vita ti assegna”». Tuttavia «anche noi condividiamo la preoccupazione di Santa Marta e, sul suo esempio, ci proponiamo di far sì che, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità, si viva il senso dell’accoglienza, della fraternità, perché ciascuno possa sentirsi “a casa”, specialmente i piccoli e i poveri quando bussano alla porta».
Marta riceve sì un piccolo rimprovero da parte di Gesù ‒ «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose» (Lc 10,41) ‒, ma questo non intende in alcun modo svilire l’impegno che la donna sta mettendo nel far sentire a proprio agio il Signore a Betania. Un’opera buona, se fatta assecondando i suggerimenti della Grazia con umiltà autentica, ha il medesimo valore dell’ascolto contemplativo.
«Dunque, il Vangelo di oggi», prosegue il santo Padre, «ci ricorda che la sapienza del cuore sta proprio nel saper coniugare questi due elementi: la contemplazione e l’azione. Marta e Maria ci indicano la strada». Insieme.
Per dimostrare ulteriormente che né Dio né la Chiesa contestano alcunché all’ingegno umano, quando renda manifesti i doni che il Creatore ha infuso nella più alta delle Sue creature, Francesco si unisce ai festeggiamenti del 50° anniversario dello sbarco dell’uomo sulla Luna (20 luglio 1969): «cari fratelli e sorelle, cinquant’anni fa come ieri l’uomo mise piede sulla luna, realizzando un sogno straordinario. Possa il ricordo di quel grande passo per l’umanità accendere il desiderio di progredire insieme verso traguardi ancora maggiori: più dignità ai deboli, più giustizia tra i popoli, più futuro per la nostra casa comune». Nel 1969 Papa san Paolo VI (1897-1978) volle seguire la diretta televisiva dell’allunaggio e affidò agli astronauti una placca sulla quale erano impresse la parole, molto significative, del Salmo 8: «quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi?» (Sal 8,4-5).
Lunedì, 22 luglio 2019