Un saggio storico che si legge come un romanzo, per il deliberato intento dell’autore di assumere uno stile narrativo, talvolta persino colloquiale, attribuibile al coinvolgimento emotivo personale nelle vicende storiche narrate che hanno avuto luogo nella sua città natale, Genova. Un saggio ponderoso, di oltre settecento pagine, su un pezzo doloroso della storia italiana, il decennio che va dal 1969 al 1979, e anche un po’ oltre, insanguinato dalle Brigate rosse.
La storia è quella della cosiddetta “colonna genovese”, la prima ad essere organizzata, la prima ad essere letale, ad ammantarsi dell’aura dell’imprendibilità e a trasformare Genova, nel corso dei processi celebrati a fine ciclo, nel 1979, nella capitale delle Brigate rosse.
Credo sia molto utile da posizioni controrivoluzionarie leggere e approfondire le dinamiche rivoluzionarie sempre emergenti, e questo saggio ne costituisce un utile esempio, perché si tratta di movimenti rivoluzionari, il brigatismo rosso degli anni 70, molto vicini a noi, ma ormai ben osservabili, e che consentono di confermare con dati, e biografie, il loro carattere intrinsecamente maligno e metastorico.
L’interesse del libro consiste anche nel punto di vista adottato per narrare la storia della colonna genovese delle Br, ossia quello di partire dalla biografia del suo esponente chiave: Riccardo Dura, chiamato dai pari Pol-Pot.
Il nome di Dura è legato a quanto di più efferato sia stato portato a termine in quegli anni, come la spietata esecuzione dell’operaio Guido Rossa, già gambizzato.
La biografia di Dura è dettagliatissima, l’autore ha avuto accesso alle pagelle scolastiche, alle cartelle cliniche di ricoveri psichiatrici giovanili, ed è molto interessante sul piano sociologico. La vita, vivisezionata, del brigatista è un po’ il pilastro del libro intorno a cui gira tutto il girone allucinante di studenti apprendisti ideologi, professori cattivi maestri, assistenti sociali ahimè cattolici, e … persino un prete, Don Gallo, che hanno costituito il motore, l’alimentazione e i prodotti, l’ecosistema del brigatismo rivoluzionario. Un livello di dettaglio ricostruito minuziosamente anche a livello urbanistico: abbondano cartine della città con indicate tutte le varie case abitate, i luoghi frequentati, i covi, che restituiscono l’impressione di una fitta trama di relazioni apparentemente casuali ma tutte preordinate ad un unico disegno, la lotta armata per il proletariato, sostenuta ideologicamente dall’università e alimentata dalla più varia umanità, che il libro raffigura lucidamente.
Meritano una lettura attenta sia il prologo sia l’epilogo del saggio. Nel prologo c’è un dialogo ideale con Rossana Rossanda, che critica in una lettera le intenzioni dello storico Luzzatto di scrivere il libro per dare una lettura conseguenziale dalle ideologie sanguinarie ai mitra che hanno falciato decine di vite vere. Perché, sosteneva Rossanda, è vero che le ideologie potevano essere sbagliate, e insegnate peggio, ma “le parole non sono pietre”, e la vicenda delle Br è stata governata per un sanguinoso decennio “da persone un po’ qualsiasi”.
Ma Luzzatto rimarca che, “almeno in relazione al contesto genovese, mi sento ormai di affermare che Rossanda aveva torto. A Genova, intorno a un chirurgo come Sergio Adamoli, a uno storico come Gianfranco Faina, a un filologo come Enrico Fenzi, le parole sono diventate pietre”, e sangue.
Lettura utile a ricostruire vicende e protagonisti degli “anni di piombo” ed a comprenderne le dinamiche.
Categoria: Saggio storico
Autore: Sergio Luzzatto
Pagine: 760 pp
Prezzo: € 38,00
Anno: 2023
Editore: Einaudi
ISBN: 9788806256746