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Dopo il 4 novembre

5 Novembre 2018 - Autore: Marco Invernizzi

di Marco Invernizzi

Mi pare ci sia stata un po’ di confusione nelle celebrazioni del Quattro Novembre da parte di certe testate e delle istituzioni italiane. Una confusione che nasce peraltro da una contraddizione, che si ripete da cent’anni. Per contribuire a comprendere quanti danni, non solo materiali, abbia provocato la Prima guerra mondiale (1914-1918), Alleanza Cattolica ha pubblicato articoli di Oscar Sanguinetti e di Daniele Fazio. Ma qui s’impone semplicemente una domanda: perché le istituzioni italiane e i media continuano a celebrare una guerra “nazionalista” per definizione e contemporaneamente si scagliano con forza contro il nazionalismo risorgente nel mondo e in particolare contro il “nazionalismo” del ministro dell’Interno Matteo Salvini?

Il preteso “nazionalismo” di Salvini potrà anche sfociare in un nazionalismo inaccettabile, che fra l’altro smentirebbe la storia autonomista e federalista di quella che è stata la Lega Nord, ma al momento mi sembra sia soltanto l’espressione di una legittima difesa di interessi nazionali minacciati. Il nazionalismo invece che spinse l’Italia a entrare in guerra nel 1915 contro gli alleati di solo dieci mesi prima non aveva nessun fondamento ideale. Infatti, l’Italia avrebbe potuto ottenere anche rimanendo neutrale quei territori che gli costarono 680mila morti e oltre un milione tra feriti e mutilati più una crisi morale e politica che la portò dritta al fascismo. E comunque nessuna conquista territoriale avrebbe mai potuto giustificare una guerra di quelle proporzioni.

 

Che fare dunque? Smettere di celebrare la giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate? Mi rendo conto della portata del problema. Chi per decenni ha sventolato il Tricolore (e continua a farlo) contro l’internazionalismo comunista aveva dei valori da proporre e una patria da onorare. Chi ha riscoperto la bandiera nazionale con il presidente Carlo Azeglio Ciampi (1920-2016) lo ha fatto per cercare di colmare il vuoto lasciato dalla fine delle ideologie e dei partiti politici che le incarnavano. Ma non è possibile costruire l’identità di un popolo su una vittoria nata da un tradimento e costruire l’amore per la patria senza riconoscerne gli errori che l’hanno portata in una direzione sbagliata. Senza quella guerra probabilmente non ci sarebbe stato il fascismo, ma certamente non sarebbe potuta avvenire, almeno così come si è realizzata, la Rivoluzione bolscevica in Russia nel 1917 e l’avvento al potere, attraverso libere elezioni, del nazionalsocialismo in Germania nel 1933.

Allora, appunto, che fare? La ricetta non c’è. Certamente bisogna prima convincersi che quella guerra fu una «inutile strage» come scrisse Papa Benedetto XV (1854-1922). E poi correggere lentamente e progressivamente la lettura della storia nazionale, senza dimenticare il valore e l’importanza delle Forze armate (il corpo degli alpini, in particolare), ma senza neanche pensare che questo aspetto culturale della vita nazionale non abbia una grande importanza. Il “governo del cambiamento” forse potrebbe avviare un cambiamento anche in questa direzione.

Lunedì, 5 novembre 2018

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Info Marco Invernizzi

Marco Invernizzi nasce a Milano nel 1952. Nel 1977 si laurea in filosofia all'Università Cattolica del Sacro Cuore con una tesi su Il periodico "Fede e Ragione" nell'ambito della storia del Movimento Cattolico italiano dal 1919 al 1929, relatore il professor Luigi Prosdocimi. Dopo gli studi universitari continua ad approfondire, in modo non puramente intellettualistico - dal 1972 milita in Alleanza Cattolica, della quale è stato responsabile per la Lombardia e per il Veneto fino al 2016-, le vicende del movimento cattolico in Italia. Ha pubblicato, fra l'altro, L'Unione Elettorale Cattolica Italiana. 1906-1919. Un modello di impegno politico unitario dei cattolici(Cristianità, Piacenza 1993); La Chiesa, la politica, il potere attraverso i secoli (contributo a Processi alla Chiesa. Mistificazione e apologia, a cura di Franco Cardini, Piemme, Casale Monferrato 1994); e, con altri, I Papi del nostro secolo, parte prima Da Leone XIII a Pio XII (Italica Libri/Editoriale del Drago, Milano 1991); e Guida introduttiva alla storia della Chiesa cattolica (Mimep-Docete, Pessano [Milano]). Collabora a Cristianità e ad altre riviste e quotidiani. Dal 1989 conduce a Radio Maria la trasmissione settimanale La voce del Magistero. Nella linea di quanto già edito si pone Il movimento cattolico in Italia dalla fondazione dell'Opera dei Congressi all'inizio della seconda guerra mondiale (1874-1939), un'opera di sintesi in cui viene ripercorsa la storia del movimento cattolico, con particolare attenzione alle sue espressioni politiche, dalla Breccia di Porta Pia alla vigilia del secondo conflitto mondiale. Dal 28 maggio 2016 è Reggente Generale di Alleanza Cattolica.

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