Di Federico Piana da VaticanNews del 31/01/2020
“Sono stati giorni intensi per esaminare ciò che fino ad ora si è fatto e per programmare quello che si dovrà fare in futuro”. A conclusione dell’assemblea plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede, il segretario, monsignor Giacomo Morandi, racconta come si sono svolti i lavori dell’organismo della curia romana: “Abbiamo stilato un resoconto sul lavoro svolto in campo dottrinale, disciplinare e matrimoniale e, da quest’anno, abbiamo inserito anche i risultati dell’azione svolta dalla IV Sezione che si occupa dei rapporti con la Fraternità San Pio X e con gli Istituti che erano sotto la competenza della Pontificia Commissione Ecclesia Dei”.
Il lavoro svolto è stato presentato a Papa Francesco?
R-: Certamente. Al Santo Padre abbiamo portato anche i documenti che sono in via di attuazione e questa mattina abbiamo presentato le conclusioni e le proposte che sono emerse dall’incontro con i padri della Congregazione.
Papa Francesco, ieri, nel suo discorso rivolto ai membri della vostra Congregazione che partecipavano all’Assemblea Plenaria, è tornato a parlare del “valore intangibile della vita umana”….
R: – Il nostro documento sul fine vita, in fase finale di elaborazione, obbedisce alle sollecitazioni del Papa su questi temi. È in linea col suo costante magistero in difesa dei deboli e delle situazioni di precarietà che si riscontrano nella nostra società. La Congregazione per la Dottrina della Fede, con questo documento, darà delle indicazioni operative per aiutare le persone a vivere il momento finale della propria vita in modo umano e cristiano.
Il Papa sostiene anche che una società può definirsi civile se combatte la cultura dello scarto. È un aspetto che verrà preso in considerazione nel vostro prossimo documento sul fine vita?
R: – Il magistero dei papi, negli ultimi decenni, si è concentrato spesso su due momenti di fragilità della vita umana: l’inizio e la fine. Un’attenzione che ci è stata richiesta anche durante molti incontri con gli episcopati mondiali nelle visite ad limina perché, ad esempio, ci sono molte legislazioni civili che consentono l’eutanasia o stanno andando verso quell’obiettivo. Con il nostro documento, invece, andiamo nella direzione della difesa della vita.
Il Pontefice ha invitato la Congregazione per la dottrina della Fede anche a continuare con fermezza gli studi per la revisione delle norme sui delicta graviora contenute nel Motu proprio di San Giovanni Paolo II, e intitolato ‘Sacramentorum sanctitatis tutela’. Un modo per difendere ancor meglio i minori e le persone vulnerabili?
R: – Esattamente. La revisione, dopo circa vent’anni di attuazione nei quali si è sperimentata la validità del Motu proprio, si profila come necessaria. In base all’esperienza che noi abbiamo fatto sul campo, posso dire che serve un aggiornamento in linea anche con i diversi Motu proprio emanati su questo tema. La revisione mira a rafforzare sempre di più la lotta contro gli abusi e rappresenta un cammino per la purificazione, che nella Chiesa è sempre più necessaria.
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