La chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista a Canale d’Agordo, dove il beato Giovanni Paolo I scoprì la sua vocazione sacerdotale e tornò più volte fino all’agosto del 1978
di Michele Brambilla
In questo mese, in cui si commemora il pontificato di Giovanni Paolo I (26 agosto-28 settembre 1978), al secolo Albino Luciani (1912-78), e se ne celebra la beatificazione (4 settembre), sembra doveroso presentare la chiesa parrocchiale di Canale d’Agordo, in provincia di Belluno. Si tratta della parrocchia di cui era originario il futuro Pontefice veneto: qui fu battezzato, qui svolse il servizio di chierichetto, che fu fondamentale per la maturazione della vocazione sacerdotale, giunta molto presto (11 anni). Sempre qui celebrò poi la prima Messa e il primo pontificale (da vescovo), tornando in paese non appena ne aveva occasione. L’ultima volta poche settimane prima di essere elevato al Soglio di Pietro, sul quale regnò per 33 giorni, passando il testimone a Karol J. Wojtyla (1920-2005).
Dell’edificio, che si presenta subito con la sua facciata dai colori pastello e il campanile a bulbo, si inizia a parlare in documenti tardo medievali (XII-XIV sec.). Divenne pieve autonoma il 3 settembre 1458 e ricevette il titolo arcipretale con don Antonio Fossa (1711-51), epoca a cui risale la maggior parte della chiesa attualmente visitabile.
L’interno conserva diversi ricordi di Papa Luciani: il battistero; il banco, proprio sotto il pulpito, con incise le iniziali della madre del Papa, Bortola Tancon; una statua bronzea (1982) circondata dalle bacheche con le grazie ricevute; l’altare post-conciliare, consacrato da san Giovanni Paolo II il 26 agosto 1979 durante il pellegrinaggio sulle orme dell’immediato predecessore. Per non parlare dell’altare maggiore, ornato da un grande tabernacolo in legno dorato (1696) e da una pala di Antonio Longo (1742-1820), o dell’organo di Gaetano Callido (1727-1813), installato nel 1801, sul quale Luciani talvolta si esercitava e dovette effettivamente cimentarsi da giovane cappellano, per ordine perentorio dell’arciprete.
Nel Quattrocento la pieve fu amministrata anche da un sacerdote tedesco e da uno belga, gravitanti attorno al Sacro Romano Impero. L’interscambio culturale con l’area germanica è visibile anche nelle numerose sculture tirolesi presenti lungo le tre navate della chiesa: risaltano in maniera particolare le cariatidi del Tempo e della Morte, restaurate nel 1994 perché sature di rimandi alla biografia di Giovanni Paolo I, cagionevole di salute fin dalla nascita. Nei giorni di festa è possibile ammirare anche gli stendardi processionali, restaurati nel 2008 e sorretti ancora dalle antiche aste, che videro il Pontefice nativo di Canale opporsi platealmente, nell’ottobre 1931, ad un sopruso perpetrato dalle Piccole esploratrici (sezione femminile dell’arcinota Opera Nazionale Balilla).
Si era nel clima surriscaldato che precedette e seguì l’enciclica di Pio XI (altro Pontefice che entrò in seminario da bambino) Non abbiamo bisogno, contro le angherie subite dall’associazionismo cattolico in Italia. I fascisti pretendevano di scavalcare le confraternite tradizionali, ma il chierico Luciani si affacciò sul portale della pieve e, con un gesto molto deciso, fermò le “figlie della Lupa”. Davanti alla statua della Madonna si posizionarono, quindi, le ragazze dell’Azione Cattolica.
Sabato, 17 settembre 2022