Le nuove droghe non facciano dimenticare quelle vecchie, perché nessuna merita indulgenza da parte del legislatore. Anche perché la legalizzazione si è dimostrata palesemente controproducente
di Andrea Bartelloni
Nel dramma che la cronaca presenta a riguardo dell’epidemia di Fentanyl che sconvolge gli Stati Uniti, occorre fare attenzione ad una possibile dialettizzazione tra le droghe “cattive”: tra la storica eroina e l’attuale Fentanyl, senza dimenticare le presunte droghe “buone”, ovvero la marijuana e alcune sostanze allucinogene. La preoccupazione, legittima, per le stragi da overdose da Fentanyl, che fanno impallidire quelle da eroina del secolo scorso, silenziano i problemi legati alla diffusione sempre maggiore della droga nel mondo. È necessaria una precisazione che viene dal sito dell’Istituto Superiore di Sanità: «Nè l’eroina tagliata col Fentanyl né il Fentanyl da solo sono la “droga degli zombie”. Si definisce tale una preparazione di eroina o di Fentanyl tagliati con la xilazina, anestetico e miorilassante veterinario, al momento utilizzato pochissimo in Italia, ma impiegato invece dal mercato illecito per fare un taglio che dia più potenza alla preparazione ma costi di meno. La xilazina produce delle ulcere cutanee negli arti superiori ed inferiori, soprattutto dove avviene l’iniezione delle preparazioni di strada da eroina. Queste ulcerazioni profonde rendono i consumatori zombie: da qui il nome utilizzato per definire questa droga».
Il 29 agosto è stato pubblicato il report annuale di Monitoring the future, che riporta i dati sull’uso di sostanze stupefacenti nella popolazione di età compresa tra i 19 e i 65 anni negli Stati Uniti, relativi al 2023. Pubblicazione a cura dell’Università del Michigan, Institute for Social Research, sponsorizzata dal National Institute on Drug Abuse e dal National Institutes of Health. Il rapporto, di 208 pagine, è riferito a 120.000 persone intervistate per la prima volta, con dati che coprono un’età compresa tra 18 e 65 anni, di cui circa 20.000 tra i giovani adulti (dai 19 ai 30 anni), nella prima mezza età (dai 35 ai 50 anni) e nella mezza età (dai 55 ai 65 anni). «Questi dati – si legge nel report- raccolti su campioni nazionali su una porzione così ampia di durata della vita, sono estremamente significativi e possono fornire informazioni necessarie sull’epidemiologia, l’eziologia, e la storia del consumo di sostanze nel corso della vita e sui comportamenti, atteggiamenti e altri fattori rilevanti». Le conclusioni di questo report sono che, «secondo gli ultimi risultati, nel 2023 il consumo di cannabis e allucinogeni nell’ultimo anno è rimasto a livelli storicamente elevati tra gli adulti di età compresa tra 19 e 30 anni e tra 35 e 50 anni». Con buona pace di quanti continuano a dire che la legalizzazione porta ad una riduzione dei consumi. Niente di vero, anzi.
Altro dato interessante dello studio è che «per la prima volta nel 2023, le donne intervistate di età compresa tra 19 e 30 anni hanno segnalato una maggiore prevalenza di consumo di cannabis nell’ultimo anno rispetto agli intervistati uomini della stessa fascia di età». Aumenta quindi l’uso delle sostanze che non sono più illecite, come era evidente e come dimostra l’allarme negli Stati che tra i primi hanno legalizzato il loro uso ricreazionale. Agli inizi di luglio il New York Times ha lanciato un allarme sugli aspetti “catastrofici” della legalizzazione. Dopo due anni dalla legalizzazione, nel Maryland ci si rende conto che è pericolosa e crea dipendenza, è associata a ricoveri ospedalieri per patologie correlate (depressione respiratoria, problemi cardiaci, psicosi, vomito). Nei più giovani può portare a problemi di salute mentale. Poi ci sono gli effetti collaterali: incidenti stradali e sul lavoro.
Uno dei cavalli di battaglia dei fautori della legalizzazione è la lotta alle mafie: dove ci sono le rivendite legali fioriscono quelle clandestine per ragioni ovvie: chi rispetta la legalità ha costi di esercizio maggiori, che gravano sul consumatore. A New York l’imposta è del 9%. Il mercato clandestino non paga tasse, ha prodotti migliori, vende senza distinzione di età e la vendita ufficiale legale sta entrando in crisi. Dunque, la droga fa sempre male, alcune di più, come il Fentanyl, che più che una droga è un veleno mortale e fa più paura, altre come la cannabis e gli allucinogeni, vengono “cantate” e pubblicizzate falsamente come innocue, addirittura come medicinali, e questi sono i risultati: l’Università del Michigan ha analizzato il comportamento dei ragazzi delle scuole secondarie (13-18 anni), evidenziando come i livelli di consumo di droga siano tornati rapidamente a quelli pre-pandemia. E i minorenni, ai quali la vendita è vietata anche dove è legale, sono quelli che subiscono i danni maggiori dall’uso di droga.
Venerdì, 25 ottobre 2024
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