Di Peppino Zola da Tempi del 18/05/2020
Caro direttore, constato che questo governo di incompetenti non è ancora riuscito a pubblicare (mentre ti scrivo sabato alle ore 15.30) sulla Gazzetta Ufficiale il decreto legge che doveva essere di aprile e poi è stato annunciato, con una fluviale conferenza stampa a reti unificate, mercoledì 13 maggio. Ma sono anche stupito che quasi nessuno abbia sottolineato come questo fantomatico e prolisso decreto abbia protratto per altri sei mesi lo stato di emergenza, dichiarato dal Governo, quasi clandestinamente, il 31 gennaio 2020. Dico quasi clandestinamente perché la generalità degli italiani hanno saputo dell’esistenza dell’emergenza solo il 21 febbraio, quando è stata dichiarata la prima “zona rossa”. Cioè, ci troviamo di fronte ad un governo che dichiara lo stato di emergenza senza mettere in guardia gli italiani circa il pericolo che stavano correndo. Anzi, qualche giocondo esponente delle forze di governo (fra tutti Zingaretti, non il commissario, e il sindaco Sala) hanno giocato a brindare insieme a possibili portatori sani del virus. Naturalmente, nessuna zelante Procura si è accorta di questi decisivi 21 giorni persi da parte del governo.
Ma vengo al punto che volevo sottolineare. Sta passando nella assoluta indifferenza il fatto che il nuovo decreto abbia prorogato lo stato di emergenza, quello stato in base al quale Conte ha potuto, anche grazie alla distrazione dell’attuale opposizione, emanare una serie di DPCM che molti autorevoli costituzionalisti hanno considerato illegittimi, perché lesivi di fondamentali diritti dei cittadini, perché occorreva, semmai, un decreto legge che deve essere approvato entro 60 giorni dal Parlamento e non un DPCM che non viene neppure firmato dal Capo dello Stato. In tutta questa confusione istituzionale e costituzionale, il governo si assicura altri 6 mesi di pieni poteri, che sono difficili da controllare data la strana maggioranza esistente alle Camere e le incertezze dell’attuale opposizione.
Tanti si sono scandalizzati per quanto successo in Ungheria, ma in Italia è successo di peggio: il governo si è preso i pieni poteri senza neppure avere il coraggio di definirli tali. Se li è presi e li sta usando, come possiamo constatare, con grande disinvoltura e con preoccupante leggerezza. Basti pensare che proprio in base a questi pieni poteri il governo è riuscito a vietare ai cattolici, per ben due mesi, di partecipare, con le dovute cautele naturalmente, alla S. Messa, invadendo la sfera dell’autonomia della Chiesa cattolica. Ed è anche riuscito ad ignorare totalmente (a meno di ripensamenti dell’ultimo minuto, visto che la pubblicazione del DL non è ancora avvenuta) le esigenze vitali delle famiglie i cui figli frequentano le scuole pubbliche paritarie di primo e secondo grado. In compenso, grazie a questi pieni poteri, Conte&Co hanno lanciato l’acquisto dei monopattini, come se questa fosse una priorità rispetto ad altre drammatiche esigenze primarie.
Mi chiedo: ma dove sono finiti i sacerdoti (laici e clericali) della democrazia? Quelli che vedono pericoli fascisti dappertutto e poi non hanno alcunché da dire circa i pieni poteri presi dal governo e che, tra l’altro, ha usato finora molto male? Te lo immagini che cosa sarebbe successo se i pieni poteri se li fosse presi un altro governo? E perché, ora, silenzio assoluto?
Penso che tutto ciò sia dovuto alla faziosità con cui viene gestita la cosa pubblica in questi ultimi anni. Faziosità che ora permette ai campioni “antifascisti” della democrazia di stare zitti. Questi “pieni poteri” prorogati nel silenzio sono l’indice di una profonda sofferenza della nostra democrazia e delle nostre istituzioni. Sofferenza che riguarda sia il metodo (la forzatura delle procedure parlamentari) che il contenuto (viene privilegiate in modo assoluto lo statalismo e ignorata la società civile, a partire dalla famiglia). Penso anche che i cattolici (tutti) debbano vigilare di più su questa situazione, senza pregiudizi e con l’unico sguardo al bene comune. E senza dimenticare le grandi lezioni di don Sturzo (osannato nei convegni, ma poi dimenticato), così attento a difendere le realtà intermedie contro i pericoli di uno statalismo che, prima o poi, arriva ai pieni poteri. Penso che non possiamo tacere: sei mesi di altri pieni poteri possono diventare pericolosi.
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