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L’autorità magisteriale di Papa Francesco

28 Agosto 2017 - Autore: Michele Brambilla

di  Michele Brambilla

Il Vangelo della XXI domenica del Tempo ordinario (cfr. Mt 16,13-20) pone al centro la domanda di Cristo: «Ma voi, chi dite che io sia?», a cui segue la risposta precisa dell’apostolo Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Proprio questa professione di fede causa nella vicenda umana di Simone non solo il cambio di nome (Pietro-Cefa), che nel contesto ebraico è già significativo poiché per gli Ebrei davvero il nomen è omen (destino/presagio), ma pure una investitura singolare, destinata a passare ai successori nell’episcopato: «Tu, Simone, sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa».

I protestanti sono soliti dire che Cristo ha voluto esaltare solamente la fede espressa da Pietro. Noi cattolici giustamente ribattiamo che non esiste professione di fede senza la persona che la esprime, e in questo caso la volontà fondatrice è più che evidente. È anche l’unico passo di san Matteo in cui il vocabolo greco ekklesia è utilizzato specificamente per denominare la Chiesa.

Papa Francesco considera la vita della Chiesa Cattolica un instancabile cammino di perfezione. Conscio dei propri limiti personali, in questo caso il cattolico autentico non fa distinzioni tra le epoche storiche, ma si sofferma a meditare come «anche con noi, oggi, Gesù vuole continuare a costruire la sua Chiesa, questa casa con fondamenta solide ma dove non mancano le crepe, e che ha continuo bisogno di essere riparata. Sempre. La Chiesa ha sempre bisogno di essere riformata, riparata. Noi certamente non ci sentiamo delle rocce, ma solo delle piccole pietre. Tuttavia, nessuna piccola pietra è inutile, anzi, nelle mani di Gesù la più piccola pietra diventa preziosa, perché Lui la raccoglie, la guarda con grande tenerezza, la lavora con il suo Spirito, e la colloca nel posto giusto, che Lui da sempre ha pensato e dove può essere più utile all’intera costruzione». Il Santo Padre lo afferma alla recita dell’Angelus di domenica 27 agosto.

L’uomo si lamenta spesso delle proprie sue fragilità, talvolta tenta di superarle in maniera faustiana, oppure si accanisce su quelle dei fratelli. Il Pontefice invita invece a non avere paura dei limiti, «[…] perché quando Gesù prende in mano la sua pietra, la fa sua, la rende viva, piena di vita, piena di vita dallo Spirito Santo».

La pagina evangelica serve a Francesco anche per ribadire, al termine di una settimana in cui ha esplicitamente fatto riferimento alla propria piena «autorità magisteriale», che «[…] Gesù ha voluto per la sua Chiesa anche un centro visibile di comunione in Pietro», sottolineando: «[…] è una piccola pietra, ma presa da Gesù diventa centro di comunione». Il Pontefice parla dell’apostolo, ma indirettamente parla di se stesso. «Oggi la nostra Madre ci sostenga e ci accompagni con la sua intercessione, perché realizziamo pienamente quell’unità e quella comunione per cui Cristo e gli Apostoli hanno pregato e hanno dato la vita».

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