
Da Avvenire del 14/12/2021
La Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha pubblicato ieri l’Editio typica latina del Rito di istituzione dei catechisti, nuovo ministero istituito da papa Francesco col motu proprio Antiquum ministerium del 10 maggio scorso. Contestualmente è stata resa nota anche la Lettera di accompagnamento ai presidenti delle Conferenze episcopali, firmata dall’arcivescovo prefetto del dicastero Arthur Roche, che «vuole offrire un contributo alla riflessione » degli episcopati «proponendo alcune note sul ministero di catechista, sui requisiti necessari, sulla celebrazione del rito di istituzione ». La Lettera spiega che «il ministero di catechista è un servizio stabile reso alla Chiesa locale secondo le esigenze pastorali individuate dall’ordinario del luogo, ma svolto in maniera laicale come richiesto dalla natura stessa del ministero». Così «i laici che abbiano l’età e le doti determinate con decreto dalla Conferenza episcopale, possono essere assunti in modo stabile, come i lettori e gli accoliti, al ministero di catechista ». Ciò avviene «mediante il rito di istituzione che, pertanto, non può essere ripetuto». Tuttavia «l’esercizio del ministero può e deve essere regolato nella durata, nel contenuto e nelle modalità dalle singole Conferenze episcopali secondo le esigenze pastorali ». La Lettera precisa che il termine catechista «indica realtà differenti tra loro in relazione al contesto ecclesiale nel quale viene usato ». Infatti «i catechisti nei territori di missione si differenziano da quelli operanti nelle Chiese di antica tradizione». Inoltre «anche le singole esperienze ecclesiali determinano caratteristiche e modalità di azione molto diversificate, tanto da risultare difficile farne una descrizione unitaria e sintetica». Comunque sono due le tipologie principali delle modalità di essere catechisti: «Alcuni hanno il compito specifico della catechesi, altri quello più ampio di una partecipazione alle diverse forme di apostolato, in collaborazione con i ministri ordinati e obbedienti alla loro guida». Con la precisazione che «non tutti coloro che vengono chiamati catechisti, svolgendo un servizio di catechesi o di collaborazione pastorale, devono essere istituiti » ministerialmente.
La Lettera precisa che non dovrebbero essere istituiti «coloro che hanno già iniziato il cammino verso l’Ordine sacro e in particolare sono stati ammessi tra i candidati al diaconato e al presbiterato », in quanto il ministero del catechista è un ministero laicale, distinto dal ministero ordinato. Discorso analogo per i religiosi e le religiose, «a meno che non svolgano il ruolo di referenti per una comunità parrocchiale o di coordinatori dell’attività catechistica ». Poi «di preferenza non dovrebbero essere istituiti come catechisti coloro che svolgono un servizio rivolto esclusivamente verso gli appartenenti di un movimento ecclesiale ». «In tale funzione, ugualmente preziosa si spiega – viene, infatti, affidata dai responsabili dei singoli movimenti ecclesiali e non, come nel ministero di catechista, dal vescovo diocesano in seguito ad un suo discernimento in relazione alle necessità pastorali». Infine anche «coloro che insegnano la religione cattolica nelle scuole» non dovrebbero essere istituiti, «a meno che non svolgano insieme altri compiti ecclesiali a servizio della parrocchia o della diocesi».
La scelta dei catechisti istituiti dunque può essere fatta tra coloro che «in modo più specifico svolgono il servizio dell’annuncio: essi sono chiamati a trovare forme efficaci e coerenti per il primo annuncio, per poi accompagnare quanti lo hanno accolto nella tappa propriamente iniziatica». O tra coloro che sono «chiamati a collaborare con i ministri ordinati nelle diverse forme di apostolato svolgendo, sotto la guida dei pastori, molteplici funzioni». La Lettera fa un elenco – «seppur non esaustivo » – di queste funzioni: «la guida della preghiera comunitaria, specialmente della liturgia domenicale in assenza del presbitero o del diacono; l’assistenza ai malati; la guida delle celebrazioni delle esequie; la formazione e la guida degli altri catechisti; il coordinamento delle iniziative pastorali; la promozione umana secondo la dottrina sociale della Chiesa; l’aiuto ai poveri; il favorire la relazione tra la comunità e i ministri ordinati». L’Editio typica pubblicata ieri, precisa la Lettera, «può essere ampiamente adattata da parte delle Conferenze episcopali che hanno il compito di chiarire il profilo e il ruolo dei catechisti, di offrire loro percorsi formativi adeguati, di formare le comunità perché ne comprendano il servizio».