di Maurizio Brunetti
«Nel dodicesimo e nel tredicesimo secolo [in Europa] gli uomini toccarono il massimo della loro forza; mai prima o dopo di allora hanno mostrato tanta energia in così varie direzioni, o tanta intelligenza nella direzione della loro energia; eppure queste meraviglie della storia – questi Plantageneti; questi filosofi della Scolastica; questi architetti di Reims e di Amiens; questi Innocenzi, e Robin Hood, e Marco Polo; questi crociati che piantarono le loro fortezze per tutto il Levante; questi monaci che resero feconde le terre incolte e sterili – tutti, senza alcuna eccezione, s’inchinarono dinanzi alla donna».
Chi, secondo voi, avrà mai avuto il coraggio intellettuale d’indossare un pensiero all’apparenza così paradossale? Forse Régine Pernoud (1909-1998), l’autorevole storica del Medioevo che, archivi alla mano, si adoperò per esaltarne le luci smontando, uno dopo l’altro, ogni secolare pregiudizio sul tempo delle cattedrali, non ultimo quello sul ruolo sociale della donna? No: troppo facile…
Oltre che nel libro di Henry Adams (1838-1918), storico dell’Università Harvard, dal quale originariamente è tratto, il testo citato si trova in La donna come forza nella storia, scritto nel 1946 da Mary Ritter Beard (1876-1958).
L’autrice, storica statunitense di simpatie socialiste e attivista per il riconoscimento dei diritti politici delle donne, deprecava però le ricostruzioni piagnucolose di un certo femminismo secondo le quali, lungo l’intera storia dell’Occidente, le donne avrebbero sempre patito un sistema di soggezione economica ed esistenziale, magari con l’avallo delle autorità religiose. Al contrario – concordano Pernoud e Ritten Beard – proprio nei secoli della civiltà cristiana romano-germanica, la presenza femminile in posizioni di spicco nel mondo della cultura, dell’educazione, dell’amministrazione, del commercio e della politica fu tutt’altro che sporadica; di più: solo con l’avvento dell’età moderna l’elemento maschile sarebbe ritornato egemonico nella vita pubblica.
Un altro assioma del femminismo mainstream che Mary Beard avrebbe trovato discutibile consiste nel ritenere dipendenti dalle determinate situazioni storiche – e dunque eventualmente superabili – le differenze psicologiche legate al dualismo mascolinità/femminilità.
Il venerabile mons. Fulton Sheen (1895-1979), evocando san Tommaso d’Aquino che distingueva la ratio, l’intelligenza discorsiva propria degli esseri umani, dall’intellectus che coglie immediatamente – come invece fanno gli angeli – la realtà delle cose, ritiene che la donna sia in generale più intuitiva dell’uomo, e che ciò la porti a percepire più prontamente i bisogni del prossimo. All’interno di una famiglia, inoltre, se il governo dell’uomo sarebbe soprattutto improntato al senso di giustizia, il regno della donna, invece, lo è a quello dell’amore.
Anche l’eroismo femminile avrebbe caratteristiche peculiari, traducendosi in una maggiore capacità di sopportazione di fronte a malattie e a crisi che si prolungano nel tempo. È un fatto che ad avere la forza di affrontare la peggiore crisi cui l’umanità abbia assistito, e cioè la morte dell’uomo-Dio sulla croce, c’erano tre donne – tutte di nome Maria – e un solo maschio.
L’estro poetico e musicale di Patricia Jean “Patty” Griffin, cantautrice statunitense folk di formazione cattolica, ha colto tutto ciò in Mary, una canzone contenuta nel disco Flaming Red del 1998 e composta in onore della nonna Mary O’Connor morta prima della sua nascita, emigrata irlandese i cui sacrifici lavorativi di tutta una vita avevano allontanato dalla famiglia lo spettro della povertà.
Nel testo, l’affetto e il dolore della Madonna diventa archetipico dell’amore e della sofferenza di ogni madre nella storia. Infatti, una mamma che ha perso il proprio figlio probabilmente in guerra, la Santa Vergine e una donna appena defunta si sovrappongono come in un gioco di specchi dal quale riluce la disponibilità tutta femminile a soffrire per gli altri e – parafrasando la saggista Costanza Miriano – a sotto-mettersi, cioè a reggere il mondo dal basso, perché non crolli sotto il peso della sua miseria.
Riportiamo di seguito una traduzione italiana del testo, seguito dall’originale inglese.
Maria, sei cosparsa di gocce di pioggia, cosparsa di cenere
Cosparsa di bimbi, cosparsa di ferite.
Sei cosparsa di terra vergine e di colori.
Hai riposto il lenzuolo, hai riposto il sudario
Di un altro uomo, che con fierezza ha servito il mondo.
Saluti un altro figlio, ne perdi ancora un altro
in un qualunque giorno di sole, ma sempre rimani lì, Maria.
«Madre, non posso rimanere con te,
neanche per un solo giorno di più» dice Gesù.
Le lascia un bacio sulla guancia e poi vola proprio vicino a me.
Mentre gli angeli cantano le Sue lodi in un tripudio di gioia
Maria se ne sta in disparte e si dedica alle pulizie di casa.
Maria si muove dietro le mie spalle
E lascia le sue impronte ovunque
Ogni volta che fiocca la neve o turbina la sabbia
O quando si leva la notte. Lei è sempre lì.
«Madre» le dice Gesù, «non posso rimanere con te,
neanche per un solo altro giorno».
Le lascia un bacio sulla guancia e poi vola proprio vicino a me.
Mentre gli angeli cantano le Sue lodi in un tripudio di gioia
Maria se ne sta in disparte e si dedica alle pulizie.
Maria, sei cosparsa di rose
Sei cosparsa di rovine e di segreti
Sei cosparsa di cime d’albero e di uccelli
Che possono cantare miriadi di canzoni senza parole
Hai riposto il lenzuolo, hai riposto il sudario
Di un altro uomo, che con fierezza ha servito il mondo.
Saluti un altro figlio, ne perdi ancora un altro
in un qualunque giorno di sole, ma sempre rimani lì, Maria.
Mary you’re covered in roses, you’re covered in ashes
You’re covered in rain
You’re covered in babies, you’re covered in slashes
You’re covered in wilderness, you’re covered in stains
You cast aside the sheet, you cast aside the shroud
Of another man, who served the world proud
You greet another son, you lose another one
On some sunny day and always stay, Mary
Jesus says Mother I couldn’t stay another day longer
Fly’s right by me and leaves a kiss upon her face
While the angels are singin’ his praises in a blaze of glory
Mary stays behind and starts cleaning up the place
Mary she moves behind me
She leaves her fingerprints everywhere
Every time the snow drifts, every time the sand shifts
Even when the night lifts, she’s always there
Jesus said Mother I couldn’t stay another day longer
Fly’s right by me and leaves a kiss upon her face
While the angels are singin’ his praises in a blaze of glory
Mary stays behind and starts cleaning up the place
Mary you’re covered in roses, you’re covered in ruin
you’re covered in secrets
You’re covered in treetops, you’re covered in birds
who can sing a million songs without any words
You cast aside the sheets, you cast aside the shroud
of another man, who served the world proud
You greet another son, you lose another one
on some sunny day and always stay
Mary, Mary, Mary