Cosimo Galasso, Cristianità n. 418 (2022)
Nella variegata «galassia verde» di questo scoppiettante inizio del terzo millennio un posto al sole, sempre più importante, se lo stanno ritagliando i cosiddetti «ecosessuali». Chi sono? Sono un movimento nominalmente nato nei primi Anni Duemila, ma che ha iniziato a strutturarsi a partire dal 2008, grazie all’opera delle artiste e attiviste Annie Sprinkle e Elizabeth Stephens. In continua crescita, gli aderenti sono oggi più di centomila. Referente italiana degli «ecosessuali» è la dottoressa Serena Gaia Anderlini, che ha espresso l’essenza dell’amore ecosessuale, sperimentabile nei corsi e nei workshop appositamente organizzati, con queste parole: «Conosci e ama la Terra fuori e dentro di te: la partner che tutte e tutti condividiamo. In questo elemento dell’alchimia dell’amore ecosessuale le persone che partecipano avranno l’opportunità di riconnettere il loro metabolismo con il metabolismo della compagna che tutte e tutti condividiamo: la Terra» (1).
Punto di riferimento del movimento è il sito Internet, nel quale è possibile leggere il suo manifesto programmatico. Fra gli obiettivi del gruppo è considerato assolutamente irrinunciabile da parte delle due fondatrici il riconoscimento dell’ecosessualità come nuova forma di identità sessuale.
Per conseguire questo scopo, nel 2016, al comitato organizzatore del pride più famoso al mondo, quello di San Francisco, fu chiesta — sia pure invano — l’aggiunta della lettera «E» (ecosexual) all’acronimo LGBT. Un altro punto nodale dell’ideologia del movimento è la celebrazione di veri e propri matrimoni, con tanto di liturgia e fedi nuziali, con gli elementi naturali. Sempre sul sito, è possibile reperire una serie di brevi filmati o veri e propri documentari, che illustrano le nozze della Sprinkle e della Stephens con la Terra, la Luna, il mare Adriatico — in occasione di una loro partecipazione alla Biennale di Venezia —, i monti Appalachi, nel Nordamerica, et similia. Il fine di questi matrimoni è altamente simbolico e significativo. Il nostro pianeta, secondo la visione di un’ambientalista, poi in parte pentitosi, James Lovelock (1919-2022), è stato assimilato a un essere vivente denominato Gaia. Lovelock riprendeva qui l’antico mito greco di Gea — o Gaia, appunto —, raccontato fra gli altri da Esiodo (metà VIII sec. a.C -VII sec. a.C), che sarebbe una personificazione della Terra con la quale è possibile stabilire relazioni, anche e soprattutto, di natura sessuale. Al fine di spingere le persone ad amare di più il nostro pianeta e a smettere di inquinarlo, durante l’Ecosex Symposium, che si svolse a San Francisco nel 2010 e che rappresentò la prima grande uscita pubblica vessillare del movimento, fu scritto il primo articolo, fortemente identitario, del Manifesto Ecosex: «Noi siamo ecosessuali. La Terra è la nostra amante. Ne siamo pazzamente, appassionatamente e fieramente innamorati e innamorate, e rendiamo grazie per questa relazione ogni singolo giorno. Per creare una unione con la Terra che sia naturale e più sostenibile, collaboriamo con la natura. Trattiamo la Terra con gentilezza, rispetto e tenerezza» (2).
Come si vede, si parla della Terra proprio come se fosse una persona: mutatis mutandis, sono parole che ciascuno potrebbe dedicare alla propria sposa o al proprio sposo! L’identificazione è totale. Diversamente, non si potrebbe parlare, nemmeno in via teorica, di matrimonio: ci si sposa solo tra persone… La studiosa Amanda Morgan, facente parte del movimento ecosessuale, «[…] dice che l’ecosessualità potrebbe essere misurata — in un certo senso — un po’ secondo la scala [elaborata da Alfred Charles] Kinsey [1894-1956]: a un estremo ci sono le persone che cercano di usare sex toy ecosostenibili, o a cui piace passeggiare nude nella natura. All’altro ci sono le persone che “vogliono avere orgasmi in mezzo al fango, che consumano rapporti con gli alberi, che si masturbano sotto le cascate”» (3). I teorici dell’ecosessualità, filosoficamente parlando, hanno le idee chiarissime. Qualche anno fa, all’Ecosexual Bathhouse, parte del Sydney LiveWorks Festival, che è un’installazione interattiva creata dagli artisti Loren Kronemyer e Ian Sinclair, questi «[…] hanno descritto la propria opera come una “bizzarria che vuole dissolvere le barriere tra le specie proprio quando ci siamo infilati nel tunnel senza ritorno” della crisi ambientale» (4). Ecco il vero punto cruciale dell’ecosessualità: dissolvere le barriere tra le specie, per far sì che tra mia moglie e, per esempio, l’erica arborea venga annullata ogni differenza ontologica, cosi che lo scrivente, possa, prima o poi, convinto dal «verbo» ecosessuale, liberamente e indifferentemente, avere una «manifestazione di socializzazione incarnata» (5) — così il fondatore di Alleanza Cattolica Giovanni Cantoni (1938-2020) indicava la relazione carnale fra un uomo e una donna — o con la sua legittima sposa o con la pianta su indicata.
La lenta eliminazione dell’essenza, cioè della natura ben definita di ogni ente, ha radici lontane e precisamente in Cartesio (1596-1650), ovvero all’inizio della filosofia moderna. Per restare, cronologicamente, più vicini a noi, probabilmente Kronemyer e Sinclair si sono ispirati al padre dell’ecologia moderna Ernst Haeckel (1834-1919) e della filosofia che l’ha generata, il monismo. Haeckel espresse «[…] la convinzione che uno spirito vive in tutte le cose, e che tutto l’universo conoscibile esiste e si sviluppa secondo una legge fondamentale comune» (6). L’inevitabile conseguenza è che diviene impossibile distinguere fra mondo dell’uomo, regno animale e regno vegetale. Un gigante della filosofia del Novecento, il padre stimmatino Cornelio Fabro (1911-1995), ha studiato bene questa guerra filosofica all’essenza, cioè alla natura specifica di un qualunque ente che rende i vari enti uno diverso dall’altro, una guerra poi culminata nel secolo scorso con il pensiero di Jean-Paul Sartre (1905-1980) e di Martin Heidegger (1889-1976). Il primo ha negato l’esistenza di una natura data anche per l’uomo, che quindi è libero di progettarsi come vuole. Il secondo, come insegna il filosofo Gianni Vattimo, considerato il maggior interprete vivente del grande pensatore tedesco, dis-identificando l’essere dall’ente rende possibile, in modo ancor più radicale rispetto a Sartre, la ri-progettazione di qualsiasi ente, che non è più dato una volta per tutte con la sua essenza, come vuole, invece, la filosofia aristotelico-tomistica. Scrive Vattimo: «La persona che vedo più spesso e con cui passo più tempo è il mio gatto […], l’ente vivente sensibile con cui anche ho degli scambi affettivi, com’è ovvio, è il mio gatto. […] la forza del pensiero di Heidegger consiste nel criticare la metafisica […] cioè l’oggettivismo che identifica l’essere con strutture date, conoscibili, accessibili una volta per tutte […]. Dire che l’Essere non si identifica con l’ente, vuol dire: se l’essere c’è, non è identificabile con un Ente Supremo, con una struttura data una volta per tutte, ma è qualcosa d’altro […]. L’enunciazione dell’essere che Heidegger farà negli anni successivi è questa: l’Essere è Evento, accadimento, il contrario della staticità parmenidea. Distinguere l’essere dall’ente, è l’anima del pensiero debole. […] E le bestie, direte voi? Eccole qua, le bestie centrano, perché la dis-identificazione dell’essere con l’ente, con l’Ente Supremo, crea uno sconquasso anche nel modo di pensare il vivente, gli altri, il colloquio con gli altri» (7).
Sartre e ancor più Heidegger, dunque, negando le essenze hanno «imprigionato» tutti gli enti unicamente in un esistere uguale per tutti, privo di contenuti specifici e, conseguentemente, di ogni gerarchia ontologica. Esistiamo tutti allo stesso modo: uomini, animali, piante. Si è così chiuso il circolo avviato da Haeckel. Ora, diventano più comprensibili, quindi, le incredibili dichiarazioni attribuite a John Davis, già direttore della rivista Earth First Journal, una delle «bibbie» dell’ecologismo radicale: «Gli esseri umani, come specie, non hanno più valore delle lumache» (8). Le «porte» all’ambientalismo estremo, dunque, furono aperte da Haeckel; a spalancarle ci penserà, in seguito, la filosofia del Novecento, cui ho brevemente accennato prima.
Cosimo Galasso
Note:
1) Benvenuta, benvenuto alle Alchimie dell’Amore Ecosessuale, workshop 2, nel sito web <https://ecosexlove.org/evento> (gli indirizzi Internet dell’intero articolo sono stati consultati il 30-12-2022).
2) Manifesto Ecosex, art. 1, nel sito web <https://sprinklestephens.ucsc.edu/research-writing/ecosex-manifesto>.
3) Neil McArthur, Gli ecosessuali vogliono salvare la Terra facendoci sesso, nel sito web <https://www.vice.com/it/article/exjjg4/gli-ecosessuali-vogliono-salvare-la-terra-facendoci-sesso>.
4)Ibidem.
5) Giovanni Cantoni, testo inedito della relazione Fra terrorismo e nuova evangelizzazione, tenuta al Capitolo Nazionale di Alleanza Cattolica, svoltosi a Rho (Milano) il 13 novembre 2005.
6) Ernst Heinrich Haeckel, Il Monismo, quale vincolo fra religione e scienza, nel sito web <https://www.liberliber.it/online/il-monismo-quale-vincolo-fra-religione-e-scienza-di-ernst-heinrich-haeckel>, p. 15.
7) Gianni Vattimo, Lo sguardo animale, Noi gli animali e la filosofia, Il silenzio degli animali tra Heidegger e Derridà, audio conferenza nel sito web <https://www.youtube.com/watch?v=HTUFwOBv9Nw&t=55s>.
8) Cit. in Institute on Religion & Democracy e Acton Institute for the Study of Religion & Liberty, From Climate Control to Population Control: Troubling Background on the «Evangelical Climate Initiative» (2010), nel sito web <https://www.cornwallalliance.org/docs/from-climate-control-to-population-control.pdf>