Editoriale, Quaderni di Cristianità, anno I, n. 1, primavera 1985
Il 10 maggio 1960 terminava la pubblicazione di una piccola raccolta di articoli di padre Luigi Taparelli d’Azeglio S. J., intitolata La libertà tirannia. Saggi sul liberalesimo risorgimentale (1), contributi sui generis alle celebrazioni centenarie della unità politica della nazione italiana, realizzata sotto il segno della “Rivoluzione italiana”, più nota con il nome di Risorgimento; ma, soprattutto, testimonianza del riaffiorare incipiente e del riprendere corpo storico di un animus prerivoluzionario e prerisorgimentale, quindi di una intentio e di una dynamis contro-rivoluzionarie e antirisorgimentali.
A un quarto di secolo da quella data si può fare stato dell’opera di quanti, accettando per sé la eredità della nazione italiana come impresa cattolica, si offrivano — non in alternativa, ma a fianco di chiunque fosse nello stesso senso orientato e intenzionato di assumerla e di propiziarne una sempre maggiore coscienza nel corpo sociale, nella prospettiva non di caricaturali e farsesche “restaurazioni” — talora proposte dagli stessi avversari per squalificare tale impresa —, ma in vista di una riconciliazione pacificante della nazione con le sue radici storiche e culturali cattoliche, attraverso una instaurazione sociale e politica “a misura di uomo e secondo il piano di Dio” (2).
Da allora, la lotta per tale auspicato e perseguito esito istituzionale si è svolta nella piena consapevolezza che il carattere farsesco e caricaturale ricordato non è assolutamente da attribuire alla nostalgia di un mondo storico integrato dalla fede — che, di suo, è meritoria —, né a un simile mondo storico, ma — semmai — alla pretesa di produrre una letterale riedizione del passato, come se fosse protetto, in quanto passato e in qualche momento storico, da un ne varietur che tutto coinvolge e non fosse, piuttosto, il frutto composito di verità rivelata, di verità conquistata con la ragione e di verità ricavata dalla esperienza e trasmessa, faticosamente prodotto in un sapiente e prudente equilibrio connotato dalla precarietà di “questa valle di lacrime”.
Dal 1960, lo spirito allora riaffiorato è venuto via via manifestandosi in azioni culturali e civili spiritualmente animate, costruendo nel tempo la piccola storia di Alleanza Cattolica all’interno della grande storia della nazione e della Chiesa che è in Italia.
Fra le espressioni più significative di questa realtà civico-culturale, che fa espresso riferimento alla dottrina cattolica, va senz’altro annoverata la cooperativa Cristianità, che sta alla origine sia della omonima editrice che della ugualmente omonima rivista: reiterazione nominale che intende significare primato di un ideale sia in intentione che in executione.
L’azione culturale e civile promossa da Alleanza Cattolica e svolta anche attraverso la editrice e la rivista Cristianità, si perfeziona oggi ulteriormente con il primo numero di questi Quaderni di “Cristianità”.
Alla origine di questa nuova iniziativa — che definisce, come abbiamo ricordato, un quarto di secolo di lotta contro la Rivoluzione in genere e quella “italiana” in specie — stanno fatti ed esigenze ben precise, che determinano con chiarezza i propositi e la prima realizzazione.
I Quaderni di “Cristianità” si destinano a essere retrovia di Cristianità e, quindi, arsenale di Alleanza Cattolica, in quanto raccolta di materiale che non può essere accolto dalla rivista mensile o per la mole del contributo, o perché esso non ha oppure ha perduto attualità estrinseca. Ma le retrovie, come è ben noto, non sono soltanto il luogo in cui si ritirano quanti sono divenuti, temporaneamente o definitivamente, inabili alla lotta, ma anche la sede in cui si preparano altri combattenti, si rinnovano gli strumenti di battaglia, se ne studiano e se ne apprestano di più efficaci. E chi — combattente di razza — non si costruisce, appena gli è possibile, retrovie non improvvisate e arsenali e depositi, rivela, per dire il meno, respiro breve oppure presume di dovere affrontare un Blitzkrieg!
Comunque, il materiale dei Quaderni di “Cristianità” viene raccolto e predisposto sulla base di una sua intrinseca attualità, orientata secondo una precisa sequenza di recente richiamata da Papa Giovanni Paolo II nel paese di Rafael García Moreno, il presidente martire per avere voluto il pubblico riconoscimento, come conseguenza di una coerente pratica politico-sociale, del fatto che la Chiesa è “modellatrice della nazionalità”. Ebbene, in Ecuador il Pontefice ha ricordato
1. “che i figli della Chiesa” devono impegnarsi “a incarnare la fede nella cultura, perché […] la fede che non si converte in cultura è una fede non pienamente accolta, non integralmente pensata, non vissuta in fedeltà totale”;
2. “che la moralità pubblica e privata è la prima e fondamentale dimensione della cultura”; infatti, “se si sgretolano i valori morali nell’adempimento del dovere, nelle relazioni di mutua fiducia, nella vita economica, nei servizi pubblici a favore delle persone e della società, come potremo parlare di cultura al servizio dell’uomo?”;
3. “l’ordinamento armonioso delle condizioni sociali è uno dei massimi imperativi del nostro tempo. Per questo, nel suo più nobile significato, la cultura è inseparabile dalla politica, intesa come arte del bene comune, di una giusta partecipazione alle risorse economiche, di una ordinata collaborazione nella libertà. La cultura deve sostenere questo nobile compito politico senza permettere ad alcuno di appropriarsi indebitamente della cultura e di strumentalizzarla per le proprie mire di potere” (3).
Dunque, inequivocabilmente, dalla fede deve nascere una cultura per la politica, cioè una cultura orientata dalla verità e che, a sua volta, orienta l’azione secondo una sequenza determinata e unidirezionale; e che, perciò, non tollera una pratica politica ridotta a esercizio del potere, che strumentalizza la cultura piegandola a manipolare la verità e la fede, cioè usando la prudenza — virtù che deve mediare tra i princìpi e le azioni — per interferire nei princìpi stessi, sotto la pressione di una pretesa cogenza dei fatti. Non stanno forse nella inversione di questa sequenza la origine e la storia del mondo derivato dalla crisi della società cristiana del Medioevo (4)?
Per contribuire a porre riparo a questa crisi plurisecolare nascono, dunque, ad maiorem Dei gloriam et socialem, i Quaderni di “Cristianità”, e chiedono preghiere per la loro qualità, opere per la loro diffusione, sacrifici per il loro sostegno.
Note:
(1) Cfr. LUIGI TAPARELLI D’AZEGLIO S. J., La libertà tirannia. Saggi sul liberalesimo risorgimentale, Edizioni di Restaurazione Spirituale, Piacenza 1960.
(2) GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai partecipanti al Convegno promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana sul tema: Dalla “Rerum Novarum” ad oggi: la presenza dei cristiani alla luce dell’insegnamento sociale della Chiesa, del 31-10-1981, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. IV, 2, p. 522.
(3) IDEM, Discorso al mondo della cultura a Quito, del 30-1-1985, in L’Ossarvarore Romano, 1-2-1985.
(4) Cfr. THOMAS MOLNAR, Il declino dell’intellettuale, trad. it., Edizioni dell’Albero, Torino 1965.