Tentativi eutanasici, per una memoria condivisa, la distanza tra cessate il fuoco e pace
di Luca Bucca
– Una società che rinuncia a curare chi ne ha bisogno è una società che è già caduta nella disumanità. Quindici anni fa, il 9 febbraio del 2009, moriva, privata già da quattro giorni di alimentazione e idratazione, Eluana Englaro. Per ricordare si legga l’articolo di Lucia Bellaspiga pubblicato su Avvenire in occasione del decimo anniversario dell’evento, nel quale viene ricostruita la vicenda riaffermando la verità dei fatti e smentendo tante bugie, purtroppo fatte entrate nell’immaginario collettivo. Lo si faccia leggere soprattutto ai politici e agli amministratori regionali che in queste settimane si stanno rendendo disponibili a sostenere iniziative eutanasiche nei consigli regionali o ad avviarle attraverso atti amministrativi che addirittura travalicano il voto del consiglio, come accaduto pochi giorni fa in Emilia Romagna.
– Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni quest’anno ha scelto di celebrare il Giorno del Ricordo delle vittime delle foibe a Basovizza, luogo simbolo della persecuzione contro gli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia. Niente di sensazionale, si potrebbe pensare. Vero, se non fosse per il fatto che, dopo ottant’anni dai tragici fatti e venti dall’istituzione della giornata, è la prima volta che un Presidente del Consiglio si reca in quel luogo nel contesto di questa commemorazione. Anche questo è un segnale di quanta strada ci sia ancora da fare in Italia per costruire una memoria condivisa oltre i pregiudizi, le ideologie e la partigianeria.
– Si moltiplicano sempre più gli appelli al cessate il fuoco, con riferimento alla guerra tra Hamas e Israele. Spesso, però, si tratta di appelli vacui, lanciati da palchi e tribune con una visione orizzontale, laicista, che lascia (inavvertitamente?) spazio persino a microfoni islamisti. Ma per quanto smettere di usare le armi possa essere, a determinate condizioni e con l’adesione di tutte le parti in conflitto, un fatto positivo, la vera pace è un processo umanamente più complesso e da chiedere nella preghiera al Signore, come spiega bene il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2304: «La pace non è la semplice assenza della guerra e non può ridursi ad assicurare l’equilibrio delle forze contrastanti. La pace non si può ottenere sulla terra senza la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, l’assidua pratica della fratellanza. È la “tranquillità dell’ordine”. (202) È “frutto della giustizia” (Is 32,17) ed effetto della carità». Fuori da questa prospettiva, ammesso che la diplomazia possa raggiungere l’obiettivo di una tregua, certamente non potrebbe finire davvero nessuna guerra.
Mercoledì, 14 febbraio 2024